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Profili di preti: don Ettore Bonani

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri.

DON ETTORE BONANI
26 giugno 1937 - 19 febbraio 2017

DonEttoreBonani

Di don Ettore si possono e si devono ricordare tante cose significattive che esprimono la sua vitalità, la sua esuberanza di doni umani e certamente il desiderio sincero di impegno pastorale.

- nato a Corniglio 29.6.1937
– morto a Parma 19.2.2018

Don Ettore aveva un cognome ben noto nella Diocesi di Parma: era nipote di mons. Giovanni Bonani, Canonico Primicerio della Cattedrale. Mons. Bonani aveva il compito, lui solo e inalberando con solennità la ferula, di “sussurrare” le intonazioni gregoriane al vescovo Colli nelle solenni celebrazioni. Mons. Bonani è ricordato ancora con riconoscenza a Corniglio, di cui era nativo, per aver lasciato una eredità che porta il nome di “Fondazione Asilo Infantile mons.Bonani”.
Certamente don Ettore, lui pure di progenie cornigliese, da ragazzo ha respirato in famiglia i valori cristiani e la suggestione per il sacerdozio come lo zio Canonico. Mons. Bonani è ricordato ancora con rconoscenza a Corniglio, di cui era nativo, per avere lasciato una eredità che porta il nome di “Fondazione Asilo Infantile mons.Bonani.

Di don Ettore si possono e si devono ricordare tante cose significattive che esprimono la sua vitalità, la sua esuberanza di doni umani e certamente il desiderio sincero di impegno pastoraleE’ stato prima cappellano a Medesano e Soragna e poi parroco e amministratore parrocchiale in tante parrocchie in tutto l’arco geografico della Diocesi: Diolo, Prelerna, Oriano, Sacca , Sanguigna, Beduzzo, Signatico, Petrignacola, S.Andra Bagni e come ultimo incarico pastorale Vicario parrocchiale a Varano Melegari. Quando era parroco a Diolo aveva provato la gioia della Chiesa elevata a Santuario di Gesù Adolescente.

Da giovane cappellano a Soragna con la sua sensibilità e conoscenza della musica ha subito preso a cuore la “Corale San Pio X” appena fondata e in seguito, come cappellano a Noceto, ha fondato il Coro “I Cantori del Mattino”. Ancora oggi sono due complessi corali in piena efficienza.
Ha dedicato tanti anni della sua vita, con molte soddisfazioni ma anche preoccupazioni e qualche amarezza, per organizzare la villeggiatura al mare per le famiglie. Si può dire che è stata una operazione popolare con un occhio di benevolenza per chi non aveva la possibilità di alberghi a prezzi più elevati. Tutto questo gli ha procurato non pochi problemi e difficoltà che hanno segnato la sua vita, ma non lo hanno mai distolto da questa ”passione” che aveva dentro.

Ha vissuto gli ultimi anni della sua vita in solitudine, confortato dalla accoglienza ospitale e fraterna di don Evio Busani, parroco di Varano Melegari.
Se mi è lecito aggiungere un ricordo personale, posso dire che ho avuto con don Ettore un rapporto buono di amicizia, che veniva garantita anche da pagine che gli inviavo per posta con i miei saluti: mi rispondeva e mi ringraziava regolarmente ogni volta con una telefonata.
Dobbiamo pensare a don Ettore per ricordarlo con tanto amore e rimpianto e forse con qualche rimorso, ma ora soprattutto con la nostra preghiera perchè il Signore lo accolga nella sua Casa.
Anche don Ettore, come ogni sacerdote, per noi confratelli è un po’ come “carne della nostra carne”, da fasciare e curare nelle ferite e da custodire sempre nel cuore con amore.

(dai ricordi di  don Domenico Magri 21 febbraio 2018 )

 


Profili di preti: don Luigi Baioli

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri.

DON LUIGI BAIOLI
27 dicembre 1930 - 6 marzo 2009

DonLuigiBaioli

È stato un prete di una vitalità incontenibile e di una capacità straordinaria di fare pastorale non solo con le opere murarie e le tante attività, ma anche con la sua “arte” speciale di intessere rapporti positivi e gioiosi di amicizia con tutti.

