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Profili di preti: don Carlo Sorenti

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri.


DON CARLO SORENTI
7 agosto 1923 - 24 ottobre 2005

Don Carlo Sorenti

Un prete mite, dolce, fine nei tratti, legato con tanta passione al suo ministero per gli emigrati italiani in Inghilterra. Nato emigrato a Londra e tanti anni dedicati agli emigrati.

- nato a Londra il 7 agosto 1923
- ordinato sacerdote a Parma il 29 giugno 1946
- cappellano a Fontanelle dal 1946 al 1948
- parroco a Grammatica dal 1948 al 1952
- parroco a Sacca dal 1964 al 1969
- nel 1952 è emigrato in Inghilterra, dove è stato addetto all’assistenza degli emigranti italiani
- è rientrato in Italia nel 1964
- è ritornato poi ancora in Inghilterra, da dove è rientrato definitivamente il 30-04-2001
- a Villa S. Ilario dal 2001 fino alla morte avvenuta il 24 ottobre 2005

Don Carlo ha vissuto quasi tutta la sua esistenza sacerdotale in Inghilterra come infaticabile missionario degli emigranti italiani. Ha trascorso gli ultimi anni, ormai molto ammalato, a Villa S. Ilario in Porporano.
In questa Casa di riposo, che ospita i sacerdoti anziani, tutti gli hanno voluto bene: i confratelli, le suore, i volontari, gli operatori.

Don Carlo si è fatto ammirare con il suo silenzio di prete che non riusciva più a parlare con la lingua, ma parlava (e come parlava!) con la mitezza e la dolcezza del suo volto. Un volto che regalava continuamente preziosi sorrisi a chi gli stava intorno.
Aveva sempre nel cuore l’Inghilterra e i suoi amici italiani colà emigrati, che lui aveva tanto amato e aiutato.
Per don Carlo il paradiso potrebbe essere anche questo: tornare finalmente là, sulle sponde del Tamigi!

PS. Ricordo ancora con emozione quel giorno quando un gruppo di emigrati in Inghilterra, tornati in vacanza in Italia, sono venuti a trovare don Carlo a Villa S. Ilario. È stata una scena commovente: piangevano tutti, don Carlo e loro!

(tratto da “I miei preti...i nostri preti”, di don Domenico Magri - Grafica Langhiranese 2008)


Profili di preti: don Gabriele Pavarani

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri.

DON GABRIELE PAVARANI
11 ottobre 1938 - 18 ottobre 1993

Don Gabriele Pavarani

Un sacerdote intelligente, saggio, colto, discreto e signorile nel tratto. Si è messo in gioco per la Chiesa di Parma in tante iniziative, anzitutto come Segretario del Sinodo Diocesano. È morto improvvisamente lontano da Parma.
Stava progettando la partenza come missionario per il Brasile. Aveva il cuore grande e aperto a tutta la Chiesa e al mondo. Purtroppo non ha fatto in tempo. Il vescovo Cocchi al funerale ha ricordato con parole commosse questa decisione che don Gabriele aveva già praticamente preso.

- nato l'11 ottobre 1938 a S. Maria del Piano (Lesignano Bagni)
- ordinato sacerdote il 23 settembre 1962 dal Vescovo mons. Colli
- laurea in lettere moderne il 13 luglio 1972
- vice- rettore ed insegnante nel Seminario minore dal 1962 al 1972
- parroco a Vicopò dal 1972 al 1986
- consulente ecclesiastico della U.C.I.I.M. dal 1985
- parroco a Barbiano dal 1986
- amministratore parrocchiale a Tordenaso dal 1987
- segretario del Sinodo Diocesano dal 1986 al 1992
- deceduto improvvisamente in Marocco il 18 ottobre 1993

Sono stato molto amico di don Pavarani, anche se non sono in grado di dire molte cose su di lui: ha messo mano a tante attività nella sua vita di prete e non mi è possibile elencarle tutte e presentarle adeguatamente 

