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Profili di preti: don Franco Sandrini

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri e fino al settembre 2018, poi, come in questa pagina, da don Stefano Rosati.

Giovedì della III settimana di Pasqua
«Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato;
e io lo risusciterò nell'ultimo giorno»

(Gv 6,44) 

Oggi ha realizzato in sè la prima parola di Gesù, in attesa che Egli realizzi la seconda


DON FRANCO SANDRINI
(26 ottobre 1930 - 5 maggio 2022)
canonico onorario della Basilica Cattedrale

 

Don Franco SandriniSchivo e riservato, umile e misurato, la cui gentilezza di tratto e delicatezza di cuore erano un vero e proprio “abito” apprezzabile ed apprezzato da tutti, don Franco era nato in una storica famiglia di Traversetolo da Paolo ed Ines Togni il 26 ottobre 1930, terzultimo di cinque fratelli maschi. Sotto la guida di “un triumvirato di eccellenti coltivatori di vocazioni presbiterali”, gli arcipreti mons. Riccardo Varesi prima e mons, Mario Affolti poi, sempre accompagnato da vicino dall’allora cappellano don Giuseppe Celeste, entra in Seminario Minore. Insieme con lui, “innamorati della liturgia e del sacerdozio” dalla chiamata del Signore e dalla testimonianza dei pastori traversetolesi, ci sono altri giovani traversetolesi, quali mons. Walter Dall’Aglio e poi il vescovo Eugenio Binini. “Per approfondire la ricerca della verità”, don Franco ha l’opportunità di frequentare il Liceo presso l’Università Cattolica di Lovanio. Quindi, dopo essere tornato a Parma per seguire l’iter seminaristico della Teologia, viene ordinato presbitero dal vescovo Colli nella Cattedrale di Parma il 19 giugno 1955.

Già nei due anni precedenti era stato nominato insegnante nel Seminario Maggiore. Da allora – siamo nel 1953 – fino al 1995 alterna il ministero dello studio e dell’insegnamento. Studente, si laurea in Filosofia all’Università Cattolica di Milano nel 1957 e l’anno successivo all’Università Cattolica di Lovanio in Belgio e nel 1965 si licenzierà anche in Teologia alla Facoltà teologica di Venegono – Milano. Il suo insegnamento si svolge dentro e fuori le istituzioni della Chiesa: insegnante in Seminario Maggiore (1953-74); insegnante di filosofia al Collegio Alberoni di Piacenza (1974-80) e al Liceo S. Orsola di Parma (1980-95), nonchè di Religione al Liceo Ulivi di Parma (1980-95). Sarà anche impegnato come Assistente diocesano della FUCI maschile e femminile (1959-67).

In questo ambito educativo, soprattutto, per 47 anni (1963-2010) don Franco è stato il primo ed unico Direttore del Collegio Internazionale maschile Giovanni XXIII, fondato proprio mentre i cattolici piangevano la scomparsa del “papa buono”. Fu grazie alla sua intuizione se Parma, attraverso l’università, si aprì al mondo e schiuse le porte agli studenti stranieri. Centinaia sono i giovani, soprattutto africani, passati per il Giovanni XXIII. È orgoglioso il Collegio di quella sua qualifica: “internazionale”: l’aggettivo è ben marcato nel fregio, uno spicchio d’Africa, accostato all’Angiol d’or, simbolo della parmigianità. Per quasi mezzo secolo le stanze di via XX Marzo sono state la casa comune per camerunensi, ivoriani, ruandesi, oltre che per studenti del  Sudamerica, dell’Asia e dell’Est Europa. Con loro italiani di tutte le regioni. E per tutti don Franco è stato “un secondo padre per tanti di noi… in trasferta” – lo ricorda commosso uno studente. Che lo definisce “un direttore liberale per un collegio familiare”.

Accanto a questo ministero educativo, educatore don Franco non lo è stato di meno come prefetto della chiesa magistrale della Steccata. Dopo la morte del suo predecessore mons. Arnaldo Marocchi e per 28 anni (1983-2011), egli ha potuto mettere a frutto altri due “amori” della sua vita, “imparati” fin da ministrante in quel di Traversetolo, ossia la sobria cura della liturgia e la tenera devozioni mariana.

