Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri e fino al settembre 2018, poi, come in questa pagina, da don Stefano Rosati.
Martedì della VIII settimana T.O.
Come il Santo che vi ha chiamati, diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta.
Poiché sta scritto: «Sarete santi, perché io sono santo»
(1Pt 1,16)
Avendo lasciato tutto per seguirlo e ricevuto davvero cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, oggi Gesù ha chiamato alla vita eterna nel tempo che verrà (cf. Mc. 10,28-31)
DON BRUNO FOLEZZANI
(28 giugno 1929 - 1 marzo 2022)
già parroco dello Spirito Santo in Parma
Già la consultazione dei due siti www.parrocchiaspiritosanto.it e www.giovannaspanu.it offre tali e tante informazioni della vita e del ministero di don Bruno, che stavolta questo suo profilo non può che semplicemente ribadirne alcuni tratti, magari aggiungendone qualcuno, sempre con l’unico obiettivo, perché - scriveva un santo prete e fondatore quale d. Agostino Chieppi – «morendo la persona, si perpetui lo spirito del bene e la cultura» (Direttorio, n. 52). Ed in questo modo, nel ricordo di don Bruno ed ora anche per la sua preghiera, continui ad alimentarsi quello “spirito di trasmissione” che vede come attori il presbiterio di oggi e di domani (tra cui sono ben quattro i preti usciti dalla sua parrocchia: a Parma d. Giuseppe Mattioli, il suo successore, e d. Andrea Volta; d. Luca Cesari a Verona e d. Simone Caleffi a Roma); ma anche la comunità ministeriale di diaconi e ministri istituiti, che hanno arricchito la parrocchia dello Spirito Santo; le consacrate, i consacrati e le famiglie della Piccola Comunità Apostolica; le claustrali del Carmelo e le religiose di vita attiva, i tantissimi laici e laiche di associazioni e movimenti e di tutte le comunità da lui servite, fin da Felino, passando per Coloreto, senza dimenticare gli studenti e gli operai che lo hanno avuto come educatore. In questo “spirito” raccolgo tre ulteriori testimonianze, tutte di prima mano, che così vanno ad aggiungersi alle tante altre, reperibili nella sitigrafia.
Nato a Strognano di Langhirano il 28.06.1929, don Bruno vive la sua infanzia a Neviano degli Arduini, ultimo degli otto figli di Giuseppe e Adani Gisella. Tra questi la sorella Maria, che gli sarà a fianco durante il suo ministero e il fratello don Tullio (1911-91), ordinato presbitero nel 1936, che don Bruno accoglierà con sé, dopo il suo ritiro dal ministero per motivi di salute (1978).
“Basco verde”
Mentre era seminarista di teologia scende a Roma nel 1948, in occasione dell’80º anniversario della fondazione dell’Azione Cattolica («Da Parma eravamo in tanti… alla partenza abbiamo dormito per terra nei locali del vescovado, dove aveva la sua sede l’Azione Cattolica; nel viaggio eravamo accompagnati dagli assistenti e dai seminaristi: tra questi ultimi si distingueva don Bruno: era un vero trascinatore…» - è la prima delle tre testimonianze, quella di mio padre, Valter Rosati, suo coetaneo). Si tratta della famosa adunata dei giovani della Giac, trecentomila “baschi verdi” che trasformano piazza San Pietro in un prato verde speranza! Tra costoro furono diversi i giovani che scelsero di diventare “operai” dediti all’apostolato, pronunciando voti privati, come laici consacrati, nella totale conformazione alla volontà di Dio, secondo il motto: «Non mea, sed Tua voluntas fiat». Questa chiara percezione della “serietà” della vocazione cristiana battesimale, maturata in quell’Azione cattolica, quella di Luigi Gedda e Carlo Carretto, mi confessava aver segnato la sua stessa scelta e poi la “struttura interiore” del suo sacerdozio ministeriale, al quale viene ordinato nella Cattedrale di Parma dal vescovo Evasio Colli il 21.06.1953, insieme ad altri 10 compagni, di cui due gli sopravvivono.
