Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri.
DON SERGIO BELLINI
4 gennaio 1931 - 2 settembre 2013
Prete-pastore buono e amico di tutti. Dava la certezza di essere entusiasta del suo essere prete ed era contento di poter raccontare le sue iniziative e attività pastorali.
- Nato a Fontevivo il 4 gennaio 1931
- Ordinazione sacerdotale il 24 giugno 1956
- Coadiutore a Medesano dal 1956 al 1958
- Coadiutore a Fornovo nel 1958
- Parroco a Casola di Terenzo dal 1958 al 1970
- Parroco a Corniglio dal 1970 al 1984
- Parroco di Baganzola dal 1984 al 1998
- Cappellano a Misurina nel 1999
- Parroco di Madregolo dal 1999
- Amministratore parrocchiale e poi parroco di Lemignano dal 2002
- Deceduto in Ospedale Maggiore il 2 settembre 2013
Don Sergio Bellini era nato a Fontevivo, ma si può considerare un calestanese a tutti gli effetti: quando era ancora piccolo, la famiglia si era trasferita a Calestano, dove la mamma Emma faceva la levatrice comunale e il papà Celestino faceva servizio pubblico con la sua auto.
Abbiamo frequentato le scuole elementari insieme e siamo entrati insieme in Seminario Minore lo stesso giorno: 5 ottobre 1941. Una vita lunga la nostra, quasi in simbiosi, anche se in luoghi diversi, ma sempre nello stesso luogo dal punto di vista amicale. Tra l’altro ho un ricordo di un gesto che esprime il suo affetto verso di me: quando era parroco a Corniglio ed era deceduta la sua mamma Emma, ha voluto che fossi io a celebrare il funerale.
Don Guido Albertelli sapeva di questa nostra amicizia e penso di essere stato tra i primi, nelle ore antelucane del 2 settembre, a ricevere da lui la notizia della morte di don Sergio, che mi ha colpito al cuore, dolorosamente stupito anche per il modo così repentino della sua morte.
Ringrazio e ammiro don Guido Albertelli, che ha avuto don Sergio per alcuni anni come suo ospite in canonica a Collecchio. Lo conosceva bene e gli era molto amico. Trascrivo qui la sua bella e commossa rievocazione al funerale.
RICORDANDO DON SERGIO al termine delle esequie nella Chiesa di Madregolo
Sentinella, pastore, presbitero
1. “Figlio dell’uomo, ti ho posto per sentinella alla casa di Israele” (Ez.3,16). Con queste parole del profeta Ezechiele inizia la lettura che viene proposta oggi in occasione della memoria del santo Papa Gregorio Magno e che don Sergio avrebbe meditato nella sua preghiera del mattino.
Sentinella è chiamato da Dio colui che Egli manda a predicare la Sua parola, a pascere il suo gregge. Sentinella è la prima immagine che mi viene ricordando don Sergio!
Cosa è chiesto a una sentinella? Di essere attenta, di vigilare, di saper scorgere da lontano qualunque cosa stia per accadere. “Chiunque è posto come sentinella del popolo deve stare in alto con la sua vita, per poter giovare con la sua preveggenza”.
Don Sergio sentiva profondamente la grave responsabilità di questa chiamata e tante volte si è chiesto: sarò ancora capace di essere sentinella come vuole il Signore? Gli anni andavano avanti, le forze diminuivano, le difficoltà per tanti versi aumentavano: vedeva crescere le sue lentezze e le sue negligenze. Quanta umiltà e quanto amore sentivo nelle sue parole: sarò ancora in grado di essere sentinella?
Poi pensando all’incoraggiamento del Vescovo, all’aiuto dei confratelli, all’amore delle sue comunità e dei suoi parrocchiani che sentiva vicini e tanto legati a lui, diceva: “Andiamo avanti, fin che il Signore vuole!”.
2. Nel suo studio, sul tavolo, un foglietto scritto a mano a mano per il prossimo numero del giornalino “Voce Amica” e due foto del grest di agosto. “Un’esperienza bellissima, con tanti ragazzi animati da catechisti e genitori…” leggo interpretando la sua scrittura. Quanto ci teneva ai suoi ragazzi, ai catechisti, al “piccolo coro”, al suo Oratorio! Vi voleva bene e gli dispiaceva non riuscire a fare di più e meglio… e si sentiva voluto bene da voi. Quante volte, nei nostri dialoghi durante il pranzo o la cena, mi sgridava perché non seguivo abbastanza l’oratorio, non dedicavo tempo e energie sufficienti… Era davvero un suo pensiero costante e una sofferenza vedere la sempre minore presenza di preti in mezzo ai ragazzi e ai giovani. Era un pastore che ha saputo camminare con la sua gente, senza dimenticare nessuno: le famiglie, gli anziani, gli ammalati. Con benevolenza parlava alle persone, in modo a volte anche confidenziale, mettendo a proprio agio chi lo ascoltava. Soprattutto chi si accostava a lui per il Sacramento del Perdono ne usciva pacificato.
3. È stato un prete, don Sergio, che ha vissuto nel pieno della sua maturità l’esperienza del Concilio Vat.II, pur essendo cresciuto, in Seminario, con un’educazione pre-conciliare. Ma ha saputo lasciarsi guidare dallo Spirito, rimanere docile alla sua azione e ai suoi doni.
Nella fedeltà alla preghiera liturgica e personale, nell’amore all’Eucaristia, nella devozione filiale a Maria don Sergio ha trovato alimento e forza per vivere con fortezza la sua vocazione, la gioia di vivere il ministero sacerdotale anche in tempi nuovi e di fronte a tante sfide difficili.
La perseveranza del parroco assomiglia alla pazienza dell’agricoltore che semina e aspetta i tempi della fioritura, della fruttificazione. Questa perseveranza non è stata, per don Sergio, uno stringere i denti, ma un dono che gli ha dato gioia e pace interiore. Un dono che ha saputo vivere e condividere con i suoi confratelli preti. Voleva loro bene, pregava per loro, si sentiva a loro legato (a tutti!) da una profonda carità presbiterale. Il Concilio ha parlato tanto del presbiterio: don Sergio, in modo semplice e genuino, ha vissuto profondamente il cammino del nostro presbiterio e cercava, pur con fatica, di entrare nella prospettiva della Nuova Parrocchia.
Sentinella vigilante, pastore dal cuore grande, costruttore di comunione tra i confratelli. È una ricca eredità quella che don Sergio ci lascia.
Don Guido Brizzi-Albertelli
(tratto da “Vescovi, preti, suore e amici”, di don Domenico Magri - Likecube - 2014)