Dopo la chiusura del Collegio, è stato ospite in Seminario per la mensa, e, una volta ritiratosi dal servizio al Santuario della Steccata, è stato nominato Canonico onorario della Basilica Cattedrale (2011) e fino ad oggi è stato ospite di Villa S. Ilario in quel di Porporano.

Con una voce che si era fatta via via sempre più sottile fino ad essere a volte quasi impercettibile, quando gli chiesi: “Don Franco, qual è stata la filosofia della tua vita?” Quella volta rispose, pronto, anche se sempre con un filo di voce, come se stesse a muttire, laconico, ma non credo per scherzo: “in medio stat virtus!”. Mi sovviene ora questo frammento di memoria e ti rivedo, don Franco, nella sala comune di Villa S. Ilario, che allora ospitava anche mia madre, proprio al suo fianco. E ti ringrazio, perché di quelle parole del quinto capitolo del II libro dell’Etica Nicomachea di Aristotele, tu sei stato un esempio con la tua persona ed il tuo ministero. Se imprescindibile, per il filosofo, è la medietà: secondo l’ideale greco, infatti, la virtù è sempre misurata, moderata ed equilibrata, tanto più lo è stato per te, don Franco!

don Stefano Maria

Parma, 5 maggio 2022

(Il pdf di questo profilo è scaricabile da qui)


Profili di preti: don Giannino Pedersani

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri e fino al settembre 2018, poi, come in questa pagina, da don Stefano Rosati.

Mercoledì della IV settimana di Quaresima
«In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato,
ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita»

(Gv 5,24) 

Oggi il Signore ha chiamato a passare dalla morte alla Vita


DON GIANNINO PEDERSANI
(14 giugno 1928 - 30 marzo 2022)
già parroco di Rivalta e Stadirano

 

Don Gianni PedersaniAvendo don Giannino trascorso gli ultimi quattro anni (2018-22) come ospite, insieme ai confratelli, a Porporano, amorevolmente assistito dal personale e dalle suore di Villa S. Ilario, cui va tutta la riconoscenza della Diocesi, in apertura lascio ancora una volta la penna a mons. Domenico Magri, che lo aveva convinto a trasferirsi alla “Casa del Clero”, dopo essere stato a lungo suo confratello nella zona di Langhirano, e che lo ricordava come “un prete semplice, di campagna, in tutto, sottolineo in tutto dedito alla sua gente”.

Nato a Santa Maria del Piano il 15 giugno 1928 da Domenico e Cattabiani Maria, cresce all’ombra del campanile ed è un bambino quando entra in Seminario minore, “insieme” al suo compaesano, che in quell’anno ne diventa rettore, don Pietro Triani (1938). Passato al Maggiore, viene ordinato presbitero il 29 giugno 1951 nella Cattedrale di Parma dal vescovo Evasio Colli. Due giorni dopo e per i primi 4 anni è parroco a Vestana, nel Cornigliese (1951-55).

Nel 1955 torna nel suo comune di nascita, Lesignano, ma a Rivalta, cui dieci anni dopo, nel 1965, aggiungerà la cura pastorale anche di Stadirano. La prima è la parrocchia di nascita (e di sepoltura) del suo primo rettore di seminario, mons. Pietro Triani, mentre nella sua parrocchia di nascita, Santa Maria del Piano, dove don Giannino ha celebrato la sua prima Messa e dove ha voluto si tenessero le sue esequie, dal 1945 fino alla morte sarà parroco don Attilio Mori. Questi è il “capostipite” di un significativo gruppo di ben cinque preti lesignanesi, tutti di Santa Maria, che nella prima metà del secolo scorso vanno da don Dante Bonazzi (1921), comprendendo don Giannino appunto e don Gabriele Fridoletti (1933), fino a don Gabriele Pavarani (1938) e don Valerio Cagna (1943), che rivedo insieme, immancabili, alle sagre delle loro parrocchie. Io, che ero seminarista in una di queste, ricordo i racconti degli aneddoti di fede e vita paesana nella campagna di Santa Maria, dove la famiglia (anche quella di don Giannino) e la tradizione supportavano una proposta “incarnata” di vita cristiana e di vocazione. Ed è a questo proposito che per la prima volta e ripetutamente ho sentito parlare dell’Opera Vocazioni Ecclesiastiche (=OVE) e delle sue “zelatrici”, convinte e generose come le sorelle Pini, “signorine” e maestre che hanno accompagnato tutti questi ragazzi fino all’ordinazione.
Cui sono seguiti per don Giannino più di 70 anni di ministero, e di questi ben 63 nelle parrocchie del lesignanese. I più vecchi ancora ricordano che a Rivalta don Giannino era arrivato con il peso di un grosso mutuo, eredità del suo predecessore per gli ingenti lavori fatti alla chiesa, ma lui non si era perso d’animo. Si era inventato un “lavoro”, come hanno fatto tanti altri preti della sua generazione, che è quella di “benefici e congrue”. Anche nella nostra diocesi, non è un segreto, si contano alcuni di questi esempi. Proprio attraverso questo suo “lavoro”, speso nel campo delle assicurazioni, don Giannino aveva potuto non solo pagare i debiti delle parrocchie, ma soprattutto aiutare tante persone, giovani e famiglie bisognose. E i suoi parrocchiani di Rivalta e Stadirano anche oggi testimoniano lo abbia fatto sempre “nel nascondimento”.
Come non possono dimenticare la sua “socialità”, che lo vedeva ogni giorno frequentare la sua gente, con cui amava giocare a carte e guardare le partite. Questa stessa gente, i suoi parrocchiani di una vita, gli hanno voluto bene fino all’ultimo, apprezzando soprattutto la sua devozione alla Madonna, e con lui, ancora ieri al suo capezzale, hanno voluto pregare la Madre nell’ora della sua morte.