“Pretino”
Subito viene inviato come vicario cooperatore a Felino (1953-57). Si dedica con entusiasmo e totalità all’apostolato dei giovani. In pochi anni e proprio a partire dai giovani, la parrocchia è trasformata: nelle proposte pastorali e negli stessi ambienti, dalla chiesa all’orto del parroco, che diviene campo da gioco con annesso oratorio, fino alla “famosa” Grotta di Lourdes, che ancora oggi campeggia a fianco della chiesa. A questo proposito la seconda testimonianza è di Graziella Frati, nipote e perpetua di don Riccardo Frati, di cui d. Bruno è stato cappellano in quel di Felino. Quando io lo ero a Colorno, con Graziella, che alla morte di don Riccardo è passata a “servire” il parroco di Carignano, poi divenuto prevosto di Colorno, si sono richiamati tanti episodi di questa sua “stagione” felinese. Con l’amarezza di chi ha visto lo zio parroco “soffrire” per quei giovani che, una volta partito il cappellano, organizzavano pullman per andare alla sua Messa domenicale, dopo aver esposto in paese uno striscione con la scritta «Co mnin frega ed Gesù, se don Bruno al ne ghè pu’?», ogni volta concludeva: «Era davvero in gamba quel pretino…».
Proprio in quegli anni qualcuno ha fatto leggere a don Bruno una meditazione di Chiara Lubich (1920-2008), fondatrice del Movimento dei Focolari, intitolata «Una città non basta»: «Se vuoi conquistare una città all'amore di Cristo, se vuoi trasformare un paese in Regno di Dio, fa' i tuoi calcoli. Prenditi degli amici che abbiano i tuoi sentimenti, unisciti con loro nel nome di Cristo e chiedi a loro di posporre ogni cosa a Dio. Poi statuisci con essi un patto: promettetevi amore perpetuo e costante». Affascinato da questo ideale, ha iniziato a proporre a chi gli sembrava avesse “i suoi sentimenti” quel patto che i focolarini chiamano “patto di unità”: un legame spirituale che rende vere, concrete le parole di Gesù: «Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro» (Mt. 18,20). Non occorrono particolari requisititi per dar vita a questo patto, è necessario semplicemente il desiderio di amare Gesù e di farlo amare.
Parroco “fondatore”
Dopo quella di Azione Cattolica, la spiritualità del Focolare ispirerà tutta l’esperienza del ministero parrocchiale (nel 1974 don Bruno sarà a Frascati - Roma per sei mesi alla Scuola sacerdotale del Movimento), che comincia come parroco a Coloreto (1957-68). Sono 10 anni anche questi intensi, con vari incarichi (insegnante alle medie, magistrali e istituto geometri, cappellano tra gli operai della Bormioli Rocco). Anche a Coloreto si verifica una vera “invasione” di popolo: ragazzi, giovani, adulti. Ben presto si forma un centro di animazione pastorale per la zona: 10 studenti dei Missionari Saveriani frequentano in parrocchia la scuola di pratica pastorale; nel nuovo teatro si incontrano periodicamente giovani di varie parrocchie.
Ma è il 1° agosto 1968 quando il vescovo Amilcare Pasini, firmato l’atto che istituiva la nuova parrocchia dello Spirito Santo nella periferia sud della città, peraltro a pochi km da Coloreto, invia don Bruno come parroco della nuova comunità, dicendogli: «Tu sei il primo parroco della parrocchia Spirito Santo», aggiungendo: «la chiesa non c’è …la costruirete e tu sei la prima pietra. I fedeli ci sono… sono 6.000 e sono in attesa. La casa canonica manca… vedi cosa puoi fare; ci sono delle buone monache di clausura». Proprio le Carmelitane di via Montebello saranno Chiesa e casa della nascente comunità. Lì dove prestava servizio il suo predecessore, l’ex benedettino don Paolo Segalini, insegnante al Seminario Minore, all'epoca, nell'area dove ora sorge il complesso parrocchiale, si trovava solamente un prato. Prima della chiesa di mattoni, però, d. Bruno desidera dar vita ad una chiesa di persone. Ed anche qui, come a Felino, come a Coloreto, parte dai giovani. Per arrivare a tutti, naturalmente! Il gruppo di giovani che aderisce alla sua proposta inizia a trovarsi con ritmo settimanale ogni martedì sera per leggere, approfondire e pregare il Vangelo. Al termine dell'incontro viene scelto un versetto definito “Parola di vita” che si cerca di mettere in pratica per tutta la settimana. Una matrice spiccatamente focolarina, quindi, che ha però una sua sfumatura: il patto di unità è vissuto prima di tutto con il sacerdote-pastore.
