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Profili di preti: don Fausto Mora

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri e fino al settembre 2018, poi, come in questa pagina, da don Stefano Rosati.

XXXIV Settimana del T.O.
«Scrivi: Beati gli invitati al banchetto di nozze dell’Agnello!» (Ap 19,9a)

Nella notte il Signore ha chiamato a partecipare al suo Giorno eterno


DON FAUSTO MORA
(26 maggio 1939 - 24 novembre 2022)
Canonico della Collegiata di Colorno
Collaboratore pastorale della Basilica della Steccata
già Prevosto della Parrocchia Beato card. Ferrari in Parma

 

Don Fausto MoraCi ha lasciato improvvisamente, ma è stato commovente per coloro che sono entrati in casa al seguito dei Vigili del fuoco trovare “apparati” su di una sedia, a fianco del letto dove giaceva, camice e stola ed un biglietto con vergate in bella grafia sobrie indicazioni che D. Fausto aveva lasciate per le sue esequie. Come se lo aspettasse… sì, perché, se la morte è venuta per lui come un ladro, dal momento che soprattutto negli ultimi anni della sua vita terrena D. Fausto lo sapeva bene che il giorno del Signore viene come un ladro di notte (1Ts 5,2; Mt 24,43), possiamo star certi che oggi si sia fatto trovare pronto, sapendo altrettanto bene che sarebbe venuto a prenderlo un Padrone buono, il Pastore della vita (Sal 22), e non un ladro. E con Lui sarebbe stata festa, e non lutto (Is 25,6-10). Per sempre.

Nato a Mezzano Superiore il 26 maggio 1939 da una numerosa famiglia, composta dai genitori Davide e Paini Giuseppina e da sette figli, in prima media entra in Seminario Minore e, compiuto tutto l’iter del Maggiore, viene ordinato presbitero nella Basilica Cattedrale dal vescovo Colli il 23 settembre 1962. Gli sopravvivono tre confratelli degli undici novelli di quell’anno. Alla sua Prima Messa solenne a Mezzano Superiore, nel corso della sua testimonianza come XL teste al processo diocesano, ricorderà la partecipazione come suddiacono del Servo di Dio D. Giovanni Bernini, nonché altri episodi della sua fanciullezza in famiglia ed in parrocchia.

Subito dopo l’Ordinazione viene nominato vicario a S. Pancrazio e parroco a Fraore, dove resta dieci anni (1962-72), a cui seguono i 17 a Mezzano Rondani (1972-89). In quegli anni riesce a dedicarsi a proseguire gli studi (nel 1976 si laurea in Letteratura classica all’Università cattolica di Milano), insegnando nel contempo italiano e materie letterarie nelle Scuole cattoliche, oltre a presiedere, grazie a quelle ottime doti organizzative che lo hanno sempre contraddistinto, l’ODA, l’Opera Diocesana Assistenza, che allora aveva in carico la gestione dell’Istituto Pio XII di Misurina (1978-95).