- nato a Neviano Arduini il 27 dicembre 1930
- ordinato sacerdote il 20 giugno 1954
- parroco di Lugagnano nel 1954
- parroco di Corniglio nel 1958
- parroco di Basilicagoiano dal 1970 al 2006
- deceduto il 6 marzo 2009

Mentre incomincio a scrivere il ricordo di don Luigi Bajoli, ho davanti ai miei occhi e dentro il mio cuore una foto preziosa, appena trovata per caso. Nel retro avevo scritto: "Parma, maggio 1942 - Preparatoria".
Preparatoria! Ma chi era costei? Era una classe che corrispondeva alla odierna V elementare,"inventata" dal Seminario per accogliere i ragazzi (o meglio: i bambini!), e prepararli all'esame di ammissione alla prima Media, che allora si chiamava prima Ginnasio. Eravamo in 26 e abbiamo sostenuto l'esame di ammissione presso l'Istituto La Salle. Era il primo anno di questo esperimento ed era un modo per facilitare e cercare di garantire il proseguimento in Seminario del cammino scolastico e formativo.

Eravamo proprio dei bambini: io ero entrato nell'autunno precedente a 10 anni appena compiuti e così, più o meno, i miei compagni. Avevamo come decano il seminarista di III teologia Gino Marchi (il futuro mitico don Marchi!) e come vice-decano il seminarista di V ginnasio (oggi sarrebbe II liceo) Giuseppe Torri, che non è diventato prete, ma un ottimo farmacista e padre di famiglia. E poi avevamo una maestrina fantastica: Emma Baistrocchi. Non dico "maestrina" per fare capire che era giovane, ma per dire che era piccola di statura. Era ormai anziana, certamente in pensione e tanto brava. Ho un ricordo meraviglioso di lei, del decano e del vice-decano. Ci hanno trattato con delicatezza, come si devono trattare i bambini lontani da casa e con i primi rumori di guerra che cominciavano a farsi sentire.
Alcuni di questi 26 sono diventati preti e quindi non si è trattato di un esperimento inutile: don Severino Petazzini, don Giacomo Bocchi, don Sergio Bellini, don Learco Paini (deceduto), il sottoscritto e don Luigi Baioli, deceduto il 6 marzo 2009.

Era nato nel 1930 a Neviano Arduini ed era sceso giù a Parma in Seminario Minore agli inizi di ottobre del 1941, accompagnato certamente da quella santa donna di sua madre Maddalena, con la fede ingenua di un bambino che sognava di diventare prete, ma non poteva immaginare l'avventura bella e impegnativa che lo aspettava.
Don Luigi è stato veramente per noi confratelli quello che potremmo definire l'amico dei giorni lieti: fino a quando la salute lo ha sostenuto, ha saputo rallegrare con uno stile brillante la compagnia dei preti, che lui cercava per telefono e in tutti i modi per stare con loro a consumare insieme il pasto: lui per primo sentiva il bisogno di compagnia. E non si può certo dire che non avesse niente da fare.

È stato un infaticabile costruttore di muri, ma non solo. È stato anche un grande costruttore di comunità, un saggio operatore pastorale e un formatore di coscienze. Tutto partiva dalla sua fede e dal suo esempio. Riusciva spesso a "catturare" il cuore dei parrocchiani con la forza dell'amicizia e con la sua prodigiosa capacità di toccare le corde giuste delle persone: nessuno poteva resistere al fascino della sua simpatia. Bastava incontrarlo una sola volta.
Appena ordinato sacerdote nel 1954 è stato mandato parroco a Lugagnano e Vecciatica (1954-1958), in una zona di montagna in quei tempi molto disagiata. Ha subito costruito, accanto alla Canonica, una casa per le attività parrocchiali, pensando soprattutto ai giovani, che allora non avevano ancora abbandonato la montagna. Mi chiedo: come avrà fatto, ancora così giovane e in poco tempo, a riuscire in questa impresa?

Poi è passato a Corniglio (1958-1970), dove ha saputo animare non solo la parrocchia, ma anche le frazioni, attraverso una attenta sollecitudine verso i parroci vicini, con i quali concertava la pastorale d'insieme. Mi aveva subito chiamato, allora giovane anch'io, a predicare il Ritiro mensile ai preti, con un atto di fiducia nei miei confronti, di cui gli sono ancora riconoscente. A Corniglio ha continuato a costruire: un cinema-teatro e i locali per la parrocchia e per il paese. Allora era diffusa la pratica dei cineforum. Mi ricordo che una volta gli ho mandato l'amico Luciano Scalise, un esperto in materia.
Infine a Basilicagoiano (1970-2006) ha espresso il meglio della sua maturità umana e sacerdotale, diventando un personaggio fondamentale di riferimento per la parrocchia e per la comunità di paese e dove ha costruito il suo capolavoro, che ha lasciato per tutta la zona come monumento della sua genialità e apertura di mente e di cuore: un attrezzatissimo, moderno e imponente Centro sportivo.

