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Profili di preti: don Aldo Pettenati

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri.

DON ALDO PETTENATI
16 aprile 1921 - 21 ottobre 2001

Don Aldo PettenatiPer presentare don Aldo Pettenati ho fatto il riassunto del testo di don Enrico Dall’Olio nella raccolta della vita dei preti dal ‘700 in avanti.  Io ho conosciuto personalmente don Aldo, ci siamo frequentati e siamo stati molto amici. Era facile e inevitabile volergli bene: un prete delizioso!
Appena ordinato prete e arrivato giovanissimo a 23 anni in parrocchia a Bergotto, ha avuto una prova durissima: ha rasentato subito la fucilazione. Che preti i preti in montagna durante la guerra! Preti giovani e forti!

- Nato a Pietramogolana il 16 aprile 1921
- ordinazione presbiterale 17 ottobre 1943
- vicario cooperatore parrocchia SS.Trinità
- parroco a Bergotto dal 1944 al 1948
- parroco a Selva del Bocchetto dal 1948 al 1958
- parroco a Diolo di Soragna dal 1958 al 1971
- parroco a Medesano dal 1971 al 1980
- parroco a Viazzano dal 1980 al 1986
- parroco a Ramiola dal 1986 al 2001
- deceduto il 21 ottobre 2001 a Ramiola.

Nacque a Pietramogolana il 16 aprile 1921. Venne ordinato sacerdote il 17 ottobre 1943. Subito divenne vicario cooperatore della parrocchia della SS.Trinità. Dopo il bombardamento che il 4 giugno 1944 aveva colpito il cinema-teatro parrocchiale, venne nominato parroco della chiesa di Bergotto.
Proprio mentre faceva l’ingresso nella parrocchia il 10 luglio 1944 i parrocchiani, avendo visto le truppe tedesche che discendevano da Berceto, fuggirono dileguandosi nei boschi e sui monti. A seguito di un forte scontro tra partigiani e tedeschi, don Pettenati venne arrestato e condannato alla fucilazione.
Si appellò al comandante tedesco della zona e dopo due giorni, grazie all’intervento del Vescovo Colli, venne lasciato libero e potè ritornare a Bergotto dove trovò la canonica bruciata per rappresaglia insieme a molte altre case del paese.

Nel 1948 fu nominato parroco di Selva del Bocchetto, dove svolse il ministero pastorale con zelo e con tanti lavori di restauro e abbellimento della chiesa.
Nel 1958  è andato parroco a Diolo di Soragna e nel 1971 a Medesano fino al 1980, anno in cui è stato nominato parroco di Viazzano e finalmente nel 1986 a Ramiola fino al 21 ottobre 2001, giorno della sua morte. Anche a Ramiola è stato molto amato e seguito con apprensione nella sua dolorosa malattia che lo ha portato alla morte.
Gli era connaturale una grande serenità d’animo e un tratto rispettoso verso tutti: un profondo affetto legava il pastore con il suo gregge.
Il vescovo Bonicelli all’inizio del rito funebre ha così delineato il suo profilo interiore: “Ho conosciuto don Aldo in questi ultimi anni e l’ho molto ammirato come parroco generoso e fedele. Tanti hanno trovato in lui un vero maestro di vita con la sua bontà e umiltà, nella gioia di essere sacerdote. Giustamente è stato scritto che con la morte di don Pettenati i parrocchiani hanno perso un parroco buono e illuminato, i sacerdoti hanno perso un amico sincero e tutti hanno guadagnato un mediatore nella Gerusalemme celeste”.
                                    
Ramiola è stata l’ultima parrocchia di don Aldo Pettenati. Terminato il rito funebre presieduto dal Vescovo e concelebrato da tanti sacerdoti, il feretro fu accolto fuori dalla chiesa da un lungo applauso. La salma  è stata portata nel camposanto di Pietramogolana, suo paese natale. Le campane alla partenza della salma con lenti rintocchi diffondevano nella valle il pianto della sua gente.