Quando Parma, la sua diocesi di origine e di ministero presbiterale, intende onorare il nuovo Beato card. Andrea Carlo Ferrari con una parrocchia a lui dedicata nella periferia Nord della città (15 settembre 1989), è D. Fausto ad esserne nominato primo parroco: costruttore della chiesa di mattoni, progettata e realizzata in soli quattro anni, e soprattutto costruttore della comunità di persone per tutto il tempo del suo ministero di parroco-fondatore. Vi resta ben 28 anni (1989-2017), assumendo nel contempo il servizio di Vicario pastorale della allora “immensa” Zona di Parma Nuova Periferia (1997-2008). Sono gli anni in cui confessa: “per tanti anni della mia vita ho fatto parte dei dotati di ottima salute e di iperattività”. Ma “poi ho sperimentato anche la mia umana fragilità” e così, proprio a motivo delle sue condizioni di salute, è costretto a dimettersi, trasferendosi prima a Basilicagoiano (2017-19) e successivamente nella sua parrocchia di nascita, Mezzano Superiore (2019-20).
Congedandosi dalla Nuova Parrocchia di S. Maria madre della Chiesa, dove è potuto rimanere un solo anno (2019-20), confessava: “in me sentivo già la nuova fragilità di salute e la convinzione di non reggere alle attese. Al Vescovo che mi faceva gli auguri per la Pasqua e mi chiedeva notizie, ho dovuto manifestare tutta la realtà della mia sofferenza nascosta”. E aggiungeva: “Sono riconoscente al Vescovo che mi ha accordato di rientrare in città, più vicino all’Ospedale e alle eventuali cure terapeutiche necessarie, in una residenza più ridotta ma più confortevole, individuata tra quelle a suo tempo predisposte proprio da me per Sacerdoti anziani, desiderosi di continuare qualche piccolo servizio pastorale”. Ecco motivata la sua scelta di ritirarsi in un appartamento di Piazza Duomo, proprio quello dove il Signore oggi è venuto a prenderlo, locale di proprietà della Fondazione Bacchieri-Borri-Basetti, gestita dai Parroci urbani, che D. Fausto ha presieduto per sedici anni (2004-20), essendo rettore della chiesa di S. Giacomo in Strada d’Azeglio. Ed ecco, una volta tornato in città, il suo “piccolo servizio pastorale” come collaboratore alla Basilica di S. Maria della Steccata e l’ultima sua recente nomina, quella a canonico onorario della Collegiata di S. Margherita, come riconoscimento del suo servizio nella “sua” Bassa, oltre che della sua beneficienza all’amata parrocchia di Mezzano Rondani per il rifacimento dell’intonaco e del tinteggio esterno della chiesa, inaugurati solo due mesi fa.

Nella Causa Bernini confessava: “Io non ho devozione per D. Bernini, nel senso di chiederne l’intercessione nella preghiera, come del resto fino a poco tempo fa non ne avevo per il card. Ferrari. Ora che è Beato chiedo l’intercessione del card. Ferrari e, se sarà riconosciuto dalla chiesa, in futuro lo farò anche per D. Bernini” (Positio, 223). Sono il “santo” della sua fanciullezza e il “Santo” del suo ministero pastorale: possa ora D. Fausto condividere la loro “gloria”!

E con le parole dell’Evangelo di oggi voglia ripetere anche a noi: i suoi familiari, i tanti parrocchiani di Fraore, Mezzano Rondani, Beato card. Ferrari, Basilicagoiano e le altre comunità che ha servite nei suoi 60 anni di ministero, come anche le tante persone che ha incontrato e “animato” come presidente di Misurina o come Delegato diocesano per Eventi come la Visita pastorale del papa Giovanni Paolo II a Parma (6 giugno 1988) o il Grande Giubileo del Duemila o il Gemellaggio con la Terrasanta o il Congresso Eucaristico nazionale: «Risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina» (Lc 21,28)

Alleluia!

don Stefano Maria

Parma, 24 novembre 2022

(Il pdf di questo profilo è scaricabile da qui)


Profili di preti: don Elio Piazza

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri e fino al settembre 2018, poi, come in questa pagina, da don Stefano Rosati.

III Domenica di Quaresima
«Chi berrà dell’acqua che io gli darò», dice il Signore, «avrà in sé una sorgente che zampilla per la vita eterna» (Gv 4,14).

Nel primo pomeriggio della Domenica della Samaritana, il Signore ha chiamato a bere alle sorgenti della Vita il suo servo


DON ELIO PIAZZA
(29 gennaio 1932 - 12 marzo 2023)
già Arciprete di Scurano, Ceretolo, Lodrignano e Mediano
 

Don Elio PiazzaD. Elio era nato il 29 gennaio 1932 a Castrignano (Langhirano) da Luigi e Riccò Maria. Dopo gli anni del Seminario, viene ordinato presbitero nella Basilica Cattedrale dall’arcivescovo Evasio Colli il 1° novembre 1958, insieme ad altri 7 confratelli (di cui 4 gli sopravvivono).