A guardarlo sembrava fisicamente fortissimo, invece era fragile, soprattutto nell'apparato cardio circolatorio, con degli episodi seri fin da quando era a Corniglio. E poi non si è mai risparmiato! A un certo punto ha capito, anche dietro consiglio dei medici, che doveva ritirarsi. E si è ritirato a Traversetolo, nel rifugio caldo e affettuoso della nipote Giovanna Brignoli, che lo ha custodito e curato come di più non si può immaginare. Lì ha atteso l'incontro con il suo Signore, che lui ha servito con fedetà e amore, mostrando sempre a tutti la gioia di essere prete.

Don Luigi ha voluto il funerale a Basilicagoiano e la sepoltura nel cimitero di Basilicagoiano, vicino ai tanti parrocchiani, che lui vi aveva accompagnato pregando pace e riposo eterno per loro.
Alle esequie in Chiesa c'era stato il trionfo della riconoscenza e del rimpianto: la Chiesa gremita non riusciva a contenere tutti e i volti rigati di lagrime erano la migliore testimonianza di un popolo che si era sentito tanto amato. Ma è stato anche il trionfo della fede, espressa dalle parole del Vescovo, dalla presenza di molti confratelli concelebranti, dai canti e dal suono maestoso dell'antico e prezioso organo, che lui aveva voluto rimettere a nuovo nel suono magico delle vecchie canne. Perchè ha fatto anche questo a Basilicagoiano.
Ma quante cose buone ha fatto il prete don Luigi Baioli! Grazie!

(da “Preti e non solo”di  don Domenico Magri  Grafica Langhiranese Editrice - 2010)


Profili di preti: beato Andrea Carlo Ferrari

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri.

BEATO ANDREA CARLO FERRARI
13 agosto 1850 -  2 febbraio 1921

BeatoAndreaCarloFerrati

- nato a Lalatta nel comune di Palanzano (PR)
- accolto in seminario il 20 dicembre 1873
- dal 1874 è delegato apostololico nella diocesi di Parma; è inoltre arciprete di Fornovo
- dal 1875 è vice-curato della chiesa di san Leonardo e vice-rettore del seminario di Parma
- nel 1877 viene nominato rettore del medesimo istituto
- nel 1879 fu promosso canonico ordinario del Capitolo della Cattedrale di Parma
- il 29 maggio 1890 venne eletto vescovo di Guastalla
- il 29 maggio 1891, venne trasferito alla Diocesi di Como sempre come vescovo
- papa Leone XIII lo nomica cardinale nella sede arcivescovile di Milano
- nel 1912 viene insignito del cavalierato di gran croce dell'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme - colpito da un tumore alla gola, morì nel 1921.

Andrea Carlo Ferrari nacque a Lalatta, località nel comune di Palanzano (PR), nel 1850 da una famiglia di modeste condizioni economiche, figlio di Giuseppe Ferrari e di sua moglie, Maddalena Longarini.
Accolto presso il seminario di Parma, il 20 dicembre 1873 fu ordinato sacerdote dal vescovo Domenico Maria Villa, celebrando la prima messa il giorno successivo nel santuario della Madonna di Fontanellato, alla quale rimase sempre molto legato. Rimase a lungo nella diocesi di Parma come delegato apostolico a Mariano dal febbraio del 1874 e poi come coadiutore dell'arciprete di Fornovo di Taro dal 4 luglio 1874. Vice curato della chiesa parmense di San Leonardo dal 1875, in quello stesso anno divenne vicerettore del seminario di Parma nonché professore di fisica e matematica.
Nominato rettore del medesimo istituto nel 1877, occupò le cattedre di teologia dogmatica, storia ecclesiastica e teologia morale dal 1878. Nel 1885 Ferrari pubblicò l'opera dal titolo "Summula theologiae dogmaticae generalis", un libro ristampato in molte edizioni e che divenne uno dei testi di teologia dogmatica più diffusi alla fine dell'Ottocento. Nel 1879 fu promosso canonico ordinario del Capitolo della Cattedrale di Parma.

