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Profili di preti: don Italo Dall'Aglio

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri.

DON ITALO DALL'AGLIO
12 marzo 1907 - 14 agosto 1973

Don Italo è stato un sacerdote dal temperamento particolare. Era un tipo sanguigno e focoso che lo penalizzava alquanto nel suo ministero, ma non gli impediva di svolgere la sua missione pastorale con impegno e buoni frutti. Io l’ho conosciuto nel periodo che era parroco a Ravarano, il paese delle mie origini e caro a me quanto Calestano.
Sento in particolare il bisogno e il dovere di rievocarlo anche per quello che ha lasciato scritto, non solo su Ravarano ma anche sulla Diocesi, con opere di storia locale, ancora utili da consultare.

- nato a Felegara (Medesano) PR il 12/3/1907
- ordinato a Parma da Mons. E. Colli il 29/6/1933.
- Commendatore dell’Ordine del S. Salvatore di S. Brigida di Svezia.
- Socio della Deputazione di Storia Patria.
- Dal 1/9/1933 al 1/7/1934 Coadiutore a S. Sepolcro;
- dal 1/7/1934 al 6/10/1956 Parroco a Ravarano;
- Dal 6/10/1956 Parroco a Marore.
- Deceduto improvvisamente il 14/8/1973.

Fra le sue pubblicazioni desidero fissare l’attenzione in particolare su “La Diocesi di Parma: appunti di storia civile e religiosa sulle 311 parrocchie della Diocesi.” (Scuola tipografica benedettina, Parma, 1966 - Primo e secondo volume)

Questi due volumi dovrebbero essere consultabili in Curia e in ogni parrocchia. Io li consulto frequentemente quando voglio sapere qualcosa della storia dei paesi, delle parrocchie e delle successioni dei parroci fin dal ‘500. Qualcuno ha snobbato questa opera dicendo che don Dall’Aglio l’ha messa insieme copiando qua e là. Certo, ma lo ha fatto come fanno gli studiosi seri, mettendo insieme i dati raccolti alle fonti, che lui ha sempre citato scrupolosamente. In questi due volumi troviamo una miniera inesauribile di dati storici per ogni parrocchia, frutto della sua passione e della sua ostinata ricerca delle fonti.

Fra le altre opere da lui date alle stampe mi piace citare “Ravarano paese appennino - Monografia storica del castello e della sua Chiesa" (Scuola Tipografica Benedettina, Parma 1954)      

Ravarano ha preso l’appellativo di “paese appennino” perché questo aggettivo è contenuto in una dolente e ingenua ma toccante poesia per una tragedia del Natale 1921 avvenuta con la morte di quattro ragazzi sulla nostra montagna alle falde del M. Cervellino. Ecco come don Dall’Aglio l’ha raccontata nel suo libro.

La tragedia dei 4 ragazzi nel Natale del 1921 sopra Fugazzolo, in località “La Vecchia”

“Il nome del paese di Ravarano fu conosciuto da una canzone (inttolata "Ravarano, paese appennino" - ndr)* cantata su tutte le piazze d'Italia e composta in occasione del rinvenimento delle salme di tre ragazzi e di una giovinetta rimasti sepolti sotto la neve mentre si recavano, nella ricorrenza del Natale dell'anno 1921, da Ravarano alle loro famiglie di Graiana nel Cornigliese. I tre fratelli erano: Pasini Angelo di anni 14, Antonio di 12 ed Elvira di 18, ed il cugino Briselli Guido di 12 anni. Morirono assiderati la notte del 24 dicembre 1921 in località "La Vecchia" sopra i monti di Fugazzolo presso Berceto. Le salme furono scoperte il 13 gennaio 1922: i giovani erano abbracciati, accovacciati sotto un ombrello, proprio sotto un grosso albero ricurvo in uno spondale impervio sovrastante due canaloni. Vennero poi sepolti nel cimitero di Fugazzolo il 14 gennaio.”

* Ravarano, paese appennino

Presso Berceto una grave sciagura
che ha destato un mesta impression;
furon colpiti da tanta sventura
quattro vittime che fan compassion.

Tre ragazzi ed una giovinetta
per le feste del santo Natal
per raggiungere la famiglia diletta
non pensarono al caso fatal.
Da Ravarano, paese appennino,
quei ragazzi lor voller partir;
a mezzogiorno son pronti in cammino
ed un parente li voller avvertir

che la strada era pericolosa
ed il tempo minacciava ancor,
i sentieri e la valle nevosa,
li pregava a restare con lor.

Ma quei ragazzi a nulla dan retta
ed in viaggio si mettono allor
per raggiungere la casa diletta
chè il Natale avevano in cor.

A Fugazzolo ancor li han fermati
e ancora più avanti di lì,
ma il destino li ha condannati
ad andare avanti, ad andare a morir.

La bufera li ha sopraffatti,
scoraggiati si fermano lì
sotto un albero tutti quattro abbracciati,
sotto un ombrello la loro sorte aspettar.

Minacciosa la neve saliva
su quei miseri senza pietà,
in poco tempo così li copriva
finchè la morte colpiti li ha.
-
Da venti giorni nessun sospettava
tal disgrazia venisse a colpir;
nelle ricerche così si trovavan
le quatro vittime a tanto soffrir.

Eran là tutti quattro abbracciati
in uno stato da far compassion;
or pensando a chi li ha generati,
c'è da morir o impazzir di passion.


Scorrendo l’elenco di tutti i suoi libri mi viene da chiedermi come don Dall’Aglio sia riuscito a scrivere così tanto, pur non mancando mai ai suoi doveri di parroco. Certamente questo esempio, che non è l’unico, serve a riconsiderare il livello culturale di tanti nostri preti di un tempo. Senza aver avuto modo di studiare all’università, che allora era una chimera, ci hanno lasciato, con la loro passione, sensibilità e tenacia, una preziosa eredità di vicende storiche e di valori culturali e non solo, che non dovrebbero andare perduti, come non dovrebbe svanire il ricordo riconoscente di questi nostri confratelli. 
Fa impressione leggere in Curia le schede manoscritte dei curricula dei vecchi preti: di solito risultano avere solo la licenza di quinta elementare come titolo scolastico. Eppure sono stati preti culturalmente eccellenti, cui magari sono stati affidati incarichi di grande responsabilità diocesana.

Io ho conosciuto abbastanza bene don Dall’Aglio mentre era ancora parroco a Ravarano, poi il rapporto si è inevitabilmente diradato. Ma non ho dimenticato le sue caratteristiche e lo penso con simpatia e riconoscenza ogni volta che mi appresto a consultare il suo doppio volume-capolavoro sulla Diocesi, che è sempre in bella vista nella mia libreria.
Mi pare lecito concludere e completare la presentazione di don Dall’Aglio, ricordando una certa amarezza che lui ha provato, e che non nascondeva a nessuno, per non aver avuto dalla Diocesi un riconoscimento che lui pensava di meritare.
È morto improvvisamente come parroco di Marore il 14 agosto 1973.
Spero di essere almeno riuscito a fare riemergere nella nostra memoria il ricordo di questo sacerdote che ha lasciato con i suoi libri tante notizie storiche e locali con l’esempio della sua fede di sacerdote e di parroco.

(Don Domenico Magri, 26 giugno 2017)