Pellegrinaggio nei luoghi di San Benedetto: Subiaco e Montecassino, 29-30 giugno 2019
Il pellegrinaggio 2019 ci ha portato nei luoghi di San Benedetto e Santa Scolastica, fondatori degli ordini maschile e femminile dei benedettini, nonché ispiratori dei valori e della cultura che contraddistinguono l’Europa.
Benedetto e Scolastica erano gemelli che nacquero a Norcia verso il 480. All’età di dodici anni furono mandati a Roma per compiere gli studi classici, ma entrambi restarono profondamente turbati per la vita dissoluta che vi si conduceva. Benedetto per primo decise di ritirarsi in eremitaggio nella valle di Subiaco. Scolastica a sua volta entrò in un monastero vicino a Norcia e qualche anno dopo seguì il fratello a Subiaco.
Proprio Subiaco è stata la nostra prima meta. Il luogo benedettino per eccellenza, a Subiaco, è il Sacro Speco, ovvero la grotta in cui all’inizio del VI secolo il giovanissimo Benedetto visse circa tre anni da eremita. Incastonato come una gemma nella parete rocciosa del Monte Taleo, il Santuario del Sacro Speco da quasi mille anni custodisce tale grotta. Attraverso il periodo di solitudine trascorso in questo luogo aspro e selvaggio, Benedetto poté maturare quel carisma e quella spiritualità che in pochi anni lo portarono a fondare le prime comunità monastiche lungo la valle del fiume Aniene: l’embrione da cui si sarebbe sviluppato l’intero monachesimo occidentale.
La Grotta di San Benedetto divenne luogo di culto già a partire dal VI secolo, e le più antiche testimonianze artistiche risalgono all’VIII secolo. A partire dalla seconda metà dell’XI sec. ebbe inizio l’evoluzione della struttura che possiamo ammirare oggi, contraddistinta dal sorprendente equilibrio fra l’architettura e la roccia. Oggi il Monastero si compone di due chiese sovrapposte e di molteplici cappelline che seguono l’andamento della parete di roccia a cui la struttura è addossata. La chiesa inferiore custodisce il Sacro Speco, al quale si accede attraverso la cosiddetta “scala santa”.
I cicli pittorici più significativi risalgono al XIII e XIV secolo e colpiscono per qualità e conservazione. Tre le tematiche principali sviluppate dagli artisti: la Passione di Cristo, la vita della Madonna e la vita di San Benedetto da Norcia. Fra gli affreschi che decorano la struttura inferiore, uno è particolarmente prezioso e significativo: il più antico ritratto esistente di San Francesco d’Assisi, pellegrino d’eccezione che raggiunse Subiaco nel 1223 al seguito del Cardinale Ugolino, futuro papa Gregorio IX.
La celebrazione della S. Messa in una delle cappelle adiacenti al Sacro Speco ha dato forti emozioni, facendoci percepire la spiritualità di quel luogo, nella consapevolezza che il cristianesimo occidentale lì è nato ed è arrivato fino a noi, insieme alla visione del mondo che proprio lì è stata impostata, basata su spiritualità, studio e lavoro.
Benedetto rimase a Subiaco per quasi trent’anni, predicando la Parola del Signore e accogliendo discepoli sempre più numerosi, fino a creare una vasta comunità di tredici monasteri, ognuno con dodici monaci e un proprio abate, tutti sotto la sua guida spirituale. Dei monasteri voluti da San Benedetto nella valle dell’Aniene, l’unico sopravvissuto ai terremoti e alle distruzioni saracene fu quello di Santa Scolastica, che è stata la nostra seconda meta.
Il Monastero di Santa Scolastica si presenta come un complesso di edifici costruiti in epoche e stili diversi: un ingresso, sul quale figura la scritta “Ora et Labora”, con strutture del XX secolo, introduce nel primo chiostro o “Chiostro Rinascimentale” del secolo XVI, dal quale si passa in un secondo chiostro o “Chiostro Gotico” del secolo XIV ed, infine, in un terzo, detto “Chiostro Cosmatesco”, del secolo XIII. Il Campanile è del XII secolo e la Chiesa attuale è della fine del 1700, l’ultima di ben cinque chiese stratificatesi lungo i secoli. Il monastero ebbe il periodo di maggiore splendore tra il secolo XI e il secolo XIII. Nel 1465 i due chierici tedeschi A. Pannartz e C. Sweynheym vi impiantarono la prima tipografia italiana, che arricchì la Biblioteca, già esistente, di incunaboli e di libri di grande valore.
Presso la Foresteria del Monastero di Santa Scolastica abbiamo alloggiato e passato la serata in compagnia. L’aria fresca (per non dire fredda) della sera sugli Appennini romani ha fatto dimenticare a molti l’afa della nostra pianura e desiderare di poterne fare scorta.