Il 29 maggio 1890 venne eletto vescovo di Guastalla venne consacrato il 29 giugno di quello stesso anno nella chiesa delle religiose del Sacro Cuore di Villa Lante a Roma, ad opera del cardinale Lucido Maria Parocchi, vescovo di Albano e vicario generale di Roma, assistito da Vincenzo Leone Sallua, arcivescovo titolare di Calcedonia, commissario generale del tribunale dell'inquisizione, e da Giovanni Maria Maioli, vescovo di Urbania e Sant'Angelo in Vado. Prese possesso ufficiale della diocesi di Guastalla il 3 ottobre 1890 facendo il suo ingresso nella cattedrale.
Appena un anno dopo, il 29 maggio 1891, venne trasferito alla Diocesi di Como sempre come vescovo, iniziando anche qui una campagna di visite pastorali sull'esempio delle molte che condurrà poi nella sua lunga carriera di pastore.

Dopo tre anni a Como, improvvise gli giunsero nel maggio 1894, da parte di papa Leone XIII, la nomina a cardinale e la promozione alla sede arcivescovile di Milano, succedendo allo scomparso Luigi Nazari di Calabiana al quale era legato da profonda amicizia.
A Milano la sua missione fu, sulla scia di Carlo Borromeo (di cui decise di assumere anche il nome), di "conservare la fede" attraverso la predicazione ma soprattutto attraverso la catechesi. Sotto la sua guida si arrivò, nel 1896, alla preparazione del testo unico di catechismo dell'Episcopato Lombardo-Piemontese che, in sostanza, rappresenta l'ultima tappa del percorso che portò alla pubblicazione del Catechismo di Pio X. Per quanto riguarda l'educazione cristiana dei giovani, volle l'istituzione presso ogni parrocchia di un oratorio sia maschile sia femminile, e affrontò il problema dell'insegnamento della religione cattolica nelle scuole elementari.
L'impegno del cardinal Ferrari si distinse nelle visite pastorali in tutte le oltre 800 parrocchie dell'arcidiocesi, in cui si mostrò particolarmente attento a cogliere le istanze sociali di quel periodo particolarmente difficile per i ceti "umili" della popolazione lombarda.
Prestò, poi, sul piano pastorale una particolare attenzione ai problemi del laicato e del suo ruolo all'interno della Chiesa. In un'epoca in cui ciò era estremamente innovativo suscitò molte diffidenze negli ambienti curiali, che formularono un'esplicita accusa di modernismo. Per cinque anni non fu ricevuto da papa Pio X (ma i due ebbero un parziale riavvicinamento alla fine del pontificato). Solo la nomina del nuovo papa, Benedetto XV, e il clima di emergenza fatto sorgere dallo scoppio del conflitto mondiale tolse il cardinal Ferrari dall'isolamento all'interno della Chiesa, in cui il gruppo di cardinali a lui avverso l'avevano confinato.

Sempre a Milano, celebrò dei sinodi diocesani che nel capoluogo non si tenevano dal 1867, rispettivamente nel 1902, 1910 e 1914, mentre nel 1906 organizzò il Concilio Provinciale. Predispose inoltre l'istituzione di diversi congressi come quello eucaristico (1-5 settembre 1895), il XV Congresso della Musica Sacra (che fece conoscere il talento del giovane Lorenzo Perosi). Celebrò le feste per il XV centenario della morte di Sant'Ambrogio nel 1897 e celebrò solennemente il cinquantesimo anniversario del Dogma dell'Immacolata nel 1904, e delle apparizioni di Lourdes nel 1908. Nel 1910 organizzò le festività per il terzo centenario della canonizzazione di Carlo Borromeo, celebrando per l'occasione un nuovo sinodo ed un congresso eucaristico sull'opera del santo milanese.

Nel 1912 promosse la fondazione di un nuovo quotidiano che sostituisse L'Unione. Il nuovo organo d'informazione si chiamò L'Italia. Il 14 gennaio 1912, nel santuario della Madonna delle Lacrime di Treviglio, conferisce la consacrazione episcopale a mons. Pompeo Ghezzi, eletto vescovo di Sansepolcro. Nel 1913 promosse le "settimane costantiniane", a ricordo del XVI centenario dell'editto di Costantino che venne pubblicato proprio a Milano nel 313 e che concesse la libertà di culto ai cristiani nell'Impero romano.
Fondò inoltre l'«Opera cardinal Ferrari», che si distinse per attività a favore di tutti i ceti della popolazione.
Il cardinal Ferrari fu insignito del cavalierato di gran croce dell'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.

