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Profili di preti: don Ernesto Zini

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri.

DON ERNESTO ZINI
3 dicembre 1918 –  28 gennaio 2005

DonErnestoZini

Don Zini ha lasciato, assieme ai buoni esempi, tanto rimpianto, come quando viene a mancare una persona cara, una persona di famiglia. E’stato un grande prete e lo ha dimostrato perchè aveva le doti per fare il parroco in grosse parrocchie ed è stato felice di rimanere fino alla morte nella prima piccola parrocchia, Madurera, che gli era stata assegnata. Sapeva di musica, sapeva suonare, ma non ha mai suonato la tromba per attirare l’attenzione!

- nato a Tizzano Val Parma il 3 dicembre 1918
- ordinazione presbiterale a Mezzano Rondani: il 3 giugno 1944
- parroco a Moragnano 1944-1947
- parroco a Madurera dal 1944 fino alla morte
- economo spir. a Rusino 1945 - 1947
- economo spir. e poi parroco a Casagalvana 1972 - 1986
- parroco ad Anzolla dal 1959 fino alla morte
- parroco a Capriglio 1987 - 1993
- deceduto improvvisamente il 28 gennaio 2005 a Sanremo
- funerale nella Chiesa di Madurera il 31 gennaio 2005

Ricordo di don Ernesto Zini al termine della Messa esequiale a Madurera
Nello stendere questo ricordo del caro don Ernesto, mi sono venute alla mente le famose cantate di Bach. Proprio così, perché il ricordo di don Ernesto potrebbe essere scritto in versi, ritmati sulla melodia di una cantata di Bach. Sarebbe un modo idoneo per celebrare il nostro Dio, bontà e bellezza infinita e ringraziarlo perché ha riversato la sua bontà e la sua bellezza sul suo ministro don Ernesto, che nell'amore alla musica, diventata per lui strumento straordinario di pastorale liturgica, ha fatto brillare una scintilla della bontà e della bellezza di Dio. La passione per la musica, con la quale don Ernesto ha lodato e ha fatto lodare il Signore, è diventata vita della sua vita: ha saputo trasferire nella sua esperienza personale di fede e nel suo ministero pastorale la sua armoniosa musicalità esistenziale, che si è espressa attraverso la sensibilità del suo animo. Infatti non possiamo dimenticare che la vera musica, la vera armonia, la vera melodia, la vera arte della vita, è l'arte dell'amore ed è alimentata in noi cristiani dalla fede.

La sua fede operosa, la sua cultura sempre aggiornata a ventaglio su ogni problema dell'uomo di oggi, la sua disponibilità assoluta e commovente a prestarsi per il ministero fino all'ultimo, perfino il suo interesse per lo sport, gli hanno permesso di morire giovane a 86 anni. Non è morto un prete vecchio, ma un giovane prete di 86 anni! E anche in questo senso ha lasciato un grande vuoto in Diocesi, come quando muore un prete anagraficamente giovane. Don Ernesto aveva le doti e le qualità per ricevere incarichi più impegnativi con parrocchie grandi e popolose, e invece è rimasto per 60 anni a Madurera e dintorni, dove era stato mandato subito dopo l'ordinazione sacerdotale. Ebbene, nessuno è mai riuscito a cogliere in lui il minimo senso di frustrazione per essere sempre rimasto nelle sue piccole comunità, che lui del resto ha amato senza riserve e delle quali era orgoglioso. Se qualche disappunto può aver provato, è riuscito sempre a mascherarlo molto bene, perchè era un gran signore nello spirito. Don Ernesto era stato ordinato prete durante l'ultimo periodo della guerra, il 3 giugno 1944 a Mezzano Rondani, perchè la Cattedrale in Città non era consigliabile per via dei bombardamenti.

Ed è stato gettato subito nel mezzo della bufera, in montagna, dove c'erano rischi, incubi quotidiani e tensioni a non finire. E lui, prete giovane e ancora inesperto, ha rischiato la vita come tanti confratelli: essere fedeli alla gente condividendone le sofferenze, era un gioco molto pericoloso.
Per inciso, non si dovrebbe dimenticare, nel giusto e doveroso riferimento alla memoria della Resistenza, la testimonianza silenziosa e l'opera oscura ma preziosa di tanti preti, che hanno rischiato la vita e in realtà qualche volta ci hanno rimesso la vita.

Don Ernesto è stato portato via in un "rastrellamento" tedesco nella zona di Tizzano il 1° luglio successivo, quando ancora non aveva fatto l'ingresso a Madurera. Quel giorno era ancora in famiglia, perché nativo di Tizzano. Don Ernesto, il compianto don Gandolfi, parroco di Tizzano, e don Paglia, allora seminarista, sono stati trascinati a piedi dai tedeschi fino al Pastorello, poi portati nel campo di raccolta a Bibbiano nel Reggiano. Una volta rilasciati dopo qualche giorno, per interessamento del vescovo mons. Colli, hanno camminato a piedi fino a Parma. Mica male, come inizio del suo sacerdozio!
Da quell'estate importante e drammatica del 1944, il tempo ha scandito decine di anni e don Ernesto, vigile sentinella, è rimasto sempre dove è stato mandato all'alba del suo sacerdozio. Sono passate, sotto la sua guida paterna e illuminata, generazioni di parrocchiani che lui ha amato e che lo hanno amato e quasi venerato, nella misura in cui lo vedevano invecchiare sotto gli occhi senza che perdesse lo smalto della giovinezza dello spirito. Che prete!

Ma non può essere taciuta nemmeno la sua esperienza pastorale a Langhirano. Io posso e debbo dare testimonianza dello stupore e ammirazione che don Ernesto ha sempre suscitato nei fedeli di Langhirano, per la sua presenza attiva in parrocchia nella Comunità interparrocchiale, in questi ultimi anni. Gli è stato messo a disposizione un piccolo appartamento, visto che i medici gli avevano sconsigliato di trascorrere i mesi più freddi in montagna. Anche a Langhirano ha dimostrato la freschezza giovanile e l'entusiasmo sempre vivo del suo sacerdozio. con la sua prontezza a dire sì ad ogni richiesta di aiuto pastorale da parte mia e, ultimamente, da parte di don Guido.

E tutti sappiamo che don Ernesto ha percorso in auto chilometri e chilometri per salire da Langhirano a Madurera ed Anzolla e per recarsi in tanti luoghi, anche in altre vallate, a portare la sua preziosa presenza con la musica e il ministero sacerdotale.Nel suo vocabolario non esisteva il monosillabo no. Aveva detto sì al Signore nel battesimo e al Vescovo nella ordinazione sacerdotale: ha continuato a ripetere il suo sì a tutti, fino alla morte.

Che dire di più? Questo basta e avanza! C'è solo da ripensare con gioia, mista a rimpianto e mestizia, alla festa che gli è stata fatta nello scorso dicembre a Lagrimone, per il suo compleanno e per i 60 anni di Messa. Eravamo in tanti quella sera e lui, di solito così riservato e geloso dei suoi sentimenti, sembrava trasformato: era raggiante e si lasciava andare a rievocare i ricordi (quanti ricordi!) della sua vita sacerdotale.
È stata l'ultima festa per lui, qui sulla terra, anticipo e quasi segno profetico della grande festa che il Signore gli ha certamente preparato nel giorno senza tramonto ...

(di  don Domenico Magri  31 gennaio 2005)