A Lei ti affidiamo, don Giannino: sì, era al tuo fianco nell’ora della tua morte, ora con la Parola che abbiamo accolto oggi, giorno della tua morte, ti auguriamo di essere passato dalla morte alla Vita. Ma ti chiediamo di aiutarci a non dimenticare mai, … nemmeno in questo tempo di Quaresima, che è in Lei e solo in Lei che Colui che è la Vita ha preso carne!

don Stefano Maria

Parma, 30 marzo 2022

(Il pdf di questo profilo è scaricabile da qui)


Profili di preti: don Giorgio Zilioli

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri e fino al settembre 2018, poi da don Stefano Rosati, tranno rare eccezioni, come questa.


DON GIORGIO ZILIOLI
(17 settembre 1933 - 24 maggio 1999)
parroco di Madregolo, Gaiano e “Casa della Carità”


Don Giorgio Zilioli

Don Giorgio Zilioli, nato a Parma il 17 settembre 1930 da una umile famiglia dei borghi, dopo i regolari studi presso il Seminario Vescovile cittadino, venne ordinato sacerdote da mons. Evasio Colli nel 1953.

 

Compiuto un breve periodo come cappellano nella parrocchia cittadina di Santa Croce, nel 1955 viene nominato arciprete della parrocchia di Madregolo.

Arrivato in un periodo nel quale il benessere era ancora un miraggio per la quasi totalità degli abitanti della frazione, il giovane parroco seppe subito distinguersi per la sua affabilità e per il suo essere a disposizione di tutti coloro che avessero bisogno di lui.

Non faceva differenza se una persona fosse o meno credente o frequentante, di ceto sociale elevato o basso, di cultura vasta o che sapesse appena leggere e scrivere: era una persona, e per questo degna di essere accolta, ascoltata, messa a proprio agio.

Tutte caratteristiche della personalità del giovane parroco, che gli permisero, nel tempo, di entrare nel cuore dei cittadini di Madregolo e anche di Collecchio, centro nel quale espresse molte delle sue capacità.

Infatti, oltre ad aiutare i confratelli sacerdoti della zona nella cura pastorale, da ricordare è il suo costante impegno nel mondo della cultura, cosa di cui non era certo solito vantarsi.

Uomo di profonda conoscenza artistico-letteraria, storico-filosofica e soprattutto musicale, per decenni insegnò a generazioni di collecchiesi, aprendoli al bello, presso la scuola media “D. Galaverna”, divenendone anche vicepreside e punto di riferimento per alunni, famiglie e insegnanti.

Da sottolineare, nel mondo della scuola, il suo impegno sindacale e il prestigioso incarico che ottenne, a metà degli anni Ottanta, come membro del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, organo istituzionale alle dirette dipendenze del Ministro della Pubblica Istruzione.