Colpito da un tumore alla gola, morì nel 1921.
Il clima di ostilità degli ambienti curiali romani, parzialmente perdurato anche in seguito, trovava contrapposto il tributo di ammirazione della Chiesa ambrosiana, in una dicotomia di giudizi che si venne a sciogliere solo con il nuovo clima del Concilio, quando emerse quanto il cardinal Ferrari avesse anticipato i temi della riforma della Chiesa.
Il pieno riconoscimento lo si ebbe quando fu proclamato beato da papa Giovanni Paolo II il 10 maggio 1987. Gli è stata dedicata una chiesa di Legnano, in provincia di Milano, e nella città di Parma una parrocchia nella cui chiesa, anche questa a lui dedicata, in occasione del venticinquesimo anniversario della sua costituzione sono state poste, nell'ottobre 2014, le sue reliquie.

 


Profili di preti: mons. Silvio Cesare Bonicelli

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri.

MONS. SILVIO CESARE BONICELLI
31 marzo 1932  –  6 marzo 2009

 

MonsCesareBonicelliVescovo di Parma dal 1996 al 2008
Mite, saggio, forte nella sofferenza... scout e alpino. Troppo breve è stato il suo ministero episcopale a Parma. Ha fatto in tempo comunque a farsi conoscere, apprezzare e amare. Sì: amare, perchè lui ha amato tutti e non poteva non essere riamato. Fare sentire e fare toccare con mano al gregge l’amore, per un vescovo-pastore è la cosa più importante. E il vescovo Silvio Cesare c’è riuscito in pieno: ci siamo sentiti amati. Grazie!

- nato a Bergamo il 31 marzo 1932
- laureato in giurisprudenza all'Università Cattolica di Milano
- servizio militare come Tenente degli Alpini
- vocazione al sacerdozio con la relativa esperienza nel seminario a Bergamo
- ordinazione sacerdotale il 16 giugno 1962
- laureato in diritto canonico a Roma presso la Pontificia Università Gregoriana
- intensa azione pastorale in Diocesi, in particolare con gli Scouts
- parroco della parrocchia cittadina di S. Lucia
- nominato Vescovo di San Severo Foggia nel 1991
- nominato Vescovo di Parma il 13 dicembre 1996
- ingresso in Diocesi il 25 gennaio 1997
- dimissioni da Vescovo di Parma il 31 marzo 2007 per raggiunti limiti di età
- amminisitratore apostolico di Parma fino al 30 marzo 2008
- Vescovo emerito di Parma dal 31 marzo 2008
- ritorno a Bergamo dove è deceduto il 6 marzo 2009
- funerali nella Cattedrale di Parma il 10 marzo 2009
- sepoltura nel cimitero cittadino della Villetta

Chi parte e chi arriva: da scrutare bene il volto del Vescovo Bonicelli
Il mio primo impatto con il nuovo vescovo di Parma è cominciato ovviamente in Cattedrale, alla Messa del suo ingresso il 25 gennaio 1997. Ma non mi faceva impressione particolare il nuovo vescovo mentre celebrava e parlava. Sono invece rimasto colpito da un giovane prete di S. Severo Foggia che era accanto a me e piangeva nel vedere il suo vescovo non più a S. Severo ma a Parma: il vescovo Cesare non era più il suo vescovo. Questo era il segno che il vescovo gli aveva voluto bene e lui si era sentito amato.
Mons. Grisenti è stato un prezioso collaboratoreanche per il vescovo Bonicelli Non mi sono per niente impietosito di questo giovane prete in lacrime, lo confesso, ma mi sono detto soddisfatto e perfino un po' cinico: "Se piange, vuol dire che noi di Parma abbiamo fatto un buon acquisto".