(sintesi della biografia di don Aldo - tratta dalla "raccolta della vita dei preti dal ‘700 in avanti", testo di don Enrico Dall’Olio - realizzata da don Domenico Magri)


Profili di preti: mons. Sergio Sacchi

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri.

MONS. SERGIO SACCHI
14 ottobre 1935 - 7 giugno 2018

Don Sergio Sacchi: che prete, amico di tutti, ma soprattutto degli ultimi! Quanta gioia, quanti sorrisi e quanta dolcezza ha riversato su quelli che hanno avuto la fortuna di avvicinarlo!
Grazie, caro don Sergio!

Mons. Sergio SacchiNato a Parma il 14 ottobre 1935
Ordinazione presbiterale 9 0ttobre 1960
Cappellano a Ognissanti-S.Maria del Rosario dal 1960 al 1966
Parroco di Baganzola dal 1966 al 1971
Parroco di S.Vitale dal 1971 al 1978
Parroco di S. Maria del Rosario dal 1978 al 2000
Vicario episcopale dal 1983 al 1986
Canonico della Cattedrale dal 2000 al 2005
Presidente O.D.A dal 1968 al 1979
Prsidente O.D.A dal 2000 al 2009
Presidente del Fondo diocesano di solidarietà del clero dal 1998 al 2002
Canonico onorario della Cattedrale nel 2006
Consigliere dell’Opera diocesana S. Bernardo dal 1989 al 1997 e poi in un secondo periodo fino al 2009 con la cura dell’Istituto Pio XII
Parroco moderatore di Fontanellato dal 2005 al 2010
Parroco moderatore di Gaiano dal 2010 al 2016


Mons. Sergio SacchiTutto avrei immaginato eccetto che essere io a piangere su don Sergio. Abbiamo vissuto anni di convivenza pastorale e amicale che ci hanno fatto sentire un cuor solo e un’anima sola. E don Sergio non era così solamente con me: era un cuor solo e un’anima sola con tanti.
Don Sergio, appena ordinato prete, è stato messo accanto a me dal Vescovo Colli nel 1960 come cappellano a Ognissanti-S.Maria del Rosario e subito ha messo a soqquadro la parrocchia nel senso più bello e positivo del termine. E tutti possiamo facilmente immaginare il segreto: con la dolcezza del suo volto sorridente, premessa di un impegno sacerdotale forte nella fede e nella carità a tutto tondo.

Ha impresso alla Comunità parrocchiale la svolta della carità verso gli ultimi. Basta pensare a quello che ha fatto nel quartiere Baganza, dove erano appena confluite nei nuovi palazzoni le famiglie provenienti dai vecchi capannoni della Navetta e del Cornocchio. I vecchi e fatiscenti capannoni avevano contribuito ad appiccicare questo nome in modo ben poco rispettoso addosso alle famiglie destinate poi ad arrivate nel quartiere Baganza. Don Sergio, come un novello don Lambertini, è stato il grande protagonista per queste famiglie dando fiducia, amicizia e ogni tipo di aiuto con l’inventiva che sgorgava dal suo cuore tenero di prete.
Insomma, ha anticipato la interpretazione di papa Francesco sul rovesciamento della parabola evangelica: lasciarne una nell’ovile per andare a cercare le altre 99!

È stato con me e con gli altri cappellani per sei anni e dopo una parentesi di una dozzina d’anni è diventato mio successore a S. Maria del Rosario e ha continuato, come parroco, con lo stesso stile, che deve essere lo stile di ogni parroco: catechesi, celebrazioni, cura pastorale dei ragazzi e dei giovani, ammalati, anziani, poveri sempre al primo posto…
Ma la sua carità andava oltre i confini parrocchiali. Basta citare le due Case che ha saputo inventare e fondare: la Casa di accoglienza femminile S.Chiara e la Casa di accoglienza S.Giuseppe. E sono certo, mentre scrivo, di dimenticare tante altre inziative  di carità verso gli ultimi.
Mons. Sergio Sacchi
Don Sergio sarà ricordato anche perché ha curato la gioventù nell’ambito sportivo e non solo con il gioco del calcio. Si può dire che ha portato il gioco del baseball a Parma, facendo giocare subito i ragazzi nei cortili della parrocchia: ragazzi che sarebbero poi diventati famosi a livello nazionale.