Basta almeno ricordare la sua cultura, la sua missione educativa come vice-rettore in Seminario minore, il suo periodo di insegnamento, il suo impegno per il turismo religioso con l'Opera emiliana Pellegrinaggi, la istituzione e la cura per qualche anno della radio diocesana, la sua esperienza di parroco prima a Vicopò e poi a Barbiano e Tordenaso.
Ma la grande opera monumentale che ha lasciato in eredità alla Diocesi, che gli deve per questo tanta riconoscenza e ammirazione, è stata la sua fatica come segretario del Sinodo Diocesano, che è cominciato nel 1986 e si è concluso nel 1992: molta parte del lavoro e della organizzazione è ricaduta su don Gabriele e lui ha risposto perfettamente alle attese.

Se mi è lecito, devo dire con una punta di rammarico che, per quello che ha saputo fare per il Sinodo Diocesano, è stato un pò dimenticato. Anche nella commemorazione del 10° anniversario del Sinodo è stato appena citato di sfuggita, almeno fino a quando io sono stato presente al convegno. Certamente don Gabriele era un tipo discreto, che non sapeva suonare la tromba per farsi notare. Ma non dimentichiamolo! L'oblio è sempre deprecabile, soprattutto nei confronti delle persone meritevoli.

Quando ero a Langhirano, io gli sono succeduto a Tordenaso, dove ha lasciato tanti ricordi buoni. È venuto a mancare in Marocco, lontano da Parma e dal suo ambiente umano ed ecclesiale, con una morte prematura e improvvisa e per questo ancora più dolorosa per la Diocesi e per i suoi tanti amici ed estimatori.

Nelle sue ultime disposizioni aveva chiesto che alle sue esequie si cantasse un canto a lui particolarmente caro:

1. Per te Gesù, per te vivrò: insieme a te camminerò.
2. Il tuo Amor io canterò, ti loderò con fedeltà.
3. A te Signor che renderò? Il nome tuo invocherò.

E così è stato fatto nelle esequie in Cattedrale. E quando canto o sento cantare queste parole di fede così dolci, il mio pensiero corre inevitabilmente con struggente nostalgia a questo sacerdote amico, dolce come le parole del canto, che è andato a morire tanto lontano da casa! 

Il volume sul XXI Sinodo diocesano, da lui stampato, è l’espressione del suo ruolo di protagonista.

(tratto da “I miei preti..... I nostri preti”, di don Domenico Magri - Grafica Langhiranese - 2008)


Profili di preti: don Enore Carattini

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri.

DON ENORE CARATTINI
23 maggio 1915 – 24 ottobre 2007

Don Enore Carattini

Era un gran bel tipo! Spontaneo nelle sue espressioni e non facilmente classificabile.
Ma era pur sempre un prete che ha vissuto con dignità il suo sacerdozio.          

- nato a Noceto il 23 maggio 1915
- deceduto a Porporano in Villa S. Ilario il 24 ottobre 2007
- ordinato sacerdote il 29 giugno 1941
- coadiutore a Fornovo dal 1941 al 1944
- coadiutore a Coltaro dal 1944 al 1945
- parroco a Ugozzolo dal 1945 al 2001 (per rinuncia)
- residente presso la Sorella a Parma in via Bandini,12 e poi in Villa S. Ilario

Don Carattini ha vissuto gli ultimi anni con me qui a Villa S. Ilario, ma già prima che venisse avevo motivi di grande simpatia e amicizia verso di lui.
Quando ero giovane parroco a Ognissanti, e allora non si poteva "binare" e tanto meno "trinare" nei gioni feriali, avevo spesso bisogno di celebranti aggiunti: bastava ci fosse un funerale o un matrimonio e allora chiamavo per la Messa d'orario alternativamente don Fernando Fragni, parroco di Pedrignano e don Enore, parroco di Ugozzolo.