Non è mia intenzione scrivere un profilo completo di mons. Bonicelli e della sua opera come vescovo di Parma. Non ne sarei capace e poi io sono fatto così: presento i personaggi attraverso il filtro della mia esperienza e delle mie sensazioni personali.
Mons. Bonicelli mi ha sempre dato l'impressione di essere un tipo mite e per questo a prima vista quasi arrendevole e fragile davanti alle difficoltà personali che non gli sono mai mancate e davanti ai problemi gravi della Diocesi. In realtà ha dimostrato tanta tenacia e forza d'animo nella malattia e, nonostante la malattia, negli impegni diocesani che lui ha portato avanti sempre e comunque: certamente la sua fede di antica tradizione familiare e forgiata nella formazione spirituale lo hanno aiutato. E di fede ne aveva tanta! Non bisogna dimenticare che la sua tempra bergamasca ereditata dalla famiglia si sposava perfettamente con la sua esperienza di tenente degli alpini nel servizio militare prima della sua decisione di entrare in Seminario: si è sempre dimostrato giustamente orgoglioso di essere un alpino e gli alpini di Parma lo hanno sempe onorato, orgogliosi essi pure di avere un vescovo fatto quasi apposta per loro.

MonsCesareBonicelli5Maggio 2005: adunata nazionale degli alpini a Parma. Mai nessun vescovo come lui: alla testa della interminabile marcia degli apini!
Il suo massimo momento di gloria, come vescovo alpino, lo ha vissuto nella adunata nazionale degli alpini a Parma. Una grande Messa in Cattedrale gremita da una selva di penne nere; un abbraccio dopo la Messa nella piazza del Duomo con un'altra selva di penne nere che lo hanno acclamato a lungo; poi alla testa della sfilata con la sua penna nera lungo le strade di Parma nel maggio 2005, assieme ai comandanti alpini. Come era bello il nostro vescovo!
La sua passata esperienza di alpino non deve fare dimenticare la sua passione per il movimento scautistico negli anni della sua giovinezza e poi come ruolo pastorale negli anni del sacerdozio e anche da vescovo di Parma.
La sua malattia, con il tempo e le forze fisiche disponibili, non gli ha impedito di svolgere con ammirevole impegno la sua missione di Pastore della Diocesi, a cominciare dalla Visita pastorale, che nelle sue precarie condizioni di salute non poteva che essere particolarmente faticosa.

Il Vescovo alpino con i suoi alpini: si trasformava!
Ha amato i preti e dai preti è stato riamato. Non si potevano non apprezzare i biglietti di augurio che arrivavano puntuali ad ogni compleanno: anche questo era uno dei segni della sua finezza d'animo, che ha avuto il suo culmine nella foto vescovo presbitero con cui ha voluto "celebrare" l'ultimo commosso incontro personale in vescovado con ciascuno prima di lasciare la Diocesi.
Aveva una predilezione per i sacerdoti anziani di Villa S. Ilario: ogni mese veniva regolarmente a celebrare l'Eucaristia preceduta da un breve incontro comunitario di incoraggiamento e di informazione sulla vita della Diocesi. Dopo la Messa si fermava a cena in mezzo ai preti anziani, ricchi di anni e di meriti per una vita sacerdotale dedicata al Signore e alla Chiesa.
Era amato anche dai suoi cristiani e dalla gente di Parma: non si poteva non apprezzare un vescovo così dolce e fine nel tratto e così capace di vivere la sua fede e la sua missione episcopale. Ho il ricordo della sua prima celebrazione in Cattedrale, dopo la pesante operazione subita al polmone: quando è apparso all'altare è scoppiato un applauso fragoroso e commosso che non finiva più.

E gli scouts come possono dimenticarlo?MonsCesareBonicelli5 Ho pure il ricordo incancellabile della Messa in Cattedrale per il funerale del piccolo Tommy, barbaramente ucciso tra la esecrazione di tutta l'Italia: in quella omelia ha veramente superato se stesso nell'esprimere i sentimenti più delicati e nello stesso tempo più forti per quella circostanza.Non sono in grado e non voglio neppure tentare di dare un giudizio su mons. Bonicelli come guida della Diocesi.Certamente la progressiva scristianizzazione dell'ambiente anche qui da noi, la diminuzione numerica dei preti, i pochi preti giovani e i seminaristi ridotti al lumicino, non hanno giovato a rendere più efficaci le sue strategie pastorali.Ma ha avuto qualche buona intuizione e lungimiranza. È riuscito a fare alcuni interessanti spostamenti di sacerdoti. Con le Visite pastorali ha studiato a dovere sul posto il territorio diocesano e ha fatto in tempo ad abbozzare una diversa distribuzione e sistemazione dei confini della Zone pastorali, istituendo nuove Unità Pastorali e dando pure l'avvio alla nascita di alcune esperienze di Nuove Parrocchie. Basta rileggere a questo proposito la lettera pastorale del 2006-2007: "Parrocchia: Chiesa fra le case".