La nostra meta della domenica è stata Cassino dove, negli anni tra il 525 ed il 529, Benedetto fondò il Monastero di Montecassino. Il Monastero colpisce già mentre si arriva da lontano, poiché domina su un’altura appuntita. Proprio lì Benedetto compose la sua Regola, verso il 540: una linea guida che ha cambiato sia il concetto di monachesimo sia la filosofia di vita nonché il paesaggio. La sorella Scolastica lo seguì e, ai piedi di Montecassino, fondò il monastero di Piumarola, dove assieme alle consorelle seguì la regola di San Benedetto dando origine al ramo femminile dell’Ordine Benedettino. I Benedettini hanno risollevato le sorti dell’Italia dopo la caduta dell’Impero Romano, hanno fatto ripartire l’economia salvando la popolazione dalla fame e dalla miseria, modellando i territori attraverso la diffusione della loro inestimabile conoscenza.
Montecassino fu distrutto tre volte dalla furia umana e una volta dalla natura, ma ha saputo sempre rifiorire dalle sue macerie. Distrutto verso l’anno 577 dai Longobardi, il monastero rinasce agli inizi del sec. VIII su mandato di papa Gregorio II. Nell’883 i Saraceni invadono il monastero, lo saccheggiano e lo danno alle fiamme. Desiderio da Montecassino, che ne fu abate dal 1058 al 1087 (e diverrà Papa con il nome di Vittore III) fa ricostruire splendidamente la Basilica e arricchisce il monastero di codici miniati, mosaici, smalti, oreficeria liturgica di fattura orientale. Nel 1349 avviene la terza distruzione a causa di un terremoto: dello stupendo edificio fatto erigere dall’abate Desiderio non restarono che poche mura. Nella ricostruzione successiva varie sono le aggiunte e gli abbellimenti, che danno al monastero la grandezza e la monumentalità pervenuta a noi. Ma il 15 febbraio 1944, nella fase finale della seconda guerra mondiale, Montecassino venne a trovarsi sulla linea di scontro degli eserciti: un bombardamento massiccio delle forze alleate, che vi sospettavano erroneamente la presenza di reparti tedeschi, lo distrusse nuovamente, provocando la morte di centinaia di civili inermi che lì si erano rifugiati.
Quanto oggi si vede è stato riedificato sull’antico modulo architettonico, secondo il programma del benemerito abate ricostruttore Ildefonso Rea: “dove era, come era”. Significativo e commovente sapere che la statua di San Benedetto fu una delle poche parti del monastero che rimasero illese nonostante il bombardamento. Le varie opere di ricostruzione e di decorazione hanno avuto la durata di un decennio e sono state esclusivamente finanziate dallo Stato Italiano.
Uniti in vita, i santi gemelli Benedetto e Scolastica furono uniti anche nella morte, che li raggiunse ad appena 40 giorni di distanza l’uno dall’altra. La prima fu Scolastica, seguita da Benedetto, che spirò il 21 marzo del 547. Secondo la tradizione se ne andò in piedi, sorretto dai suo monaci, mentre impartiva loro l’ultima benedizione. I due fratelli riposano nella stessa tomba, sotto l’altare maggiore della Basilica di Montecassino.
Nel solco della Regola di San Benedetto sorsero nel continente europeo centri di preghiera, cultura e ospitalità per i poveri e i pellegrini. Due secoli dopo la sua morte, saranno più di mille i monasteri guidati dalla sua Regola. Paolo VI lo proclamò patrono d’Europa il 24 ottobre 1964. La Chiesa lo ricorda solennemente l’11 luglio. Nel proclamarlo patrono d’Europa, Paolo VI intese riconoscere l’opera meravigliosa svolta dal Santo, mediante la Regola, per la formazione della civiltà e della cultura europea. Oggi l’Europa può fare tesoro di tale Regola, riscoprirla per creare un’unità nuova e duratura, basata su un vero umanesimo. Il mondo ha bisogno dell’Europa, della sua forza ragionevole, della sua capacità di mediazione e di dialogo, delle sue risorse, della sua intraprendenza economica, della sua cultura, che traggono origine dall’insegnamento di San Benedetto e dei suoi successori.
Questo pellegrinaggio ci ha fatto riscoprire due Santi che non ci lasciano le coscienze tranquille in un mondo in cui i nazionalismi e gli egoismi sembrano guidare ogni scelta. Facciamo quindi risuonare in noi l’esortazione di san Benedetto: “Soccorrere i poveri, visitare i malati, aiutare chi è colpito da sventura, consolare gli afflitti, nulla anteporre all’amore di Cristo. Adempiere quotidianamente i comandamenti di Dio, amare la castità, non odiare nessuno, non alimentare segrete amarezze, non essere invidiosi, non amare i litigi, evitare vanterie, nell’amore di Cristo pregare per i nemici, ritornare in pace con l’avversario prima del tramonto del sole. E non disperare mai della misericordia di Dio” (Regola, IV).