Che momenti di felicità per don Sergio!
È stato parroco anche a Baganzola, a S.Vitale in città, a Fontanellato, canonico della Cattedrale, vicario episcopale, consigliere dell’Opera S.Bernardo, presidente dell’ODA (Opera Diocesana Assistenza) e ultimamente parroco a Gaiano fino a quando la salute glielo ha consentito. Si è dovuto arrendere davanti alla malattia, accolto e accudito con amore dai fratelli Elio e Angelo.
       
Quante ansie, quante fatiche e quante soddisfazioni a Misurina!
Ma non si può parlare di don Sergio senza tentare di dire il suo amore appassionato per l’Istituto Pio XII di Misurina, la grande casa di accoglienza della Diocesi di Parma per i ragazzi bisognosi di ricuperare la salute e di avere una opportunità per una positiva esperienza educativa. È impossibile riuscire a raccontare le ansie, le fatiche, i viaggi Parma-Misurina e viceversa talvolta anche di notte, le iniziative che sapeva inventare con la sua intelligenza e la sua fantasia d’amore. Posso solo aggiungere che ha provato amarezza quando ha capito che ormai il suo rapporto con l’Istituto Pio XII stava per cessare.
Ma non poteva bastare a don Sergio tutto questo che ho raccontato perché la sua vita avesse un compimento degno della sua fede e del dono di sé al Signore e ai fratelli. Mancava la sua malattia, lunga e dolorosa che ha fatto brillare ancora una volta il vero don Sergio. Nelle visite a Noceto avevamo il cuore spezzato nel vederlo così sofferente e debilitato, ma comunque sempre pronto con il dono riconoscente del sorriso per chi lo andava a trovare.
Don Sergio faceva parte di quella generazione di preti, oggi anziani e stanchi, nati prima della guerra o durante la guerra ed entrati ragazzini a 10-12 anni in Seminario. Ragazzini ingenui certamente quando sono entrati, ma che sono maturati, si sono fatti le ossa e sono diventati la generazione portante della Diocesi nei decenni difficili che ben conosciamo.

Ciao, nostro caro e indimenticabile don Sergio, amico e prete esemplare nei giorni lieti e infaticabili, amico e prete esemplare nei giorni tristi della malattia e della sofferenza. Ti abbiamo ammirato perché nella tua vita hai sempre saputo accogliere le sorprese del Signore, che non ti hanno mai permesso di annoiarti.

Ci conforta e ci rassicura la certezza che l’incontro con il tuo Signore, che hai tanto amato e servito, non può che essere un incontro senza fine di gioia e di festa.
E allora …..che la festa cominci!

Don Domenico Magri, 8 giugno 2018

Volontà o Testamento di don Sacchi Sergio

Ringrazio Dio (SS.Trinità) per il dono della vita.
Ringrazio i miei Genitori che mi hanno voluto al mondo. Li ringrazio per avermi dato due fratelli, con un lungo intervallo dovuto alla guerra: Elio di 8 anni in meno e Angelo di 10 anni in meno. Grazie alle loro famiglie. Ringrazio per la chiamata alla vita di servizio nella Chiesa come presbitero. Ringrazio il vescovo Colli che mi ha consacrato prete e amato come un vero padre. Ringrazio i vescovi Pasini, Cocchi, Bonicelli, Solmi. Ringrazio i miei Confratelli del 1960: siamo alla soglia del 50° il 9/10/2010. Non ci siamo mai persi di vista....solo don Giancarlo ci ha lasciato per il cielo. Ora sono al suo posto e vedo quanto ha fatto e sofferto per questa nostra Chiesa. Ringrazio i maestri di fede e di scienze religiose e teologiche nel seminario sia minore che maggiore. Da Santa Maria del Rosario (6 anni di cappellano e 22 come parroco) sono sorte belle vocazioni sacerdotali, religiose, laicali al servizio.

