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Profili di preti: don Ferruccio Sartori

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri.

DON FERRUCCIO SARTORI
6 ottobre 1915 – 12 aprile  2007

DonFerruccioSartori

Un prete colto e “giramondo” per obbedienza e per passione evangelica. E poi, sempre come operatore pastorale duttile, saggio e zelante ovunque il Vescovo lo chiamava.

- nato a Viarolo (Golese) il 6 ottobre 1915
- deceduto a Villa S. Ilario il 12 aprile 2007
- ordinato sacerdote il 23 marzo 1940
- laureato in Lettere all'Università di Bologna il 26 giugno 1956
- medaglia d'argento al valor partigiano
- coadiutore a Collecchio dal 1940 al 1941
- parroco a Bosco di Corniglio dal 1941 al 1949
- parroco a S. Polo dal 1949 al 1974
- direttore dell'Ufficio Missionario dal 1979 al 1986
- collaboratore a Collecchio dal 1974 al 1978
- collaboratore parr. Buon Pastore dal 1978 al 1984
- amministratore Parr. di Valera e Buon Pastore dal 1984 al 1985
- missionario in Messico dal 1986 al 1987
- collaboratore parr. S. Croce dal 1987 al 1988
- cappellano ospedaliero:Ugolino e Vighi dal 1987 al 1988
- missionario in Messico dal 1988 al 1990
- collaboratore Parr. Buon Pastore dal 1990 al 1991
- collaboratore a Varano Melegari dal 1991 al 1999
- cappellano a Misurina dal 1999 al 2002
- a Villa S. Ilario dal 2002 fino alla morte.

Quando alle 4,30 di giovedì mattina sono stato chiamato al capezzale di don Ferruccio morente (è spirato poi intorno alle ore 5 ) la brava operatrice che lo aveva seguito nelle ore precedenti nel suo progressivo miglioramento mi ha fatto questo commento: “Don Ferruccio ha detto Messa tutta la notte “. Voleva dire che aveva pregato tutta la notte. Con questa frase ha descritto in sintesi la vita di don Ferruccio: tutta la sua vita è stata come una unica Messa, celebrata e vissuta. E anche la sua morte.E' quasi impossibile elencare i luoghi dove ha celebrato e vissuto la sua Messa. Ecco un elenco, forse incompleto: a Collecchio come cappellano per un solo anno e subito dopo come parroco a Bosco di Corniglio e a S. Polo.E poi, sempre come operatore pastorale duttile, saggio e zelante ovunque il Vescovo lo chiamava: alla Crocetta come pioniere della nuova Parrocchia del Buon Pastore, nella Scuola Media “ Toscanini “ come insegnante di lettere e di vita, ancora a Collecchio, alcuni anni addirittura in Messico come missionario, a Varano, in curia come Direttore diocesano dell'Ufficio Missionario, a Misurina per la cura religiosa dell'Istituto Pio XII e infine a Villa S. Ilario che lui ha saputo rallegrare con la sua presenza gioiosa e piena di bontà verso tutti.

Mi pare giusto che almeno un momento drammatico della vita di don Ferruccio vada ricordato: a Bosco di Corniglio, parroco giovane (era stato ordinato prete nel 1940 ), durante gli anni terribili '43/'45, ha saputo affrontare l'emergenza, come tanti preti coraggiosi del tempo, con tutti i rischi che comportava. A Bosco, il 17 ottobre 1944, è stato testimone della tragedia del Comando Unico partigiano con l'eccidio perpetrato dai tedeschi (basta pensare al comandante Pablo, Giacomo di Crollalanza ) ed è stato protagonista nel proteggere e ospitare gli scampati all'eccidio (fra questi Giacomo Ferrari e Primo Savani). Forse, al posto delle solite commemorazioni più o meno retoriche, don Ferruccio sarebbe stato il più adatto a descrivere il grave fatto di sangue.

Legato a questo episodio c'è la sua incarcerazione che ne è seguita, con il pericolo di essere fucilato e con il Natale 1944 passato nel carcere di S. Francesco. Me lo ha ricordato nei giorni recenti di Pasqua, unendo il rammarico per quel Natale 1944 trascorso in carcere al rammarico per trascorrere in ospedale la Pasqua 2007.La sua permanenza in questi ultimi anni a Villa S. Ilario è stata una vera grazia per i confratelli e per tutti gli ospiti. Tra l'altro i suoi molti anni non gli impedivano di essere spesso il più allegro, capace di cantare in compagnia intonando vecchie canzoni e prestando la sua voce-guida nelle celebrazioni liturgiche. In una mia visita in Casa di Cura quando ormai mancavano pochi giorni alla sua morte, mi ha accolto “canticchiando “ sottovoce l'inizio di una nota melodia popolare: incredibile!