Assai nota, e tuttora viva, è stata la sua attività diretta nel mondo musicale. Collaboratore, fondatore e direttore di corali locali, tutte ancora attive, raggiunse l’apice con la direzione, tra gli anni Sessanta e Settanta, della prestigiosa “Corale Verdi” di Parma, che con lui varcò per fama i confini nazionali.

Ma in tutta questa poliedrica attività, il suo luogo preferito è stato sempre la sua parrocchia di Madregolo, che ha sempre continuato a guidare con un particolare riguardo soprattutto per anziani e ammalati, che sapeva ascoltare e consolare.

Da ricordare, nella sua attività pastorale, la cura dell’edificio sacro (rifacimento completo del tetto nel 1985) e la realizzazione, nel 1992, di un campetto polivalente nel lato nord della canonica per i bambini e ragazzi della parrocchia, che è ancora utilizzato per le attività oratoriali.

Nel 1996 ricevette dal Vescovo di Parma la cura anche della parrocchia di Gaiano e della attigua “Casa della Carità”, e assunse questo ulteriore impegno sapendosi conquistare la fiducia della gente sempre con la disponibilità al dialogo, all’ascolto, all’incontro. Era solito poi sostare molto presso gli ospiti della “Casa della Carità”, nella quale è ricordato con affetto, ricevere le persone e parlare con loro. E proprio lì la morte lo colse improvvisamente il 24 maggio 1999, giorno di Santa Maria Ausiliatrice, nella cappella, appena terminato di celebrare i riti sacri, nel pieno del suo apostolato.

Don Zilioli è stato nella sua missione uomo di fede sì, ma anche laico nel proporre, nelle sue varie attività, un modo di pensare libero, che desse a tutti il giusto spazio di espressione e di realizzazione, tramite la cultura in senso ampio, il rispetto reciproco, il progredire insieme, l’accoglienza.

Di fianco al Circolo “Primavera”, cui don Zilioli appoggiò da sempre la costituzione e di cui fu il primo presidente, dalla metà degli anni Ottanta fino alla morte, appoggiandone attività e suggerendo proposte, tra le quali piace ricordare l’iniziativa del raduno annuale degli “strajè”, le varie feste durante l’anno e il recupero delle tradizioni medioevali dei nostri luoghi, posti su una direttrice della via Francigena, l’Amministrazione Comunale nel 2009 ha intitolato a lui il piazzale che ancora è strutturato ad area verde.

A quasi novant’anni dalla nascita, la comunità di Madregolo lo ha ricordato di nuovo nel 2017, dedicando alla sua figura di parroco, musicista e guida spirituale un’iniziativa di commemorazione nel piccolo cimitero del paese, dove è sepolto, scoprendo una epigrafe in onore suo e della sua missione pastorale.

Cosi scrive in tale occasione don Walter Dall’Aglio, caro amico e confratello di ordinazione, in una lettera del settembre 2017 sul notiziario della nuova parrocchia di Collecchio, Madregolo, Lemignano e San Martino Sinzano:

"Siamo riconoscenti a tutti voi di questa iniziativa che dimostra quanto il ricordo di don Giorgio sia ancora tanto vivo, nel cuore di coloro che hanno avuto la gioia di conoscerlo. Noi suoi colleghi e coetanei abbiamo avuto modo di apprezzarlo per le particolari caratteristiche della sua poliedrica personalità. Era da noi tanto stimato e amato per la sua squisita ipersensibilità che dimostrava con noi in ogni circostanza.
Della nostra classe era l’unico che risiedeva in città, noi tutti venivamo dalla campagna; nei nostri confronti aveva un garbo e una delicatezza che ci conquistava.

Era dotato di una intelligenza straordinaria per cui era in grado di aiutarci nelle nostre difficoltà scolastiche e lo faceva sempre con tanta spontaneità, ma soprattutto nel campo artistico, dove eccelleva, in particolare nella musica che considerava come il demone benigno del cuore umano, la sua superiore capacità, non solo non la faceva pesare ma la metteva con semplice umiltà a servizio di tutta la nostra comunità.
La passione per la musica, che in lui sembrava innata, ha forgiato una personalità armonica, ricca, disponibile sempre a comunicare nel dialogo sincero, spigliato, gioioso con tutti senza avere preferenze di persone, soprattutto senza pregiudizi di carattere religioso, ma con una apertura mentale, secondo le direttive del Concilio Vaticano II. Vi siamo sinceramente riconoscenti per questo vostro significativo ricordo. 

