Il crocifisso in ghisa
Il crocifisso è una pregevole fusione in ghisa realizzata dai maestri fonditori della ditta Fondar di Ostra Vetere (Ancona).
Una fusione analoga a quella realizzata per la chiesa di Sorbolo è stata donata dalla stessa Fondar al santuario francescano di Santa Croce in Ostra Vetere. L'opera è ricavata da un raro modello settecentesco, un crocifisso ligneo tuttora conservato all'interno del convento.
Quello di Santa Croce di Ostra Vetere è uno dei complessi monastici più illustri dell'hinterland senigalliese: i lavori di costruzione della chiesa e del monastero attiguo furono avviati tra il 1606 e il 1607, con l'assenso di papa Paolo V, e il tempio fu via via arricchito, nel corso del XVII secolo, di opere d'arte tra le quali fanno spicco la monumentale pala d'altare di Claudio Ridolfi ed un severo e ieratico crocifisso donato nel 1639 da Francesco Maria II Della Rovere. La chiesa fu successivamente impreziosita dall'aggiunta di dignitose cappelle gentilizie, fino alla consacrazione che ebbe luogo nel 1692. Da allora il complesso monastico, oggi conosciuto soprattutto come santuario di San Pasquale Baylon, è meta di migliaia di fedeli. Proprio all'imboccatura del viale che, in una composta cornice di tigli, conduce al santuario è stato posizionato il crocifisso fuso nello stabilimento della Fondar da un gruppo di operai specializzati, coordinato dal responsabile tecnico Antonello Mancini.
Il lavoro, o meglio l'opera, offre un risultato di particolare suggestione, nonostante la sua elevata difficoltà tecnica. La ghisa è infatti uno dei prodotti siderurgici che meno si prestano, di per sé, a lavorazioni di particolare impegno plastico.
Proprio per questo, la statua del Cristo uscita dallo stabilimento della Fondar è un'opera veramente apprezzabile e di gran pregio per l'atteggiamento doloroso e composto, il vigore della composizione e la solenne armonia dell'assieme.