Proprio attorno a questa “intuizione” carismatica nel 1974 nasce la Piccola Comunità Apostolica. Insieme a don Bruno c’è Giovanna Spanu (1955-2003), che accoglie con gioia la proposta di dar vita ad una vera e propria famiglia spirituale, formata dal sacerdote e da quei fedeli che, uniti a lui “nel nome di Cristo”, rendono presente Gesù Buon Pastore: «Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro» (Mt. 18, 20). Il desiderio di formare accanto al sacerdote una famiglia spirituale non viene espresso solo dal gruppo di ragazze che si stringono attorno a Giovanna: ragazzi, donne, coppie di sposi costituiscono quel nucleo di una ventina di persone, da cui il nome di Piccola Comunità Apostolica e di cui Giovanna sarà madre e punto di riferimento. La sua missione: «Nel cuore della Chiesa io sarò l'amore» e la sua “Offerta all’Amore misericordioso” sull'esempio di santa Teresa di Gesù Bambino “ripetono” un altro “filone” della parrocchialità di don Bruno, quello “carmelitano”, che segna l’esperienza, le programmazioni e le iniziative della parrocchia. Una parrocchia “carmelitana” fin dalla sua fondazione, localizzata nella chiesa e nella cripta del Monastero di Via Montebello, ma ancora prima, persino nella scelta del Titolare, ovvero lo Spirito Santo, che si deve al nome in religione di una delle monache, Suor Cristina dello Spirito Santo (1968), che fa il paio con Suor Thérese de l’Enfant Jésus, chiamata a dipingere la Pentecoste, il grande quadro di 4x6 m. che campeggia in chiesa sulla parete di fondo dell’aula (1980). Sempre guardando all’apparato iconografico con cui negli anni questa è stata “colorata”, dopo le vetrate istoriate policrome, a ricordo del Grande Giubileo del 2000, nel 2002 viene realizzato il mosaico dello Spirito Santo, che sovrasta il fonte battesimale, progettato ad acquerello da un “artista” che solo chi non lo conosce non si aspetterebbe: e cioè lo stesso don Bruno!
Raccontare tutte le iniziative portate avanti nei 39 anni del suo parrocato (1968-2007) è impossibile in queste poche righe; per dare il senso compiuto di tutte basti la terza ed ultima testimonianza. A Roma negli anni Novanta ho avuto come insegnante di Teologia pastorale padre Piersandro Vanzan S.I. (1934-2011). Quando, già nelle presentazioni d’inizio corso, ha saputo che provenivo da Parma, subito ha avuto una parola per la persona di don Bruno e l’esperienza della sua “nuova parrocchia”: è infatti sulle labbra di padre Vanzan che ho ascoltato per la prima volta il termine che poi, grazie al vescovo Cesare, diventerà abituale qui a Parma. «Don Bruno – queste le parole conclusive di padre Vanzan – è un parroco, pastore e padre di una vera comunità apostolica!».
Che, quando nel 2007 rinuncia alla responsabilità di parroco, non abbandona la parrocchia, ma continua a vivere in canonica insieme al suo successore per altri 14 anni, fino a tre mesi fa, quando le peggiorate condizioni di salute lo hanno convinto a ritirarsi a Villa S. Ilario di Porporano.
Don Bruno, mentre valgono anche per te queste parole di Giovanna che ora si sono realizzate per sempre: «Il Signore ha preso i nostri cuori, li ha stretti con “nodi” d’amore divino e piano piano ci porta in cielo, dove per sempre saremo con Lui una cosa sola» (G. Spanu), l’unguento profumato delle parole versate con affetto e riconoscenza in questo tuo profilo resti come cara “memoria” di te (Mc 14,9)!
Parma, 1 marzo 2022
(Il pdf di questo profilo è scaricabile da qui)