Prima di lasciare Parma ha voluto chiamare a uno a unoi suoi preti per il saluto e la foto-ricordo
Mons. Bonicelli ha cambiato la mia vita: da parroco di Langhirano e dintorni, mi ha chiesto di partire, di venire a vivere con i preti anziani di Villa S. Ilario e poco dopo di presiedere l'Opera diocesana S. Bernardo degli Uberti.
Mi è costato molto lasciare Langhirano, cui mi legano tanti ricordi belli e affettuosi di gente magnifica, ma ora sono contento di vivere qui, vecchio ormai anch'io fra i miei confratelli anziani: tutto è grazia!

Come è stato il mio ultimo contatto con Mons. Bonicelli prima della sua partenza da Parma? È da raccontare, perchè rivela sì una occasione persa da me per essere più delicato, ma in compenso rivela la dolcezza e il cuore di questo vescovo.
Eravamo vicini alla festa di Natale, l'ultimo Natale a Parma del vescovo. Qualche giorno prima avevo avuto un motivo di dissenso con il vescovo sui problemi dell'Opera S. Bernardo. Alludendo a questo dissenso, e lui ha certamente capito, gli ho detto in modo maldestro e poco rispettoso nel fargligli auguri: "Sappia che le voglio bene, nonostante tutto". Non sono stato gentile verso il mio vescovo. A onore di un vescovo c'è anche il clima di amicizia e confidenza che permette ai suoi preti di essere sempre e comunque sinceri. Ho notato, ovviamente, che non aveva gradito questa espressione e me ne sono pentito, aspettando il momento giusto per rimediare.
Il momento giusto è ben presto arrivato nella solenne celebrazione della Messa di S. Ilario in Cattedrale. Io ero al suo fianco all'altare come assistente. Al segno della pace gli ho sussurrato nell'orecchio: "Adesso le dico che le voglio bene, senza il nonostante tutto". Mi ha sorriso e mi ha risposto con due parole insistite di una dolcezza infinita: "Lo so, lo so!" Pace fatta. Non potrò mai dimenticare: sono le ultime parole che ho ascoltato dalla sua viva voce, perchè poco tempo dopo è partito come vescovo emerito per la sua città natale di Bergamo. Forse è meglio così, perchè mi rimane nel cuore, quando ci penso, il loro tono dolcissimo e indescrivibile.
MonsBonicelli8
La celebrazione dell'addio e del distacco da Parma il 30 marzo 2008 è stata solenne e commossa. La settimana dopo era ancora presente in Cattedrale per accogliere il nuovo vescovo Enrico: lo ha accolto con una signorilità e fraternità da par suo. Il vescovo Enrico non è stato da meno nel salutare e ringraziare il vescovo Cesare in partenza.
Doveva arrivare per lui da Bergamo il 6 marzo 2009, con la recrudescenza del male, la notizia del suo pio transito da questa terra alla Casa del Padre. Ma ecco la sorpresa: ha voluto tornare a Parma per il funerale e la sepoltura, come dimostrazione del suo legame con noi. E poi, sorpresa nella sorpresa: la Messa esequiale è stata presieduta da mons. Benito Cocchi, suo predecessore a Parma, dove pure lui si è fatto tanto voler bene e apprezzare con la sua saggezza episcopale. Ma ci voleva anche la voce del nuovo vescovo Enrico. E la voce non è mancata, con parole belle e appropriate per il nostro caro e indimenticabile vescovo Cesare. In quel pomeriggio di marzo, a quel funerale, non ci è mancato proprio niente, se noi ragionamo con la luce della fede!
Ogni anno per l'anniversario si celebra in Duomo la Messa per il vescovo defunto. Quest'anno c'ero anch'io con altri sacerdoti e con numerosi fedeli che riempivano la Cripta. Ma chi c'era tra i fedeli? Si notava un bel gruppo di alpini con la penna nera e alcuni con la barba bianca. C'era da aspettarselo. Gli alpini di Parma non riescono a dimenticare il tenente vescovo alpino, così bello quando in quel giorno di maggio 2005 sfilava con passo sicuro per i viali di Parma alla testa degli alpini d'Italia!

(da “VESCOVIPRETISUOREAMICI” di  don Domenico Magri  – I edizione – 2012 – ed. Likecube)