Attraversavano la città in bicicletta (allora c'era anche poco traffico) e al loro arrivo c'era sempre la buona occasione di scambiare qualche parola.In particolare don Enore e io avevamo qualcosa in comune di cui parlare: eravamo stati ambedue cappellani a Fornovo, lui con don Zilioli e io con don Malpeli: episodi e situazioni ovviamente a confronto! Su una cosa i ricordi coincidevano totalmente: le tante ore in confessionale, soprattutto al martedì (giorno di mercato), al sabato pomeriggio e nei giorni di Pasqua e di Natale. Al sabato, ad es., si entrava in confessionale nel primissimo pomeriggio e si usciva solo nell'ora di cena.

Me lo sono ritrovato a Villa S. Ilario e il suo arrivo per me e per tutti noi è stato una festa. E festa è rimasta anche quando il suo umore, un pò variabile per l'età avanzata e gli acciacchi, lo rendeva qualche volta un po' nervoso. Si è fatto voler bene da tutti, perchè rimaneva sempre e comunque un prete simpatico per noi confratelli e anche per il Personale. Era un gran bel tipo!
Anche gli ultimi giorni e istanti della sua esistenza terrena sono stati contrassegnati dalla sua fede di prete: lo posso attestare, perchè l'ho assistito spiritualmente fino all'ultimo respiro.
Gli siamo tutti riconoscenti per la sua presenza e per quanto ci ha donato con la sua amicizia e ricchezza di sentimenti.
 

(tratto da ““I miei preti...i nostri pretiI”, I edizione, di don Domenico Magri - Grafica Langhiranese 2008)


Profili di preti: don Domenico Leporati

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri.

DON DOMENICO LEPORATI
6 giugno 1927 - 27 ottobre 2012

DonDomenicoLeporati

Don Domenico ha vissuto una vita sacerdotale ricca di svariate esperienze e ha sempre risposto alle attese, dovunque è stato chiamato a dare la sua testimonianza: parroco in montagna, parroco in pianura, insegnante di religione, collaboratore in curia, cappellano dell’ospedale psichiatrico di Colorno dove ha saputo imitare al meglio il mitico don Lambertini, amore e conoscenza della musica, una passione smisurata per la Parola di Dio, un conversatore sapido e sempre interessante... Al suo funerale piangevano anche i bambini, seduti sul pavimento intorno alla sua bara: che fiori più belli si potevano trovare per lui?

- nasce a Casola di Terenzo il 6 giugno 1927
- ordinazione sacerdotale il 29 giugno 1952
- parroco a Grammatica dal 1952 al 1954
- parroco a Ballone dal 1954 al 1961
- parroco di S. Andrea a Mane dal 1961
- economo spirituale di S.Siro dal 1980
- cappellano Ospedale Psichiatrico di Colorno dal 1970 al 1999
- collaboratore Ufficio Curia dal 1987 al 1999
- amministratore parr. di Torrile dal 1998 al 2001
- deceduto il 27 ottobre 2012

Ricordo letto da don Sincero Mantelli alla Messa esequiale.
Chiesa di S.Andrea a Mane, 29 ottobre 2012

“Un grazie sostituisce fiori e discorsi”. Con queste parole lapidarie del suo breve testamento don Domenico ha voluto evitare, da uomo intelligente ed elegante qual era, la pompa inutile e piuttosto artificiale che viene talvolta a turbare la verità e la solennità della morte.
Da uomo vero e amante della verità ha desiderato solo una cosa, che mi ha ribadito con un filo di voce venerdì pomeriggio, mentre aspettavamo insieme che il Signore venisse a chiamarlo: “Se puoi – mi diceva – ringrazia tutti”.

Ringraziare è l’unica cosa che veramente è nella possibilità di noi uomini, che non abbiamo lo sguardo chiaro di Dio sulle cose e sulle persone, ma possiamo renderci conto dei doni che il Creatore e Signore di tutte le cose ci ha elargito.
Don Domenico era grato alla sua famiglia, ai suoi genitori, che ricordava spesso, mettendone in luce le virtù e gli insegnamenti, che gli avevano trasmesso. Era grato a sua nipote Maria Pia, che gli stava vicino con affetto particolare e agli altri parenti.

