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Profili di preti: don Fermo Fanfoni

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri e fino al settembre 2018, poi, da don Stefano Rosati.o, eccezionalmente, tratti da Vita Nuova, come in questo caso.

DON FERMO FANFONI
(5 novembre 1937 - 17 marzo 2020)
Arciprete Mezzano Inf., rettore di Casale e di Coenzo


Andare oltre, spingere il cuore oltre l’ostacolo DonFermoFanfoni

Il Signore è venuto a prendere don Fermo Fanfoni per portarlo nella sua casa. Nel ricordarlo mi viene da sorridere e da tremare insieme, pensando a una delle sue battute fulminanti che mettevano in luce, con grande sagacia, i limiti delle considerazioni e delle azioni.

Don Fermo ricordava spesso divertito di essere stato il successore di un vescovo e di un santo. Ed era vero.
A Colorno aveva sostituito come cappellano don Eugenio Binini, futuro vescovo di Pitigliano e di Massa Carrara – Pontremoli.
A Mezzani aveva preso il posto del santo prete don Bernini. Aveva preso tremendamente sul serio la missione in entrambi gli uffici.
A Colorno aveva profuso il suo impegno e la sue capacità soprattutto a servizio dei giovani e della cultura: ricordava di essere stato il primo promotore di una guida turistica alle bellezze della città ducale. Spesso ebbi modo di sentire tanti aneddoti legati alla vita e ai personaggi di Colorno durante le cene di S. Margherita. Non mancava mai a questo appuntamento in cui si onorava la patrona del paese e durante il pasto diveniva l’anima della conversazione: ricordava con vivacità persone e situazioni passate. L’entusiasmo e la passione pastorale di quegli anni, e la stima profonda che lo legava al prevosto don Nando Azzali, trasparivano da ogni parola.

La sua vita di parroco, lunga e feconda, è legata inscindibilmente a Mezzani e poi, con l’acquisizione di altre parrocchie a motivo della mancanza di preti, a Casale e Coenzo: è rimasto fedele fino alla fine a questo servizio con l’attaccamento del padre di famiglia.

A caratterizzare la sua figura di presbitero anzitutto la cura della predicazione: la sua omelia era sempre frutto di una preparazione remota e prossima, che lo impegnava nei giorni precedenti la domenica. La profondità di contenuti si univa alla sua naturale facondia, dono di natura che gli permetteva di indovinare espressioni, aggettivi e di impostare il tono della voce di modo che il messaggio arrivasse dritto al cuore. S. Agostino scrive che compito del predicatore è persuadere l’uditorio di ciò che è buono, di saper dare parola al bene: don Fermo con la sua vita e la sua voce ha cercato di essere al servizio del Vangelo, perché anche le comunità a cui apparteneva potessero sentire e desiderare la bellezza della Parola di Dio.

Mentre ringrazio il Signore per la sua vocazione e per il suo fedele servizio, non posso non richiamare alla memoria un episodio che mi riguarda. Durante la piena del Po all’inizio del nuovo millennio, insieme al rettore don Marco Uriati e agli altri seminaristi, mi recai a fargli visita. Non era in casa. Lo trovammo sull’argine, con le persone del paese, che guardava la distesa d’acqua così calma da far dimenticare il pericolo che celava. Ci accolse con il sorriso furbo e con una battuta sagace, stemperando il nervosismo e l’apprensione che era piombata anche nei nostri cuori alla vista della desolante minaccia.
Andare oltre, spingere il cuore oltre l’ostacolo apparentemente insormontabile. In altre parole coltivare la speranza. Speranza nella vita che non tramonta per il caro don Fermo; speranza per la nostra amata Chiesa, anche grazie alla preghiera dei pastori chiamati a celebrare la liturgia celeste.

don Sincero Mantelli per Vita Nuova del 22 marzo 2020

(Il pdf di questo profilo è scaricabile da qui)