Non possiamo che ringraziare commossi e fare tesoro della sua preziosa eredità di fede e imparare dal suo esemplare comportamento sacerdotale e dalla sua spiccata sensibilità di Chiesa che lo poneva al servizio del Regno di Dio sempre e dovunque (perfino in Messico! ).
Tutte le fatiche, le ansie, le gioie e le sofferenze della sua vita, trovano una sublimazione commovente nelle ultime frasi di un foglio di riflessioni, che lui ha allegato al testamento con la sua grafia incerta, a causa della vista sempre più debole che lo penalizzava nei movimenti, nelle letture e negli interessi culturali, perchè era “curioso “ di tutto. Don Ferruccio scrive così : “ Giunto ormai alla tarda vecchiaia, cerco di dare quel poco che mi rimane nella accoglienza delle anime afflitte da sofferenze e unirmi sempre di più alla Croce di Cristo. Prego perchè nel mio ultimo respiro io possa dire : bonum certamen certavi, cursum consummavi, fidem servavi e la conclusione sia : maranathà, vieni, Signore Gesù “ .

 (da “I miei preti....i nostri preti”  don Domenico Magri Grafica Langhiranese - 2008)


Profili di preti: don Arnaldo Vignali

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri.

DON ARNALDO VIGNALI
20 febbraio 1908 - 7 aprile 2006

DonArnaldoVignaliUn prete “curioso” e studioso appassionato dell’arte sacra medievale, “riparatore di brecce” (le nostre chiese romaniche), originale ma sempre prete.

- nato a S. Ilario Baganza (Felino) il 20 febbraio 1908
- deceduto a Villa S. Ilario il 7 aprile 2006
- ordinato sacerdote il 29 giugno 1931 dal Vescovo mons. Conforti
- parroco a Corniana dal 1933 al 1934
- parroco a Badia Cavana dal 1934 al 1942
- parroco a Cozzanello dal 1943 al 1945
- parroco ad Albazzano dal 1945 al 1951
- parroco a Sasso dal 1951 al 1974
- a Locorotondo in Puglia dal 1974 al 1994
- a Villa S. Ilario dal 1994 fino alla morte il 7 aprile 2006

Dire "don Vignali" significa dire un personaggio non certo consueto, per il suo temperamento spigoloso ed irruente fino ad essere talvolta intrattabile, per la sua passione incontenibile e professionale rivolta alla storia medioevale, con particolare riguardo alle antiche chiese romaniche del parmense e della Puglia, ma anche per la sua limpida fede e il suo amore al sacerdozio.
Bisogna averlo conosciuto per credere che don Vignali era veramente così. Ed io l'ho conosciuto, anche se non sono mai entrato in un vero e proprio rapporto dialogico, nonostante che siamo vissuti insieme alcuni anni a Villa S. Ilario, fino alla sua morte. A mio parziale attenuante posso aggiungere che il rapporto dialogico con don Vignali era piuttosto difficoltoso, perchè lui partiva sempre dalla certezza sulle proprie idee e faceva fatica ad accettare il contradditorio.

Ma era comunque un prete da ammirare per la sua spiccata personalità, per una concezione della vita senza fronzoli e per la fedeltà fino in fondo ai suoi ideali: la fede di sacerdote convinto e lo studio appassionato e serio della storia e dell'arte sacra antica.
Nei miei ricordi c'è il primo incontro con don Vignali, che risale agli anni '50, quando ero cappellano a Fornovo, incontro che mi ha subito permesso di inquadrare le sue caratteristiche di studioso. E' arrivato un giorno questo prete alto e magro, anzi magrissimo, ancora abbastanza giovane, e subito mi ha chiesto una scala. Per fare cosa? Per appoggiarla all'antico campanile della Chiesa romanica e decifrare una piccola lapide latina, vecchia di secoli. Era venuto a Fornovo apposta per questo. Compiuta la sua missione, è ripartito senza convenevoli, così come era venuto.