Avrebbe voluto sicuramente che io ringraziassi il Vescovo, che venerava con sguardo di fede e del quale conservava la candida riverenza del giorno in cui gli aveva promesso filiale obbedienza. Era grato dei confratelli sacerdoti, di cui parlava con stima e affetto e che considerava i suoi veri familiari nel legame dell’ordine sacro.
Ringraziava soprattutto il Signore per i suoi parrocchiani, i santandreotti e i sansirotti – come scherzosamente talora li chiamava -, per i quali aveva attenzioni di una tenerezza indicibile: li conosceva nel profondo e li sapeva condurre con il suo ascolto umile e la sua parola enigmatica, che portava a scrutare con più profondità la vita. Sapeva, infatti, stare fermo e guardarti negli occhi mentre parlavi, perché non era un prete a tempo determinato, ma disposto a sentire quanto già intuiva con i suoi occhi chiari e sorridenti.

Era grato non solo del presente ma anche del passato: ricordava aneddoti, volti, espressioni dei suoi compaesani di Casola, dei suoi primi parrocchiani di Grammatica e Ballone, degli ammalati dell’ospedale psichiatrico, che si portava dietro per Colorno come amici. Così lo ritrarrà per lunghi anni la pietra tombale sulla quale egli stesso ha voluto che si scrivesse: amico e sacerdote. Non perché considerasse la sua vocazione secondaria rispetto all’amicizia, ma perché sapeva che il Vangelo cresce e si trasmette attraverso relazioni autentiche e trasparenti: il suo lavoro assiduo, l’estrema povertà personale, l’ascolto prudente e la parola amica e sagace gli hanno permesso di farci amare il Signore e il suo Vangelo.

A Villa Sant’Ilario, struttura alla quale era grato per l’accoglienza che gli aveva offerto, molti si stupivano vedendo tante persone che andavano a trovare un vecchio parroco di due paesini scivolati fuori dal letto della Parma: il segreto di don Domenico consisteva nel fatto che la sua gratitudine a Dio per tutto ciò che gli aveva dato era diventata in lui gratuità e dono di se stesso fino alla fine.
Vielen Dank, don Domenico, und auf Wiedersehen im Himmel.(trad.: Tante grazie, don Domenico, e arrivederci in cielo)

Il mio ricordo di don Domenico Leporati
Don Domenico era nato nel 1927 a Casola di Terenzo, un paese di montagna sotto la strada nazionale della Cisa. Pur essendo un paese piccolo, è diviso in alcuni gruppi di case e incombe a ovest sul letto del torrente Baganza. Cisono nei dintorni i noti Salti del Diavolo, che danno una caratteristica inconfondibile al territorio.

Io vengo dalla sponda opposta del Baganza: eravamo quasi dirimpettai. Quante volte ci siamo attardati a tavola in Villa S. Ilario a parlare della vita nei nostri paesi ai tempi della nostra prima giovinezza, delle nostre montagne, dei personaggi di nostra comune conoscenza!
Mi raccontava pure la sua prima scelta vocazionale presso la Congregazione dei Padri Dehoniani assieme al compianto don Amedeo Cavatorta suo compaesano, poi il passaggio al nostro Seminario di Parma e i pericoli drammatici degli ultimi mesi di guerra quando aveva 17 anni, un'età ormai rischiosa a causa delle scorribande in montagna dei tedeschi.

Dalla famiglia modesta e laboriosa del nostro appennino don Domenico aveva ereditato come dote una straordinaria ricchezza umana e cristiana.
E aveva naturalmente una grande ricchezza sacerdotale: se l'era conquistata, con la risposta alla grazia di Dio, nella formazione del Seminario e nella esperienza di parroco. Infatti ogni parroco non solo dona, ma riceve dai suoi cristiani: si crea una specie di osmosi. Per questa osmosi a S. Andrea e a S. Siro c'è stato tempo: era lì dal 1961.
Era stato ordinato prete nel 1952: fino al 1961 era stato per alcuni mesi a Grammatica e poi a Ballone, dove tra le montagne del Cornigliese, montanaro lui stesso, aveva subito dato un saggio della sua tempra di giovane prete.

