Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri.
DON DINO BOCCHI
1 aprile 1928 – 23 settembre 1998
Don Dino è stato un sacerdote zelante e pieno di fede, ma nel fare il prete ha conservato integra la sua umanità con un temperamento sanguigno, che era croce e delizia di chi lo accostava. Aveva le sue idee e non era capace di nasconderle, perché era troppo sincero con se stesso e con gli altri. Alla fine risultava simpatico a tutti ed è passato in Diocesi come un prete fra i più popolari. Comunque bisogna ammettere che ha fatto il prete “terribilmente” e meravigliosamente sul serio!
- Nato a S.Quirico di Trecasali il 1 aprile 1928
- Ordinazione presbiterale: 19 giugno 1955
- Parroco a Carobbio: 1955 – 1967
- Parroco a Palasone: 1967 – 1974
- Parroco a Torrile: 1974 – 1990
- Amministratore parr. a Coltaro e Torricella: 1987 -1990
- Parroco a Corniglio: dal 1990 fino alla morte
- Amministratore parr., in date diverse a cominciare dal 1990, a: Grammatica, Graiana, Roccaferrara, Vestana, Ballone, Agna, Villula
- Deceduto all’Ospedale Maggiore di Parma il 23 settembre 1998
- Funerale nella Chiesa di Corniglio il 26 settembre 1998.
Il nostro caro don Dino ci ha colti di sorpresa con questa partenza non certamente prevista. La sua presenza riempiva e rallegrava l’Alta Val Parma e il nostro Presbiterio parmense. Ha lasciato detto che non vuole discorsi: c’era da aspettarselo, con il suo stile di vita senza fronzoli. E io non sono qui a fare un discorso, ma sto tentando di farlo rivivere brevemente, davanti a me e davanti a voi, in tutta la sua carica umana e sacerdotale. Non si può dare l’addio a una persona cara, una persona della nostra famiglia (così era per noi don Dino), senza rievocarne con amore e tenerezza le fattezze spirituali e gli aspetti più significativi della sua personalità.
E così don Dino non può impedirci di ricordarlo con simpatia, con affetto, con riconoscenza e, diciamolo pure, anche con qualche piccolo rimorso.
Emergeva tante volte la sua cordialità spontanea e istintiva che lo rendeva gradevole e brillante, ma poi talvolta sprigionava in modo incontenibile dal suo essere la franchezza del “sì sì“ o del "no no“ evangelico. Questa franchezza, non capìta, poteva dare fastidio. Non sempre abbiamo saputo andare oltre la sua scorza un po’ grezza per cogliere i tanti lati positivi della sua personalità e così abbiamo perso tante occasioni per gustare la freschezza limpida e incontaminata della vita e delle battute imprevedibili e sapide di don Dino. Viene in mente il brano del Vangelo dove i bambini “stando in piazza gridano gli uni agli altri: Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato: vi abbiamo cantato un lamento e non avete pianto”.
Il nostro don Dino è uno di quei personaggi che nella Diocesi e nel Presbiterio sarà difficile dimenticare. Avrà certamente un posto sicuro nelle nostra memoria storica, anche se lui non aveva gradi e le qualità per il successo, secondo gli schemi abusati della mentalità corrente, che funzionano così bene all’interno delle istituzioni.
Ora che è passato all’altra riva, dobbiamo riconoscere il bene ricevuto e prendere atto con ammirazione che ha consumato, senza risparmio alcuno, la sua esistenza sacerdotale per la Chiesa e per tutte le parrocchie di cui è stato parroco.
Don Dino è stato parroco di tante parrocchie, perché era un prete che aveva sempre la valigia in mano per cambiare e affrontare con nuovo entusiasmo nuove comunità parrocchiali.
Era nato e cresciuto nella Bassa parmense: gli fa onore la sua disponibilità a fare il parroco in montagna, anche in età ormai avanzata. Il modo con cui ha incontrato la morte è indicativo del suo stile di vita. Era un prete che ci credeva davvero ed è stato felice fino all’ultimo respiro di essere prete e di essere pastore: ha ricevuto con pietà esemplare i sacramenti, che, per sua esplicita ammissione, gli hanno dato tanto conforto e serenità.
Aveva concluso la sua attività pastorale a Graiana domenica scorsa con l’infarto che lo ha colpito al termine della sua gioiosa fatica di celebrante nel giorno del Signore. Ha sempre celebrato con gioia il giorno del Signore con la sua gente: con la sua auto correva da un paese all’altro come un giovanotto (e giovanotto non era più!) “saltando per i monti e balzando per le colline”, come direbbe il Cantico dei Cantici.
Appena un’ora prima di morire, ancora lucido, aveva espresso la sua preoccupazione perché le sue parrocchie non rimanessero senza Messa nella domenica successiva, cioè domani. Gli auguriamo ora, con tutto il nostro cuore di amici e di credenti che possa celebrare il giorno definitivo del Signore nella domenica senza tramonto, dove c’è la grande festa preparata dal Signore per i suoi servi fedeli. È stato infatti un ministro del Signore e un pastore saggio e buono, “qui in diebus suis placuit Deo”: nei giorni della sua vita terrena è piaciuto a Dio.
(tratto da “I miei preti..... I nostri preti”, di don Domenico Magri - Grafica Langhiranese - 2008)