Noi, suoi coetanei e colleghi cercheremo di seguire, di imitare, oggi, il suo esempio, la sua testimonianza credibile e convincente di una squisita sensibilità umana e di grande fede vissuta nella serenità e nella gioia.

Grazie, don Giorgio, di tutto quanto ci hai donato col tuo smagliante sorriso, con le tue sublimi note musicali!!
"


Profili di preti: don Bruno Folezzani

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri e fino al settembre 2018, poi, come in questa pagina, da don Stefano Rosati.

Martedì della VIII settimana T.O.
Come il Santo che vi ha chiamati, diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta.
Poiché sta scritto: «Sarete santi, perché io sono santo»

(1Pt 1,16)

Avendo lasciato tutto per seguirlo e ricevuto davvero cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, oggi Gesù ha chiamato alla vita eterna nel tempo che verrà (cf. Mc. 10,28-31)


DON BRUNO FOLEZZANI
(28 giugno 1929 - 1 marzo 2022)
già parroco dello Spirito Santo in Parma

 

Don Bruno FolezzaniGià la consultazione dei due siti www.parrocchiaspiritosanto.it e www.giovannaspanu.it offre tali e tante informazioni della vita e del ministero di don Bruno, che stavolta questo suo profilo non può che semplicemente ribadirne alcuni tratti, magari aggiungendone qualcuno, sempre con l’unico obiettivo, perché - scriveva un santo prete e fondatore quale d. Agostino Chieppi – «morendo la persona, si perpetui lo spirito del bene e la cultura» (Direttorio, n. 52). Ed in questo modo, nel ricordo di don Bruno ed ora anche per la sua preghiera, continui ad alimentarsi quello “spirito di trasmissione” che vede come attori il presbiterio di oggi e di domani (tra cui sono ben quattro i preti usciti dalla sua parrocchia: a Parma d. Giuseppe Mattioli, il suo successore, e d. Andrea Volta; d. Luca Cesari a Verona e d. Simone Caleffi a Roma); ma anche la comunità ministeriale di diaconi e ministri istituiti, che hanno arricchito la parrocchia dello Spirito Santo; le consacrate, i consacrati e le famiglie della Piccola Comunità Apostolica; le claustrali del Carmelo e le religiose di vita attiva, i tantissimi laici e laiche di associazioni e movimenti e di tutte le comunità da lui servite, fin da Felino, passando per Coloreto, senza dimenticare gli studenti e gli operai che lo hanno avuto come educatore. In questo “spirito” raccolgo tre ulteriori testimonianze, tutte di prima mano, che così vanno ad aggiungersi alle tante altre, reperibili nella sitigrafia.

Nato a Strognano di Langhirano il 28.06.1929, don Bruno vive la sua infanzia a Neviano degli Arduini, ultimo degli otto figli di Giuseppe e Adani Gisella. Tra questi la sorella Maria, che gli sarà a fianco durante il suo ministero e il fratello don Tullio (1911-91), ordinato presbitero nel 1936, che don Bruno accoglierà con sé, dopo il suo ritiro dal ministero per motivi di salute (1978).


Basco verde

Mentre era seminarista di teologia scende a Roma nel 1948, in occasione dell’80º anniversario della fondazione dell’Azione Cattolica («Da Parma eravamo in tanti… alla partenza abbiamo dormito per terra nei locali del vescovado, dove aveva la sua sede l’Azione Cattolica; nel viaggio eravamo accompagnati dagli assistenti e dai seminaristi: tra questi ultimi si distingueva don Bruno: era un vero trascinatore…» - è la prima delle tre testimonianze, quella di mio padre, Valter Rosati, suo coetaneo). Si tratta della famosa adunata dei giovani della Giac, trecentomila “baschi verdi” che trasformano piazza San Pietro in un prato verde speranza! Tra costoro furono diversi i giovani che scelsero di diventare “operai” dediti all’apostolato, pronunciando voti privati, come laici consacrati, nella totale conformazione alla volontà di Dio, secondo il motto: «Non mea, sed Tua voluntas fiat». Questa chiara percezione della “serietà” della vocazione cristiana battesimale, maturata in quell’Azione cattolica, quella di Luigi Gedda e Carlo Carretto, mi confessava aver segnato la sua stessa scelta e poi la “struttura interiore” del suo sacerdozio ministeriale, al quale viene ordinato nella Cattedrale di Parma dal vescovo Evasio Colli il 21.06.1953, insieme ad altri 10 compagni, di cui due gli sopravvivono.


