Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri.
DON DANTE COPELLI
14 marzo 1927 - 16 marzo 1990
Quanti anni sono ormai passati dalla sua morte! Eppure noi “vecchi” non possiamo dimenticare questo prete inquieto e irrequieto che diceva spesso di avere energie scoperte da valorizzare. Sacerdote colto, contento di essere prete, con l’ansia di impegnarsi che per lui non era mai abbastanza soddisfatta. Un bel tipo di prete, da ricordare e da far conoscere ai giovani: anche loro hanno qualcosa da imparare da questo prete che non hanno conosciuto
- nato a Soragna il 14 marzo 1927
- ordinato sacerdote il 29 giugno 1951
- licenza in teologia nel 1972 presso la Pontificia Università S. Tommaso di Roma
- cappellano a Fornovo nel 1951
- parroco a Orzale nel 1954
- parroco ad Alberi dal 1962 al 1970
- parroco a Varano dal 1972 al 1983
- incaricato assistenza spirituale presso casa di Cura "Città di Parma" nel 1983
- deceduto il 16 marzo 1990
Non era un tipo facile con cui trattare e dialogare. Forse lui per primo faceva fatica a trattare e dialogare con se stesso. Dovunque è stato a fare il prete, ha creato e avuto dei problemi, e non sempre, questo è ovvio, per colpa sua. Era certamente un tipo sanguigno, con dei riflessi istintivi che lo facevano scattare in tempo reale.
Ma era un prete davvero! Un prete dalla fede tetragona, motivato, colto, generoso, zelante fino ad essere talvolta intempestivo. Forse manifestava una sottile tentazione ad emergere, cosciente come era, e ben a ragione, delle sue potenzialità. Questa sua convinzione traspariva all'esterno e si prestava ad essere messa amabilmente in rilievo dai confratelli.
Pare, così si raccontava, che i compagni dell'ultimo anno di teologia, gli abbiamo trovato già in dicembre nel suo tavolo di studio, la minuta del discorso della prima Messa per il giugno dell'anno successivo.
Appena ordinato sacerdote, nel 1951, era stato mandato cappellano a Fornovo (1951-1954) in aiuto all'arciprete don Gaetano Zilioli, ormai molto anziano. Don Dante ha poi gestito il passaggio fra don Zilioli e don Giuseppe Malpeli, con il quale è rimasto solo pochi mesi: da gennaio a luglio 1954. Sono arrivato io al suo posto, fresco di ordinazione. Mi ricordo che aveva abituato i ragazzi a salutare il sacerdote con le parole "Cristo regni", cui si doveva rispondere "Sempre". Andando per il paese, con tanti ragazzi che giravano per le strade, era tutto un "Cristo Regni": non mi potevo distrarre, perchè dovevo essere pronto a dire "Sempre"!
Dopo Fornovo, con tutta la voglia che aveva di fare, era stato mandato parroco nella piccola parrocchia di Orzale (1954-1962), nel comune di Neviano. Diceva apertamente di avere delle "energie scoperte" da valorizzare. Questa frase aveva fatto il giro dei preti.
E difatti, a riprova di quanto detto, ho un ricordo personale che conferma il suo desiderio sempre acceso di valorizzare le "energie scoperte".
All'inizio del 1958, quando ero cappellano di don Malpeli a Fornovo, il vescovo Colli mi aveva chiamato per mandarmi parroco a Ognissanti e, secondo le norme canoniche del tempo, mi aveva fatto fare la domanda per l'esame di concorso in curia per la parrocchia (con la risposta scontata!). Don Dante aveva letto il bando di concorso su Vita Nuova, ma non conosceva ovviamente il "retroscena". È venuto a Fornovo da don Malpeli, proprio da lui che sapeva tutto e non poteva dire niente, per chiedere il suo consiglio ed eventuale incoraggiamento a fare domanda per il concorso. È facilmente immaginabile l'imbarazzo di don Malpeli!
Il suo curriculum di prete comprende, oltre ad Orzale, l'esperienza parrocchiale ad Alberi (1962-1970) e a Varano Melegari (1972-1983).
Una volta terminata la sua missione di parroco a Varano, ha preso alloggio a Parma vicino alla chiesa dello Spirito Santo, prestando il suo servizio alla parrocchia. Nel frattempo sono iniziate per lui due esperienze molto significative e adatte alla sua sensibilità di prete colto, ma anche attento e delicato verso la sofferenza: una lunga stagione di insegnante di religione nel prestigioso liceo classico Romagnosi e di cappellano nella casa di cura "Città di Parma".
Lì, nella casa di cura a contatto con i malati, si è certamente preparato ad affrontare la sua sofferenza personale. Sì, perchè la sofferenza ha bussato anche alla sua porta con un tumore che lo ha portato alla tomba.
Ha sofferto molto: penso di poterlo dire, perchè con l'amicizia che si era creata fra noi due, gli sono stato vicino fino alla morte. Stava a me quella volta fare la notte al suo capezzale, quando alla sera, mentre stavo per partire, ho ricevuto una telefonata a Langhirano da don Guido Brizzi, che mi diceva di non scendere a Parma, perchè era appena spirato: era il 16 marzo 1990
È arrivato pronto e attrezzato spiritualmente davanti al suo Signore, che lui aveva servito con tanta fedeltà e abnegazione. La prova l'ha saputa dare anche ai nostri occhi e al nostro cuore pochi giorni prima di morire.
Nella sua camera c'è stata una celebrazione eucaristica solenne e commovente: c'era il vescovo Cocchi a presiedere, con il vicario mons. Grisenti e alcuni concelebranti, compreso il sottoscritto. Ovviamente, con tanto di stola, ha concelebrato anche lui, seduto di fianco al letto: l'ultima Messa! Mi viene in mente che in seminario ci preparavano a dire Messa con questa espressione: ricordatevi di celebrare ogni Messa come se fosse la prima e come se fosse l'ultima della vostra vita.
Mons. Cocchi ha parlato come solo lui sapeva parlare, ha unto don Dante con l'olio degli Infermi e, con sorpresa indicible da parte nostra, don Dante è riuscito a pronunciare alcune parole di fede e di amore. I malati del reparto, che si erano affacciati all'ingresso della camera per partecipare alla Messa, piangevano.
Il pianto dei malati, affacciati all'ingresso della camera, è l'ultimo ricordo struggente che conservo del prete morente.
(da “Preti e non solo” don Domenico Magri Grafica Langhiranese Editrice - 2010)