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Profili di preti: Giuseppe Faroldi

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri.

GIUSEPPE FAROLDI
deceduto il 5 gennaio 2007

DonGiuseppeFaroldi

Giuseppe Faroldi era stato ordinato sacerdote nel 1962. Poi ha chiesto e ottenuto dalla Chiesa la dispensa dagli obblighi sacerdotali e dal celibato. Ha formato una famiglia, ricca di sei figli, sempre animata e sostenuta dalla sua fede, che è rimasta esemplare anche nella nuova situazione di vita. È spirato all'ospedale di Vaio il 5 gennaio 2007. È stato molto significativo che al suo funerale siano stati presenti una quindicina di preti, nonostante che l'annuncio della sua morte non sia apparso sul giornale. Una presenza che ha fatto onore ai sacerdoti e all’amico Giuseppe Faroldi.

Testo della mia omelia alla Messa esequiale
Del nostro caro fratello Giuseppe sono stato molto amico: amico nei suoi giorni lieti e amico nei suoi giorni meno lieti.
Ci sono stati certamente molti giorni lieti nella vita di Giuseppe. Basta pensare alla nascita dei suoi sei figli: Domenico (questo nome è stato scelto da lui per amicizia verso di me), Cecilia, Dorina, Paola, Primo, Francesco. Un bimbo (anzi 6!) atteso, che nasce, cresce e viene seguito con amore in famiglia, è sempre un motivo di festa!
Ma ci sono stati anche giorni meno lieti e molto difficili: conoscendo la sua vita, li possiamo immaginare senza bisogno di rievocarli.

Sono stato non solo suo amico, ma, come sacerdote, sono stato anche il suo punto di riferimento con l'accompagnamento spirituale: Giuseppe veniva regolamente da me per il sacramento della Riconciliazione, prima a Parma in Ognissanti e S. Maria del Rosario, poi a Langhirano, ultimamente ancora a Parma e mi seguiva ogni anno alla settimana di ritiro spirituale nel monastero di Fonte Avellana in provincia di Pesaro.
Tutti abbiamo bisogno della misericordia del Signore e tutti quindi abbiamo bisogno di farci perdonare le nostre fragilità. Anche il nostro fratello Giuseppe ha bisogno di misericordia e noi siamo qui a pregare per questo.

Ma non possiamo dimenticare le tante cose buone che ha lasciato a noi come ricordo e che certamente sono per lui una importante e valida "carta di credito" davanti al Signore.
Confesso che sono sempre rimasto stupito e ammirato:
1. per la sua grande fede, che ha sempre cercato di trasmettere ai suoi figli come preziosa eredità, lasciando loro precise raccomandazioni in proposito.
2. per lo spirito di preghiera, l'assiduità ai sacramenti (che ha praticato sempre, fino agli ultimi sacramenti sul letto di morte) e per la sua sensibilità liturgica: sempre fedele alla Lituirgia delle Ore. Andava ogni anno, quando gli era possibile, alla settimana liturgica nazionale.
3. per l'amore alla nostra Diocesi, di cui viveva intensamente le vicende, e alla Chiesa tutta. Nei suoi scritti che ha lasciato, ricorda con affetto la Chiesa cilena e le Piccole Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria, che a Santiago stanno vivendo la loro generosa testimonianza e che lui visitava ogni volta che si recava in Cile. Non possiamo dimenticare che ha svolto per diversi anni in parrocchia la missione di catechista e di animatore liturgico e musicale.
4. per l'amore alla famiglia, di cui posso affermare di essere buon testimone: la famiglia, con la preoccupazione affettuosa per la moglie Oriana e per i figli, era l'argomento ricorrente e appassionato delle sue conversazioni con me.

Giuseppe era un bravo musicista: si serviva della musica per lodare il Signore e per il servizio alla comunità.
La religione cristiana è una religione musicale, forse l'unica veramente musicale. Tutto è partito dalla notte di Natale sulla grotta di Betlemme: il Verbo di Dio, fattosi bambino povero, ha rinunciato a tutto, ma non ha voluto rinunciare al privilegio di far scendere dal cielo una moltitudine angelica per cantare e festeggiare la sua nascita.
Basta pensare all'Apocalisse per renderci conto con gioia che il paradiso è una festa permanente all'insegna della musica: se il paradiso non fosse sostanziato di musica, che paradiso sarebbe? Sulla scia del canto di Betlemme, il cristianesimo può vantare un tesoro ricchissimo di musica liturgica e di ispirazione religiosa, con dei capolavori stupendi.
Giuseppe mi confidava che spesso in casa non si limitava a recitare le Ore dell'Ufficio divino, ma le cantava accompagnando il canto con il suono del suo piccolo organo personale.

Gli auguriamo di continuare a suonare in paradiso con il ripieno del grand'organo e di cantare le lodi del Signore a voce spiegata.
Giuseppe, nel suo scritto che ha lasciato, fa questo augurio a se stesso e a noi con queste parole: "che tutti ci possiamo trovare un giorno a cantare le meraviglie dell'amore del Signore".
Infine è bello constatare oggi la presenza di numerosi sacerdoti. È la prova significativa che noi sacerdoti non l'abbiamo mai dimenticato: e come avremmo potuto dimenticare?

(tratto da ““I miei preti....I nostri preti”  di  don Domenico Magri  Editrice Tipo Lito Grafica Langhiranese - 2008)