Pretino

Subito viene inviato come vicario cooperatore a Felino (1953-57). Si dedica con entusiasmo e totalità all’apostolato dei giovani. In pochi anni e proprio a partire dai giovani, la parrocchia è trasformata: nelle proposte pastorali e negli stessi ambienti, dalla chiesa all’orto del parroco, che diviene campo da gioco con annesso oratorio, fino alla “famosa” Grotta di Lourdes, che ancora oggi campeggia a fianco della chiesa. A questo proposito la seconda testimonianza è di Graziella Frati, nipote e perpetua di don Riccardo Frati, di cui d. Bruno è stato cappellano in quel di Felino. Quando io lo ero a Colorno, con Graziella, che alla morte di don Riccardo è passata a “servire” il parroco di Carignano, poi divenuto prevosto di Colorno, si sono richiamati tanti episodi di questa sua “stagione” felinese. Con l’amarezza di chi ha visto lo zio parroco “soffrire” per quei giovani che, una volta partito il cappellano, organizzavano pullman per andare alla sua Messa domenicale, dopo aver esposto in paese uno striscione con la scritta «Co mnin frega ed Gesù, se don Bruno al ne ghè pu’?», ogni volta concludeva: «Era davvero in gamba quel pretino…».

Proprio in quegli anni qualcuno ha fatto leggere a don Bruno una meditazione di Chiara Lubich (1920-2008), fondatrice del Movimento dei Focolari, intitolata «Una città non basta»: «Se vuoi conquistare una città all'amore di Cristo, se vuoi trasformare un paese in Regno di Dio, fa' i tuoi calcoli. Prenditi degli amici che abbiano i tuoi sentimenti, unisciti con loro nel nome di Cristo e chiedi a loro di posporre ogni cosa a Dio. Poi statuisci con essi un patto: promettetevi amore perpetuo e costante». Affascinato da questo ideale, ha iniziato a proporre a chi gli sembrava avesse “i suoi sentimenti” quel patto che i focolarini chiamano “patto di unità”: un legame spirituale che rende vere, concrete le parole di Gesù: «Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro» (Mt. 18,20). Non occorrono particolari requisititi per dar vita a questo patto, è necessario semplicemente il desiderio di amare Gesù e di farlo amare.


Parroco
fondatore

Dopo quella di Azione Cattolica, la spiritualità del Focolare ispirerà tutta l’esperienza del ministero parrocchiale (nel 1974 don Bruno sarà a Frascati - Roma per sei mesi alla Scuola sacerdotale del Movimento), che comincia come parroco a Coloreto (1957-68). Sono 10 anni anche questi intensi, con vari incarichi (insegnante alle medie, magistrali e istituto geometri, cappellano tra gli operai della Bormioli Rocco). Anche a Coloreto si verifica una vera “invasione” di popolo: ragazzi, giovani, adulti. Ben presto si forma un centro di animazione pastorale per la zona: 10 studenti dei Missionari Saveriani frequentano in parrocchia la scuola di pratica pastorale; nel nuovo teatro si incontrano periodicamente giovani di varie parrocchie.

Ma è il 1° agosto 1968 quando il vescovo Amilcare Pasini, firmato l’atto che istituiva la nuova parrocchia dello Spirito Santo nella periferia sud della città, peraltro a pochi km da Coloreto, invia don Bruno come parroco della nuova comunità, dicendogli: «Tu sei il primo parroco della parrocchia Spirito Santo», aggiungendo: «la chiesa non c’è …la costruirete e tu sei la prima pietra. I fedeli ci sono… sono 6.000 e sono in attesa. La casa canonica manca… vedi cosa puoi fare; ci sono delle buone monache di clausura». Proprio le Carmelitane di via Montebello saranno Chiesa e casa della nascente comunità. Lì dove prestava servizio il suo predecessore, l’ex benedettino don Paolo Segalini, insegnante al Seminario Minore, all'epoca, nell'area dove ora sorge il complesso parrocchiale, si trovava solamente un prato. Prima della chiesa di mattoni, però, d. Bruno desidera dar vita ad una chiesa di persone. Ed anche qui, come a Felino, come a Coloreto, parte dai giovani. Per arrivare a tutti, naturalmente! Il gruppo di giovani che aderisce alla sua proposta inizia a trovarsi con ritmo settimanale ogni martedì sera per leggere, approfondire e pregare il Vangelo. Al termine dell'incontro viene scelto un versetto definito “Parola di vita” che si cerca di mettere in pratica per tutta la settimana. Una matrice spiccatamente focolarina, quindi, che ha però una sua sfumatura: il patto di unità è vissuto prima di tutto con il sacerdote-pastore.