Presbitero novello, viene inviato come vicario a Traversetolo per essere iniziato alla vita pastorale, avendo come “maestro” mons. Mario Affolti (1958-61). La sua prima esperienza come parroco è in quel di Fugazzolo, dove rimane quasi 20 anni (1961-1980). Il doppio, 40 anni esatti, sono quelli che trascorre a Scurano come arciprete della Pieve dei Santi Ippolito e Cassiano (1980-2020), aggiungendo via via le vicine parrocchie di San Prospero in Ceretolo (1984), San Lorenzo in Lodrignano (1994) e San Michele Arcangelo in Mediano (1994). È nell’autunno 2020 che accetta il trasferimento a Villa S. Ilario, dove viene amorevolmente assistito, essendo, come già negli ultimi anni in parrocchia, anche qui seguito da d. Giandomenico Ferraglia, cui va la riconoscenza dei familiari: la sorella Bruna ed i nipoti, oltre che di tutto il presbiterio.

Per ricordarlo mi piace recuperare due “istantanee” che ben illustrano la sua persona ed il suo “stile” inconfondibili.

Il primo è un mio ricordo personale, che si colloca agli inizi degli anni novanta del secolo scorso.
Quando d. Elio periodicamente scendeva in città, non mancava mai di fermarsi a pranzo nell’allora Seminario minore, “ospite fisso” del vescovo Benito nella saletta dei superiori. Questi lo ascoltava volentieri, perché – diceva – «quando parlo con d. Elio mi sembra di tornare a sentire quelli di casa!». Allora, consumato il pasto all’orario stabilito, si attendeva il ritorno dalla Curia del vescovo Benito, che aveva il suo vassoio e il suo cibo speciale. Nell’attesa del vescovo, con d. Elio e d. Igino Marchi, ci si fermava anche noi altri uno o due commensali. Quando il vescovo Benito arrivava, tutti avevamo già finito di mangiare e mentre lui “piluccava” dalle sue “ciotoline”, d. Elio era del tutto libero di intrattenerlo. Ed era evidente che il vescovo godeva nel conversare con lui. Ascoltare quei dialoghi era quasi come assistere ad una rappresentazione teatrale, dove le parti erano assegnate: a d. Elio le provocazioni, spesso sferzanti, su tutto; a d. Gino la “spalla”, che con la sua intelligente “ironia” accompagnava le battute, dando così colore e rilievo ai dialoghi. Al vescovo Benito, il cui compiacimento era evidente, le sapienti conclusioni, ma anche affermazioni nette, sincere, cui non eravamo abituati in altri contesti. Il copione spaziava davvero su tutto: l’attualità, la politica, la chiesa, locale e non solo… Era davvero uno “spettacolo” per noi uno o due “spettatori” di quelle “scene” e a distanza di trent’anni non le abbiamo dimenticate.

La seconda istantanea è legata alla “sua” pieve. Tutti abbiamo conosciuto la sua “passione” e la sua dedizione per la pieve dei Santi Ippolito e Cassiano: chi meglio di lui – e spesso mettendoci del proprio e mai troppo curante dei permessi – è stato, come si dice, “conservatore pro tempore” dei beni ecclesiastici che gli sono stati affidati? Compreso… il prato: fino all’ultimo i suoi parrocchiani l’hanno visto sul trattorino e hanno sempre trovato “impeccabile” il prato davanti alla chiesa! Che faceva un tutt’uno con la passione per il decoro liturgico: ogni volta che lo si andava a trovare era “immancabile” la visita alla sagrestia ed ai suoi paramenti, conservati come nemmeno in un museo si sarebbe potuto fare meglio! Conservati, mostrati e spiegati, a tutti e in ogni occasione.
Ancora nel 2017 si può leggere questa recensione di un turista genovese apparsa su Tripadvisor, che dice tutto della “sua” pieve e di lui. Non posso che riportarla per intero:
«Fatevi aprire e illuminare questo splendore di Pieve: cercate e ascoltate don Elio. Una piacevole e spirituale visita ad una chiesa ristrutturata in molti anni e finalmente ora splendente: fatevi accendere le luci dal parroco, don Elio, e lasciatevi guidare dalla sua parlantina; ama tanto questa chiesa che l'ha resa nei colori e negli aggiustamenti architettonici veramente una perla. Già dall'esterno merita la foto, ma dentro è una poesia: vi consiglio di sedervi davanti alla cappella del Santissimo illuminata. Fate i complimenti al don, un genio. Fatevi illuminare le navate e i quadri laterali e vedrete che i colori sono quelli giusti, l'atmosfera è tutta da gustare, e magari eleverete meglio una preghiera. Non guasta anche in una visita turistica» (27 luglio 2017)

