Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri.
MONS. GIACOMO ANTOLINI
10 ottobre 1915 - 28 agosto 1983
È stato un prezioso sacerdote che, se è lecito dirlo, ha lavorato “sotto traccia” nel tessuto vivo della Diocesi per avere avuto prima la fiducia piena del vescovo Colli e poi del vescovo Pasini di cui era fidato e stretto consigliere.
È stato tra gli ideatori della Fraternità sacerdotale, chiamata “Brigata nera” con un po’ di benevolo sarcasmo, ma che ha svolto un prezioso ruolo nella formazione dei presbiteri, quando la Diocesi non era ancora attrezzata per questo a sufficienza. Ha profuso tante delle sue energie alla Azione Cattolica.
Saggio, intelligente, ricco di fede, cordiale e dal tratto gentile con tutti, ha avuto forse un “tramonto” un po’ melanconico, concluso con la morte improvvisa. Non va dimenticato. A don Giacomo è stata giustamente intitolata una sala del Vescovado.
- nato a Lozzola di Berceto il 10 ottobre 1915
- ordinato sacerdote l'8 aprile 1939 dal Vescovo mons. Colli
- Assistente Diocesano della Gioventù Femminile A.C. dal 1944 al 1967
- Parroco a Vallerano dal 1939 al 1940
- Parroco a Medesano dal 1940 al 1943
- Parroco ad Ognissanti dal 1943 al 1958
- Parroco a S. Pietro dal 1958 alla morte
- Delegato Vescovile Apostolato dei laici dal 1967 al 1980
- Vicario Episcopale nel 1972
- Prelato d'Onore di Sua Santità nel 1974
- Rinnovo dell'incarico di Vicario episcopale dal 1976 al 1980
- Assistente del Mov. Eccl. Impegno Culturale (MEIC) dal 1980
- Vicario Episcopale dal 1980
- deceduto improvvisamente il 28 agosto 1983.
Il titolo di "monsignore" non gli si è mai incollato addosso: per tutti è sempre rimasto "don Giacomo o don Antolini".
Veniva da Lozzola di Berceto e da quello che so non ha reso felice la sua famiglia quando, ormai studente avanti nella scuola, aveva deciso di entrare in Seminario. Bisogna ammettere che la sua vocazione sacerdotale è stato un grande "acquisto" per la Chiesa di Parma: un prete che ha riempito beneficamente con la sua personalità e la sua saggezza alcuni decenni della vita della Diocesi.
Era partito in sordina, subito dopo l'ordinazione sacerdotale, come parroco di Vallerano, piccola frazione di Calestano alle falde del monte Sporno. Me lo ricordo, io ragazzo chierichetto, questo bel pretino giovane, che arrivava a Calestano in bicicletta per aiutare l'arciprete don Miani. Poi è scomparso dal mio radar di ragazzo e non sapevo dove era andato a finire. Poi l'ho saputo, perchè ha segnato anche la mia vita.
Dopo la permanenza di un solo anno a Vallerano, nel 1940 don Giacomo era andato parroco a Medesano e subito aveva fatto capire chi era e quanto valeva, per cui è stato sbalzato presto in città, come parroco di Ognissanti, la parrocchia allora più popolosa della Diocesi. È arrivato a Ognissanti nel novembre 1943, in un momento drammatico, non solo perchè c'era la guerra nella sua fase ormai acuta, ma perchè era stato mandato a sostituire don Licinio Delmonte, messo in prigione dopo l'8 settembre con il ritorno al potere del regime fascista. Motivo? Il precedente 25 luglio don Licinio, irriducibile antifascista, aveva suonato le campane a festa per la caduta di Mussolini.
Arrivato a Ognissanti don Giacomo non solo ha messo tutto il suo impegno pastorale nella parrocchia, ma ha cominciato a inserirsi nell'Azione Cattolica diocesana su richiesta del Vescovo mons. Colli che ne aveva intuito le eccellenti potenzialità.
È stato anche uno dei fondatori della Fraternità sacerdotale, una associazione nata per il mutuo aiuto formativo fra i sacerdoti, che facevano voto di obbedienza al Vescovo. La Fraternità sacerdotale è stata vista in maniera critica da una parte del clero di allora e gratificata con il titolo, non certo elegante, di "Brigata Nera". Bisogna però riconoscerle il merito di aver svolto, tra l'altro, una azione di supplenza per l'aggiornamento culturale e spirituale dei sacerdoti, quando la Diocesi non era ancora attrezzata per la formazione permanente del clero.
Nel 1958 don Giacomo, sempre più preso dagli impegni diocesani e forse perchè non si sentiva tagliato per la costruenda chiesa di S. Maria del Rosario in programma ad Ognissanti, è passato alla parrocchia di S. Pietro in piazza Garibaldi. Allora sia don Giacomo che il Vescovo mons. Colli, hanno pensato a me, cappellano a Fornovo, come successore a Ognissanti, nonostante che io avessi la "tenera" età di 26 anni.
E qui si inserisce un "siparietto" interessante che, a distanza di anni, si può anche raccontare.
Il Vescovo mons. Colli ha inviato don Giacomo dall'arciprete don Giuseppe Malpeli per chiedergli precise informazioni su di me. Don Malpeli, che mi voleva e mi vuole molto bene, ha risposto più meno così: "Don Domenico è bravo in tutto, ma ha un grosso difetto: non ha le doti per essere un buon amministratore perchè non sa essere un buon economo con i suoi soldi personali". Questa risposta di don Malpeli ha preoccupato (dovevo costruire una chiesa nuova), ma non ha bloccato la mia nomina, dopo che don Giacomo mi aveva giustamente messo in guardia su questo mio difetto (vero o presunto!).
Don Giacomo è stato per me un ottimo predecessore, perchè mi ha consegnato una parrocchia vitale con tante persone di ogni età formate dalla sua saggezza spirituale, con l'Azione Cattolica fiorente e con una attiva Conferenza S. Vincenzo. Ed è sempre stato con me prodigo di buoni consigli: infatti, soprattutto nei primi anni, giovane e inesperto come ero, andavo spesso a chiederli.
Anche con il Vescovo Mons. Pasini, di cui era consigliere ascolato, è stato fra i protagonisti della vita diocesana. È stato Vicario episcopale per diversi anni.
È morto improvvisamente a 68 anni, nel 1983, rimpianto da tanti preti e da tanti amici del laicato cattolico.
È stato un grande "benefattore" della Chiesa di Parma: non dimentichiamolo!
(tratto da “I miei preti..... I nostri preti”, di don Domenico Magri - Grafica Langhiranese - 2008)