Don Vignali lascierà il segno nella storia dell'architettura romanica del parmense con la grande impresa che ha compiuto come parroco di Badia Cavana e di Sasso, riportando allo splendore primitivo queste due antichissime Chiese. Nel frattempo, tra Badia Cavana e Sasso era stato parroco di Albazzano.

Quando, ormai anziano ma sempre valido e forte fisicamente, decide di ritirarsi dalla Parrocchia di Sasso, fa una scelta clamorosa, in linea con la sua passione e sensibilità culturale. Con i suoi risparmi acquista un trullo a Locorotondo in Puglia e là si sistema per meditare, leggere, studiare e, in particolare, per fare puntate nel ricco patrimonio romanico delle cattedrali pugliesi.
In uno dei suoi ritorni a Parma, si era recato alla Biblioteca Palatina per consultare libri sulle materie a lui particolarmente care. È caduto, colpito da ictus, dalla scaletta su cui era salito.
E così è diventato ospite di Villa S. Ilario, il caldo e protettivo rifugio per i preti anziani e ammalati. Lì io l'ho trovato, quando sono diventato responsabile della struttura e l'ho seguito fino alla sua morte, avvenuta il 7 aprile 2006, alla ragguardevole età di 98 anni, dopo aver ricevuto sacramenti della fede, quella fede che lo aveva sempre animato e sostenuto nella sua vita sacerdotale. Si può ben dire, come dicevano i nostri antichi, che "pie obdormivit in Domino".

Abbiamo celebrato le esequie nella cappella di Villa S. Ilario. E dopo il funerale, c'era il medesimo santo, cui è intestata la casa di riposo, ad attendere le sue spoglie mortali. Proprio a S. Ilario Baganza, dove era nato nel lontano 1908, è tornato per essere sepolto nel cimitero del territorio.
Ha lasciato in eredità alla nostra struttura Emmaus (Villa S. Bernardo, Villa S. Ilario, Villa S. Clotilde, Villa Beata Eugenia Picco) il trullo di Locorotondo. E soprattutto ha lasciato un prezioso manoscritto da pubblicare, frutto dei suoi studi appassionati e delle sue acquisizioni di storia medioevale. Il titolo è: "Miscellanea di storia e arte medioevale". E per essere sicuro che non ci siano intoppi al suo desiderio, ha lasciato anche la somma necessaria per farlo stampare.
Cosa che stiamo facendo.

(dai ricordi di  don Domenico Magri aprile 2006 )


Profili di preti: mons. Enrico dall’Olio

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri.

MONS. ENRICO DALL'OLIO
14 ottobre 1929  –  5 aprile 2014

MonsEnricoDallOlio

Un bravo sacerdote con la passione della storia. Un carattere molto riservato. Ha parlato con la sua fede e con i suoi scritti che rimarranno come preziosi testimoni del suo impegno culturale e della sua sensibilità storica a vantaggio della Diocesi e del territorio parmense.

- nato a Sissa il 14 ottobre 1929
- ordinato presbitero il 21 giugno 1953
- parroco a Petrignacola nel 1953
- parroco a Lesignano Bagni dal 1965 al 2008
- incaricato per l’arte nell’Ufficio Liturgico nel 1971
- archivista di curia nel 1983
- amministratore parr. di S. Maria del Piano nel 1991
- amministratore parr. di Faviano, Mulazzano, S. Michele Cavana nel 2001
- canonico della Basilica Cattderale nel 2008
- deceduto il 5 aprile 2014 a Villa S.Ilario

Il nostro caro mons. Enrico Dall’Olio non è passato invano sulle strade delle comunità parrocchiali che ha curato nei 60 anni della sua vita sacerdotale e nelle sue ricerche appassionate sulla storia della Chiesa di Parma e del territorio parmense.
Era una persona schiva e poco espansiva, ma dentro aveva certamente una ricchezza straordinaria di fede e di amore per la Chiesa.
Non è stato un tipo inattivo, perché, oltre alle canoniche e diverse attività pastorali, sappiamo, ad es., che a Petrignacola, appena arrivato come prete novello, ha costruito una casa parrocchiale nuova che aveva chiamato Villa del Gesù.
A Lesignano Bagni, dove è stato parroco per 43 anni dal 1965 al 2008, oltre che per alcuni anni in altre parrocchie intorno, sapeva animare il paese con feste dalle caratteristiche inusuali ma simpatiche, che sapevano attirare e aggregare la gente.