Lascio questo mondo nella speranza di una fede che diventerà carità infinita e luce infinita. Tanti poveri, ed io con loro, abbiamo desiderato vedere il Signore! Non ho beni: sono nato povero e credo che morirò povero. L’unico bene è la camera da letto molto confortevole e i libri degli armadi.
Ringrazio tutti i fedeli che hanno servito con me il bene comune e quello delle parrocchie: consigli pastorali, consigli affari economici, catechisti, animatori, liturgisti, impegnati nella carità (Misurina Pio XII dal luglio 1970, case di accoglienza: Ugozzolo S.Giuseppe e Maria Immacolata S.Chiara,  mensa della fraternità) e un particolare saluto e ringraziamento ai miei carissimi cugini di sangue e acquisiti che mi hanno aiutato, servito e condiviso.

Chiedo perdono ad amici, parenti, superiori, confratelli per le mie mancanze e debolezze. Dal cielo vedrò, lo spero fermamente, come sono andate le mie vicende umane, ma con gioioso distacco nella Lode Perenne.

2 marzo 2010

Il presente scritto lascia e supera ogni altra scrittura.

In fede
  don Sergio Sacchi


Profili di preti: don Ferdinando Azzali

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri.

DON FERDINANDO AZZALI
29 gennaio 1918 - 26 maggio 2009

DonFerdinandoAzzaliDon Nando nacque a Torrile il 29 gennaio 1918. Fu alunno del Seminario di Parma ove fece le scuole ginnasiali, i corsi liceali e teologici. Venne ordinato sacerdote il 19 marzo 1943 nella Basilica Cattedrale. Fu vicario cooperatore del parroco di S. Leonardo in Parma; parroco prima a Sivizzano di Traversetolo dal 1948 al 1954 e poi a Mariano di Pellegrino dal 1954 al 1964. Dopo Mariano gli fu assegnata la Parrocchia di Campora cui in seguto è stato aggiunto Vezzano e Sasso. È deceduto il 26 maggio 2009. Negli ultimi anni è stato ospite a Scurano delle Suore dell’Istituto Maria Immacolata.

- Nato a Torrile il 29 gennaio 1918
- Ordinazione presbiterale 19 marzo 1943
- Vicario a San Leonardo
- Parroco a Sivizzano dal 1948 al 1954
- Parroco a Mariano di Pellegrino Sivizzano dal 1954 al 1964
- Parroco a Campora, Sasso e Vezzano
- Deceduto il 26 maggio 2009 a Scurano

Chi era don  Ferdinando Azzali, il “povero ragazzo” del suo libro autobiografico
Prendo con libertà qualche spunto dall’opera di don Enrico Dall’Olio, non data alle stampe, sui preti di Parma e conservata nell’Archivio storico diocesano.
Durante gli anni di vita pastorale don Ferdinando si era fatto voler bene da tutti e aveva distribuito tanto amore con molta generosità. Aveva portato conforto nelle sofferenze, aveva asciugato lagrime e celebrato i sacramenti con tanta fede. Sempre affabile e benevolo, intrecciava con la gente legami di fede e di affetto: era considerato  uno di famiglia.
DonFerdinandoAzzali CopertinaLibroHa incoraggiato e sostenuto l’approdo del suo parrocchiano Gian Domenico Ferraglia al presbiterato. Ha avuto la gioia di concelebrare la sua ultima Messa con la prima Messa del suo carissimo don Gian Domenico.

Nel 50° anniversario del suo sacerdozio ha stampato un piccolo libro intitolato “La storia di un povero ragazzo”: narra con semplicità commovente la sua esperienza di cristiano e di prete. Una eredità più preziosa dei soldi!