Conservatore pro tempore”, d. Elio, è un titolo che descrive perfettamente sia i dialoghi in Seminario minore che quelli nella tua chiesa e nelle parrocchie che hai servito. “Conservatore”, certo anche nelle idee e nelle pratiche pastorali. “Pro tempore” dove il tempo è stato quello di tutta una vita…

Stamattina, d. Elio, insieme a coloro che ti assistevano nella tua ultima agonia, per te ho pregato le bellissime “Raccomandazioni dei moribondi” (Rituale, n. 237). Le ripeto, nella certezza che, ora, per te si siano realizzate:

«Egli, divino Pastore,
ti riconosca tra le pecorelle del suo gregge,
ti assolva tutti i tuoi peccati
e ti riceva tra gli eletti nel suo regno.
Mite e festoso ti appaia il volto di Cristo
e possa tu contemplarlo
per tutti i secoli in eterno». Amen!

don Stefano Maria

Parma, 12 marzo 2023

(Il pdf di questo profilo è scaricabile da qui)


Profili di preti: don James Schianchi

Profili di preti: don James Schianchi

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri e fino al settembre 2018, poi, come in questa pagina, da don Stefano Rosati.

Martedì della XXIV settimana del T.O.
«Coloro che avranno esercitato bene il loro ministero, si acquisteranno un grado degno di onore
 e un grande coraggio nella fede in Cristo Gesù»
(1 Tm 3,13)

Oggi alle ore 12:19, improvvisamente, «avendo egli esercitato bene il suo ministero», il Signore ha chiamato a ricevere il «grado d’onore», quello celeste


DON JAMES SCHIANCHI
(5 novembre 1939 - 19 settembre 2023)
Vicerettore della Basilica della Steccata in Parma e già direttore spirituale del Seminario diocesano
 

Don James Schianchi

Nato a Basilicagoiano il 05.11.1939 da Landino e Fantini Oriele, una famiglia di agricoltori, dove respira la fede come tutt’uno con i valori sociali, è il primogenito, seguito da due sorelle gemelle, Mirella e Valeria. È adolescente quando ottiene dal papà il permesso di entrare nel Seminario di Parma, dove percorre tutto l’iter degli studi, fino ad essere ordinato presbitero nella Basilica Cattedrale il 22 settembre 1963. Siamo, dunque, a pochi giorni dal suo LX Anniversario di ordinazione, che pure avevamo festeggiato a Fontanellato lo scorso maggio nel tradizionale Pellegrinaggio mariano del presbiterio, insieme ai due compagni D. Ilari e D. Torri, preti novelli nel pieno dell’assise conciliare.

Inizia la «prima stagione» del suo ministero, quella della pastorale parrocchiale, con il servizio di vicario cooperatore ad Ognissanti (1963-69) e poi parroco a Bosco (1969-72), non da solo, ma insieme ai suoi due compagni di Ordinazione. Anche se il Codice di allora non prevedeva la co-parrocchialità, i tre amici condividono la cura pastorale di tutte le parrocchie dell’alto Cornigliese, oltre a fare vita comune nella canonica di Bosco. Successivamente sarà collaboratore parrocchiale di S. Bernardo in città (1986-1991).

Don James SchianchiLa «seconda stagione» lo porta a “servire” in Seminario e in vari campi della vita diocesana. Nel 1974 si laurea in Lettere e filosofia all’Università Cattolica di Milano e nel 1980 consegue la Licenza in Teologia Morale presso l’Accademia Alfonsiana di Roma. Era già Direttore spirituale del Seminario Minore (1972-86), impegnato nella formazione umana e cristiana della fascia degli adolescenti delle Superiori, senza dimenticare che nel contempo si spenderà, non senza qualche difficoltà, nel “governo” della Diocesi come Pro-Vicario pastorale (1979-80) e poi Vicario episcopale per il Clero (1980-86). Prima Guardacoro (1979-84), poi Canonico e successivamente (1987-97) Presidente del Capitolo della Basilica Cattedrale (1984-2011), per decenni metterà a frutto la propria preparazione culturale e teologica come Insegnante alla Scuola di Formazione teologica di Parma e all’Istituto di Scienze religiose S. Ilario di Poitiers di Parma-Piacenza-Fidenza, di cui sarà Presidente (1986-2001), ma anche alla Università Cattolica delle sedi di Milano e Piacenza, nonché al Collegio teologico Alberoni di Piacenza.