Proprio attorno a questa “intuizione” carismatica nel 1974 nasce la Piccola Comunità Apostolica. Insieme a don Bruno c’è Giovanna Spanu (1955-2003), che accoglie con gioia la proposta di dar vita ad una vera e propria famiglia spirituale, formata dal sacerdote e da quei fedeli che, uniti a lui “nel nome di Cristo”, rendono presente Gesù Buon Pastore: «Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro» (Mt. 18, 20). Il desiderio di formare accanto al sacerdote una famiglia spirituale non viene espresso solo dal gruppo di ragazze che si stringono attorno a Giovanna: ragazzi, donne, coppie di sposi costituiscono quel nucleo di una ventina di persone, da cui il nome di Piccola Comunità Apostolica e di cui Giovanna sarà madre e punto di riferimento. La sua missione: «Nel cuore della Chiesa io sarò l'amore» e la sua “Offerta all’Amore misericordioso” sull'esempio di santa Teresa di Gesù Bambino “ripetono” un altro “filone” della parrocchialità di don Bruno, quello “carmelitano”, che segna l’esperienza, le programmazioni e le iniziative della parrocchia. Una parrocchia “carmelitana” fin dalla sua fondazione, localizzata nella chiesa e nella cripta del Monastero di Via Montebello, ma ancora prima, persino nella scelta del Titolare, ovvero lo Spirito Santo, che si deve al nome in religione di una delle monache, Suor Cristina dello Spirito Santo (1968), che fa il paio con Suor Thérese de l’Enfant Jésus, chiamata a dipingere la Pentecoste, il grande quadro di 4x6 m. che campeggia in chiesa sulla parete di fondo dell’aula (1980). Sempre guardando all’apparato iconografico con cui negli anni questa è stata “colorata”, dopo le vetrate istoriate policrome, a ricordo del Grande Giubileo del 2000, nel 2002 viene realizzato il mosaico dello Spirito Santo, che sovrasta il fonte battesimale, progettato ad acquerello da un “artista” che solo chi non lo conosce non si aspetterebbe: e cioè lo stesso don Bruno!

Raccontare tutte le iniziative portate avanti nei 39 anni del suo parrocato (1968-2007) è impossibile in queste poche righe; per dare il senso compiuto di tutte basti la terza ed ultima testimonianza. A Roma negli anni Novanta ho avuto come insegnante di Teologia pastorale padre Piersandro Vanzan S.I. (1934-2011). Quando, già nelle presentazioni d’inizio corso, ha saputo che provenivo da Parma, subito ha avuto una parola per la persona di don Bruno e l’esperienza della sua “nuova parrocchia”: è infatti sulle labbra di padre Vanzan che ho ascoltato per la prima volta il termine che poi, grazie al vescovo Cesare, diventerà abituale qui a Parma. «Don Bruno – queste le parole conclusive di padre Vanzan – è un parroco, pastore e padre di una vera comunità apostolica!».

Che, quando nel 2007 rinuncia alla responsabilità di parroco, non abbandona la parrocchia, ma continua a vivere in canonica insieme al suo successore per altri 14 anni, fino a tre mesi fa, quando le peggiorate condizioni di salute lo hanno convinto a ritirarsi a Villa S. Ilario di Porporano.

Don Bruno, mentre valgono anche per te queste parole di Giovanna che ora si sono realizzate per sempre: «Il Signore ha preso i nostri cuori, li ha stretti con “nodi” d’amore divino e piano piano ci porta in cielo, dove per sempre saremo con Lui una cosa sola» (G. Spanu), l’unguento profumato delle parole versate con affetto e riconoscenza in questo tuo profilo resti come cara “memoria” di te (Mc 14,9)!

don Stefano Maria

Parma, 1 marzo 2022

(Il pdf di questo profilo è scaricabile da qui)