Don Enrico va ricordato con ammirazione e ringraziato per la sua precisa e competente direzione dell’Archivio Storico Diocesano e per i libri di storia locale, assieme a tanti articoli sulle tradizioni di un tempo, pubblicati sulla Gazzetta di Parma. In particolare va segnalata la passione con cui ha illustrato l’arte delle nostre Chiese.
In quel periodo, non ricordo in quale anno, ha potuto gustare forse la gioia più profonda della sua esperienza di parroco a Lesignano: è riuscito a ospitare mons. Loris Capovilla per una solenne celebrazione che a tutti in quel giorno ha fatto rivivere la santità del grande papa Giovanni XXIII.

Non possiamo dimenticare, noi preti dell’età di don Enrico, che quando in seminario Minore eravamo ancora piccoli seminaristi durante la guerra, don Loris, allora giovane cappellano a Parma dell’aviazione militare, era stato per alcuni mesi nostro direttore spirituale e confessore. Alloggiava in seminario, partecipava alla vita del seminario ed era diventato amico del rettore mons. Triani, che certamente si è poi interessato per farlo venire a Lesignano.

Potrei raccontare qualcosa della vita di don Enrico in questi anni a Villa S. Ilario, assieme all’inseparabile fratello don Guido, che lo ha custodito con un amore straordinario e commovente.
Era una vita appartata, secondo il suo stile riservato, ma che si rendeva presente ed esemplare nelle concelebrazioni e nel silenzio della cappella, quando sostava in preghiera davanti all’Eucaristia.
Nel 2008 era stato nominato canonico della basilica Cattedrale dal vescovo Bonicelli. Non ha mai potuto frequentare, ma era attento ai problemi della Cattedrale attraverso i miei regolari aggiornamenti.
Ha vissuto con molta fede e preghiera la sofferenza della sua progressiva decadenza fisica, cui ha saputo dare un senso, lui ormai anziano, con una frase che ho colto nel suo ultimo piccolo e prezioso opuscolo appena stampato: “L’età anziana è una inesau¬ribile fabbrica di amore”.
È l’ultimo messaggio che ci lascia. Sì, perché ogni età, e soprattutto l’età anziana, è una imperdibile stagione per amare: come per don Enrico, anche per noi.

Un ricordo commovente al termine del funerale dei suoi ex parrocchiani di Petrignacola dopo 50 anni dal suo trasferimento a Lesignano Bagni
Al caro ricordo di don Enrico che anche nella parrocchia di Petrignacola ha svolto per tanti anni il suo importante servizio, lasciando una traccia indimenticabile.
Sono vive nella memoria le lunghe ore ricreative e di catechismo ai bambini, le costanti visite agli anziani, le sapienti omelie dal tono profondo e sublime.
Ricordiamo anche l’amorevole e importante presenza della signora Maria, del signor Marcello e della signora Anna. Uniti con un forte legame ci stringiamo e porgiamo le più sentite condoglianze a don Guido, ai nipoti e ai parenti con infinita riconoscenza.

 (dai ricordi di don Domenico Magri 6 aprile 2014)

https://www.diocesi.parma.it/diocesi_2015/index.php?option=com_content&view=article&id=1090&Itemid=1960

Profili di preti: don Dario Porta

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri.

DON DARIO PORTA
4 dicembre 1930 –  4 aprile 1996

DonDarioPortaÈ il nostro santo! Posso dire anche questo: è il mio santo, perchè ha vissuto gli ultimi dieci anni della sua vita accanto a me. Ci ha “provocato” con la sua bontà, la sua dolce mitezza, la sua preghiera che lo trasfigurava. Gli devono essere riconoscenti anche quelli che non lo hanno mai avvicinato. È stato santo per tutti noi. Grazie, caro don Dario!

- nato a Sivizzano Sporzana di Fornovo Taro il 4 dicembre 1930
- ordinazione sacerdotale 19 giugno 1955
- parroco a Rimagna 1955-1957
- parroco a Trevignano 1957-1966
- parroco a Beneceto 19661980
- collaboratore parr. a S, Maria della Pace 1971-1980
- parroco a Pianadetto e Vaditacca 1980- 1985
- dal 1985 fino alla morte Parroco a Cozzano, Amministratore parr. di Antesica e Orzale, di Riano dal 1990.