(tratto da “I miei preti..... I nostri preti”, di don Domenico Magri - Grafica Langhiranese - 2008)


Profili di preti: mons. Arnaldo Marocchi

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri.

MONS. ARNALDO MAROCCHI
27 agosto 1906  -  29 giugno 1983

MonsArnaldoMarocchiCome si fa a dimenticare mons.Arnaldo Marocchi che ha riempito un cinquantennio della Chiesa di Parma con la sua personalità e ha avuto un ruolo delicato e rischioso accanto al Vescovo Colli negli anni della guerra? Eppure.... ci stavamo riuscendo! Dietro una opportuna sollecitazione, ho fatto questo timido tentativo della memoria che non è solo memoria di un prete, ma una piccola memoria di un’epoca molto importante per la nostra Chiesa.Posso rivolgermi ai giovani? Leggete la nostra storia per conoscere le radici della nostra terra ed evitare di vivere come stranieri in patria. Senza i fondamenti della memoria anche la pastorale risulta penalizzata: attenti alle illusioni!

- nato a San Pancrazio 27 agosto 1906
- ordinato presbitero il 29 giugno 1929
- consegue la licenza in teologia presso l’Almo Collegio teologico di Parma nel 1931
- nominato canonico della collegiata di San Secondo Il 23 aprile 1930
- nominato consorziale della Basilica Cattedrale e dogmano del Battistero il 12 ottobre del 1931
- segretario particolare del Vescovo mons. Evasio Colli ( carica che conservò sino alla morte)
- del 1939 al 1943 è assistente e direttore nazioale dell'Azione Cattolica
- protonotario Apostolico Sopranumerario il 7 giugno 1967.
- muore Parma 29 giugno 1983

Testimone e protagonista di avvenimenti drammatici a Parma, Arnaldo Marocchi era nato a San Pancrazio Parmense il 27 agosto 1906, frequentò gli studi nel Seminario urbano Parma e fu ordinato presbitero il 29 giugno 1929.
Dopo la sua ordinazione sacerdotale continuò a studiare conseguendo la licenza in teologia presso l’Almo Collegio teologico di Parma nel 1931, nonostante i diversi uffici di cui fu incaricato.
Mons. Marocchi, pur impegnato in gran parte del suo ministero nella curia vescovile di Parma, ebbe successivamente incarichi a diversi uffici pastorali. Il 23 aprile 1930 fu nominato canonico della Collegiata di San Secondo; il 12 ottobre 1931 consorziale della Basilica Cattedrale e dogmano del Battistero; nel 1939 Rettore di S. Lucia. Durante il suo servizio in quella Chiesa fu istituita l’adorazione eucaristica.
Nel febbraio 1962 fu nominato prefetto della Chiesa magistrale della Steccata, servizio cui attese con fedeltà fino al giorno della sua morte.
Mons. Marocchi impiegò il maggior tempo della sua vita nella Curia Vescovile ricoprendo nel luglio 1929 l’ufficio di addetto alla Cancelleria e nell’agosto successivo quello di vice-cancelliere. segretario particolare del Vescovo mons. Evasio Colli (carica che conservò sino alla morte), quando fu nominato Archivista.
Dopo il suo ingresso a Parma il Vescovo mons. Evasio Colli nominò come suo segretario particolare mons. Marocchi nell’ottobre 1932 e gli conservò tale fiducia fino alla sua morte.
Come segretario mons. Marocchi assistè il suo Vescovo sia come pastore della Chiesa di Dio in Parma, sia come assistente e direttore nazionale dell’Azione Cattolica Italiana negli anni 1939-1943.