Ma non si è esaurita all'interno della cerchia parrocchiale la sua inarrestabile vitalità sacerdotale: per lungo tempo ha fatto servizio con un compito delicato in Curia dove arrivava puntuale ogni mattina; è stato per diversi anni cappellano dell'ospedale psichiatrico di Colorno come successore del "mitico" don Lambertini; è stato insegnante apprezzatissimo di Religione nel Conservatorio, conquistandosi tanta stima e tante amicizie nell'ambiente della scuola.
È arrivato a Villa S. Ilario alla fine dello scorso maggio. Faceva impressione la fila di parrocchiani che ogni giorno venivano a visitarlo: avevano bisogno quasi di "contemplarlo" e, naturalmente, ascoltarlo nel suo eloquio sapido ed illuminato.
Aveva tanti interessi: aveva una buona cultura generale perchè leggeva molto; sapeva musica; curava il canto con il suo coro parrocchiale; qui a Villa S. IIario accompagnava le nostre Messe con l'organo; aveva una conoscenza discreta di alcune lingue; parlava con un certo orgoglio e tanta nostalgia del suo orto-giardino, che lui curava con diligente competenza accanto alla sua Chiesa di S. Andrea.

Aveva soprattutto una passione smisurata per la Parola di Dio: in camera aveva sempre la Bibbia aperta sulla scrivania. E la sua "passione" biblica emergeva nelle sue brevi e succose omelie, quando presiedeva la liturgia in cappella. Al lunedì incominciava già a parlarmi del vangelo della domenica successiva!
Non solo ha saputo farsi amare dai suoi parrocchiani, ma anche dalle nostre suore, dagli operatori e operatrici di Villa S. llario, che hanno accolto con il pianto la notizia della sua morte. Nella nostra struttura per anziani gustava la compagnia di tutti (e non solo dei confratelli sacerdoti) e sapeva fare gustare la sua compagnia a tutti: voleva fare la sua parte anche spingendo qualche carrozzina quando occorreva. Troppo breve è stata la sua presenza fra noi: poco più che lo spazio di un sorriso!
Era un conversatore amabile e interessante, perchè lui era una persona amabile e interessante con la cultura e l'esperienza che aveva accumulato nella sua vita.
Aveva una capacità straordinaria di parlare ai ragazzi e di coinvolgerli nella Messa e nel catechismo.


Don Domenico era un “incantatore” di bambini
Questa è da raccontare, perchè è stata l'ultima "invenzione" della sua fantasia pastorale a S. Andrea, la domenica prima di essere ricoverato in ospedale, pochi giorni prima di morire. E' riuscito a spiegare in modo incisivo il brano evangelico sui ricchi che non possono entrare nel Regno di Dio, così come il cammello non può passare attraverso la cruna di un ago. A questo scopo ha portato in Chiesa un ago con un filo di refe e ha chiamato una ragazza che non è riuscita a infilare il refe, rendendo quindi ancora più efficace il paragone evangelico. È tornato raccontandomi l'episodio, evidentemente molto soddisfatto.

Si vedeva bene lontano un miglio che era contento di essere prete, si "divertiva" a indovinare tutti gli espedienti possibili per annunciare efficacemente la Parola di Dio, sapeva amare tutti e si sentiva felice di essere amato: amato da Dio e dai tanti fratelli che ha incontrato sulle strade della sua esistenza.
Che cosa poteva aspettarsi di più il Signore da un sacerdote così? E noi, che cosa potevamo aspettarci di più?
Noi auguriamo a don Domenico con la nostra preghiera che il passaggio dalla terra al cielo gli sia lieve e gioioso e... grazie!

(tratto da “VESCOVIPRETISUOREAMICI”, di don Domenico Magri - Editrice LIKECUBE – 2014)