Riproduco qui quello che avevo scritto nel 2006, decimo anniversario del suo pio transito.
Come si fa a passare sotto silenzio il beato transito di don Dario Porta dalla terra al 
Cielo, in occasione del 10° anniversario che ricorre il prossimo 4 aprile?
Era stato detto al suo funerale: "Forse don Dario ci è stato tolto perchè non ne eravamo degni".
Certamente quelli che lo hanno avvicinato hanno dovuto inevitabilmente prendere atto con sincerità della loro distanza morale e spirituale da un prete così santo: così è capitato a me che lo ho osservato da vicino e ho tentato inutilmente di imitarlo negli anni in cui abbiamo abitato insieme a Langhirano.
Chi può dimenticare il suo spirito e il suo stile di preghiera che stupiva chi lo coglieva nei momenti del suo dialogo con il Signore? Chi può dimenticare il suo sorriso disarmante che incantava le persone? Chi può dimenticare le sue parole di fede e di amore, sempre e solo parole di fede e di amore e sempre così appropriate? Chi può dimenticare la sua azione di pastore intelligente e sempre aggiornato, la sua carità instancabile verso i malati, i poveri, gli immigrati? Chi può dimenticare il tenore dignitoso, ma povero e austero della sua vita?
Chi può dimenticare la sua Messa? Che Messa la sua! Ha avuto una tale fede nella centralità della Messa, da riuscire a celebrarla fino al mattino del giorno della sua morte.

Don Dario abitava da dieci anni, con la dolcissima sorella Irma, nella casa della parrocchia di Langhirano, addossata alla Chiesa e nella stessa casa abitava anche il compianto don Ernesto Zini, morto il 28 gennaio dell'anno scorso. Quando ormai don Dario non era più in grado di alzarsi da letto, don Ernesto provvedeva ogni giorno a celebrare l'Eucaristia nella camera di don Dario. E don Dario poteva così concelebrare dal suo letto di dolore: bastava la stola e soprattutto la sua grande fede!
La sua malattia è stata un predica vivente di fede e di amore con il suo quotidiano e dignitoso incontro con la sofferenza: il suo capezzale era diventato una meta di pellegrinaggio per i confratelli e per tanti fedeli.
Nel tardo pomeriggio del 4 aprile, giovedì santo, ero salito da lui, come facevo spesso negli ultimi tempi, per recitare a voce alta i Vespri, perchè non voleva mancare neppure a questo impegno di preghiera: era ancora lucido. Alle 21 ero già pronto per iniziare a Mattaleto la celebrazione della Messa nella Cena del Signore: era spirato appena un attimo primaIl funerale fu celebrato il mattino del sabato santo a Cozzano, nella Chiesa "primaziale" delle sue quattro parrocchie, senza poter celebrare la Messa esequiale, in ottemperanza alle norme liturgiche del Triduo Sacro. Le parole commosse del Vescovo mons. Cocchi e del compagno di Ordinazione don Nadotti hanno interpretato e suscitato la intensa commozione della assemblea, formata da fedeli e amici venuti da tutte la parti della Diocesi e anche da lontano, perchè con la sua appartenenza al Focolare don Dario si era fatto conoscere e amare anche fuori Diocesi.