Durante tutto il tempo del suo governo mons. Colli si servì della preziosa collaborazione del suo segretario con le diverse classi di persone. In particolare durante gli anni difficili della guerra mons. Marocchi fu vicino al Vescovo Colli nei rapporti con le autorità della Repubblica di Salò, con i tedeschi, con i Comandi partigiani e con le Forze alleate di occupazione.
Nel ruolo di Segretario del Vescovo, mons. Marocchi ebbe a prodigarsi per mitigare o alleviare le sofferenze, per risolvere casi drammatici e per evitare alla città tragedie ancora peggiori. Mons. Marocchi non esitò mai a esporsi in prima persona a nome del Vescovo con ammirevole coraggio e determinazione.
Ad es. con numerosi interventi presso il comando germanico il Vescovo e il suo Segretario ottennero la salvezza per molti civili e per esponenti della Resistenza e anche del clero (sacerdoti e alcuni seminaristi di teologia del Seminario), minacciati, rastrellati e imprigionati dai tedeschi in varie parti della provincia. Nei giorni che precedettero immediatamente la liberazione, mons. Marocchi, solo nella città deserta in preda alla fucileria di pattuglie nazi-fasciste disperate, tenne i contatti tra il vescovado e il comando germanico a prezzo di gravissimi rischi personali.
L’apostolato dei laici fu il campo speciale nel quale mons. Marocchi operò continuamente dai primi tempi del suo ministero sacerdotale fino ad assumere la responsabilità di tutto il laicato cattolico di Parma. È stato gratificato da diverse onorificenze fino al titolo di Protonotario Apostolico Sopranumerario il 7 giugno 1967.

Alto, sottile, colto e versatile, di carattere cordiale, mons. Marocchi disponeva di un conversare piacevole e brillante, spesso infiorato di argute facezie. Sapeva dialogare con la gente, interessarsi generosamente al prossimo, mantenere vivi ed affettuosi rapporti con una vastissima cerchia di amici. Esercitava il ministero con molta fedeltà come dimostra l’elevata frequenza di fedeli alla Chiesa della Steccata; dedicava grande cura al culto e in particolare alle Confessioni.
Mons. Marocchi aveva una solida e aggiornata cultura ed era molto attento alle espressioni artistiche. Buon conoscitore di musica, pittura e architettura, seguiva con interesse l’attività degli artisti cattolici.
All’età ormai di 77 anni mons. Marocchi era entrato nella Casa di Cura Piccole Figlie per esami: accusava disturbi circolatori. Improvvisa e inattesa, la fine per un’embolia polmonare. La salma, rivestita della veste rossa dei Protonotari Apostolici, è stata composta nella Sagrestia Nobile della Steccata.
(profilo di mons. Marocchi  riassunto e liberamente tratto dall’opera di mons. Enrico Dall’Olio non data alle stampe)

Appendice di don Domenico Magri
Ecco i nomi (quelli che ricordo) dei “rastrellati” portati a Bibbiano (RE) con tutti gli altri e poi rilasciati per l’intervento di mons. Marocchi a nome del vescovo Colli: Adelmo Monica, Antonio Bianchi, Dante Paglia, Romeo Mori, Giovanni Patanè, don Ernesto Zini, don Umberto Miani, don Innocenzo Boschi parroco sessantenne di Fragno, cui i tedeschi hanno legato le mani con un filo di ferro mentre lui protestava gridando: “Barbari barbari!”
Va ricordato con tanta sofferenza il seminarista teologo Italo Subacchi (1921-1944). Abitava nel bardigiano in diocesi di Piacenza, ma era alunno del nostro Seminario di Parma. Per lui non è stato possibile evitare la fucilazione da parte tedeschi il 20 luglio 1944 a Sidolo di Bardi assieme a due sacerdoti. Italo Subacchi era stato uno degli artefici delle belle vetrate della Cappella del Seminario Maggiore assieme agli alunni teologi Mario Poli, Giuseppe Provinciali, Tonino Onnis e Aldo Marastoni. Nelle vetrate hanno lasciato la firma delle loro iniziali con la sigla SPOM. Del nostro seminarista martire Italo Subacchi non c’è nessun ricordo. O meglio: c’è solo l’esse iniziale della sigla SPOM, fissato sulla vetrata forse da lui stesso prima di tornare sulle sue montagne per morire fucilato. Un po’ poco?!

(dai ricordi di  don Domenico Magri  2008)