Ed è subito nata spontaneamente in tutti la sensazione che era morto un prete santo, ma santo davvero. E difatti è di questi giorni la notizia che il nostro Vescovo ha avviato i primi passi, che sono preliminari alla possibilità di fare partire il processo canonico di beatificazione di don Dario.
Siccome don Dario era molto mite, a prima vista poteva sembrare fragile di temperamento. In realtà, con la forza indomabile della sua fede, del suo ardore apostolico e della sua bontà, sapeva essere tosto e determinato nel perseguire i suoi obiettivi.
Era anche molto umile, come capita a chi veramente vale davanti a Dio, ma non riusciva a nascondere le sue doti. Fra queste doti c'era anche una saggia arguzia con la quale sapeva "condire" la sua fede e rendeva ancora più gradevole quella confidenza e quella finezza d'animo che era solito mostrare nei suoi rapporti amicali.
Io ne ho avuto una prova quando dalla Parrocchia di Ognissanti-S. Maria del Rosario sono stato mandato parroco a Langhirano. Don Dario allora era parroco di Beneceto, ma svolgeva il ministero anche in S. Maria della Pace. Sono entrato a Langhirano il 2 dicembre 1978. Mi è arrivata subito una lettera di saluto e di augurio, che conservo gelosamente come una reliquia e recita così:
4 dicembre 1978
Mio caro Domenico, desidero farti sentire la mia amicizia in questo momento in cui sicuramente hai sofferto per un distacco da un ambiente che ti era divenuto caro. Mi ricordo che avevo sofferto anch'io in occasioni simili ed avevo l'impressione di essere come un mobile che, lasciato stare, avrebbe fatto il suo servizio ed invece, spostato, aveva perso un piede ed aveva una porta che non chiudeva più. Ma poi il Falegname di Nazareth ha rimesso tutto a posto. Voglio anche dirti grazie per tutto il bene che hai fatto ai sacerdoti soprattutto: proprio perchè hai portato frutto il Padre ti ha potato. Preghiamo perchè su di me e su di te si compia tutto il suo programma che è sempre il migliore! Unisco anche gli auguri per il Natale: il 1° Natale a Langhirano.Un abbraccio fraterno tuo don Dario Viene spontaneo esclamare: “Che prete! Grande, grande, magnifico don Dario!”


IrmaPortaIRMA PORTA
21 giugno 1925 - 19 gennaio 2014

Come era dolce l’Irma
La chiamavano così in tanti: la dolce IRMA. Come era dolce l’Irma!
Io ero amico e quasi compaesano di suo fratello don Dario (1930 – 1996) che veniva a piedi ogni mattina dal mulino di Bardone per frequentare a Calestano la V elementare ed entrare poi in Seminario l’anno dopo, dove abbiamo ini¬ziato il cammino della nostra esistenza. Infatti don Dario e io non ci siamo mai persi di vista, con un sodalizio di amicizia che stimolava in me l’emulazione (purtroppo non riuscita!) per imitare la sua santità.
Nei dieci anni che don Dario è vissuto nei locali della parrocchia a Langhirano, ma come parroco di Cozzano, Riano, Antesica e Orzale, chi mi sono trovato davanti? Naturalmente sua sorella Irma, questa sorella speciale, fatta su misura per don Dario. C’erano alcuni anni di differenza fra don Dario e Irma sua sorella maggiore, ma erano gemelli nella fede, nella mitezza, nella bontà, ma anche nella determinazione a compiere il bene a tutti i costi: attività pastorale senza sosta, assistenza premurosa e piena di tenerezza verso i malati e impegno a tutto campo per l’accoglienza degli immigrati. Erano i primi tempi che a Langhirano e dintorni arrivavano immigrati e cercavano casa e lavoro. Irma non era da meno di don Dario in questa impresa che ha provocato nei primi tempi resistenze e critiche: ma non si sono mai arresi! Hanno veramente messo in pratica la frase del Vangelo che dice: “Ero straniero e mi avete accolto”. Poi c’è stato il dramma della malattia di don Dario: è facile immaginare il “calvario” non solo di don Dario ma anche di Irma, che ha seguito, giorno per giorno, il doloroso sviluppo del male del fratello, fino al suo pio transito la sera di quel Giovedì Santo, 4 aprile 1996.
Dopo la morte di don Dario, Irma si è stabilita nel suo appartamento nella Parrocchia di S. Maria della Pace: è inutile dire che è stata una parrocchiana esemplare.
Poi l’età che avanzava aveva appesantito le sue condizioni di salute ed è venuta a Villa S. Ilario. Ci siamo ritrovati qui, dopo i dieci anni di Langhirano: sempre dolce, sem¬pre sorridente, sempre orante, sempre piena di delicatezze che alle volte sembravano perfino esagerate.
Ormai le forze la stavano abbandonando, per cui è stata ricoverata all’Ospedale. L’ho visitata proprio il giorno prima della sua morte. Era ancora in grado di parlare per sussurrarmi, più o meno così, le ultime dolci parole piene di tenerezza: “Felice di vedermi per salutarmi prima di partire per il paradiso”.
Una curiosità: come sarà stato l’incontro in paradiso fra Irma e il santo fratello don Dario?
Che dolcezza questa sorella donata a don Dario e anche a noi!

 

 (da “I miei preti....i nostri preti”  don Domenico Magri Grafica Langhiranese - 2008)