In questi anni sarà Assistente diocesano di Rinascita Cristiana (1969-1975 una prima volta, 1986-1995 una seconda volta), poi Assistente nazionale (1995-2004), quindi Assistente del MIASMI (=Movimento Internazionale di Apostolato per gli Ambiento Sociali Indipendenti) (2004-2013), ministero che lo porterà in giro per il mondo in quegli “amati” viaggi, che erano per lui soprattutto momenti di incontro e di scambio, oltre che di cultura, e in questi casi di rappresentanza.
Don James Schianchi
Nella «terza ed ultima stagione» di ministero, mentre continuerà a dirigere vari Uffici della Curia Diocesana, precisamente Ecumenismo, Vita consacrata, Progetto culturale, sarà soprattutto ed innanzitutto vicerettore della Basilica Minore della Madonna della Steccata (2011-oggi), dedicandosi al ministero della confessione nel Santuario cittadino, la Chiesa magistrale dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio, nel cui arco alla Villetta D. Iames ha chiesto di essere tumulato.

In questi anni lo stesso ministero di accompagnamento, sempre preparato e misurato, lo eserciterà in primis nei confronti dei giovani e degli adulti in cammino verso il presbiterato come Direttore spirituale del Seminario diocesano (2013-22).
Senza smettere di seguire la formazione cristiana e sociale di associazioni laicali di ambiente come Rinascita cristiana (di cui sarà Assistente diocesano per la terza volta: 2013-oggi) e l’UCID (=Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti) (di cui sarà Consulente ecclesiastico: 2014-oggi).

Apprezzato dal mondo laicale, da quello delle istituzioni e della cultura della Città (e non solo) come persona «intelligente, colta e piacevole», mi piace ricordarlo come «prete e formatore», citando le sue dispense della Scuola di formazione teologica, intitolate «Il Mistero pasquale. Evento fondante della morale cristiana. Per un contributo allo studio della teologia Morale fondamentale». Non sono tantissime pagine, per la precisione 79 (tutti di D. Iames abbiamo conosciuto la facilità di parole, quanto la sobrietà di scritti), ma ognuna è “impregnata” del «Mistero di Cristo, che compenetra tutta la storia del genere umano, agisce continuamente nella Chiesa ed opera principalmente attraverso il ministero sacerdotale» (OT 14; AG 16). Così, è nel duplice riferimento a Cristo ed alla vita del mondo che deve esplicitarsi la tensione etica del cristiano: «ad illustrazione della altezza della vocazione dei fedeli in Cristo e del loro obbligo di portare frutto nella carità per la vita del mondo» (OT 16). Fino a quell’esito, che non può non condividere chi, come il sottoscritto, per decenni ha tenuto laboratori sull’icona come sacramentale. Conclude appunto D. Iames: «il cristiano che voglia realizzarsi come soggetto etico deve modellare la sua esistenza sulla teologia dell’icona. Le cose del mondo sono presenti nell’arte dell’iconografo ed egli non ha nulla da invidiare alla tecnica della pittura realista. Ma tutto è visto in Dio, con l’occhio di chi vede il riflesso della sua gloria sulle cose: uomini alberi, città sono fissati nel loro stato creaturale, come trasfigurati dalla luce divina» (p. 78). Con-fratello ed Amico, che tu ora ne sia avvolto per sempre!

don Stefano Maria

Parma, 19 settembre 2023

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Profili di preti: don Dante Agnetti

Profili di preti: don Dante Agnetti

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri e fino al settembre 2018, poi, come in questa pagina, da don Stefano Rosati.

Giovedì della I settimana del T.O.
«Gesù ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: Lo voglio, sii purificato!» (Mc 1,41)

Nella sua compassione oggi il Signore Gesù ha steso la mano verso di lui ed ha tratto a Sé il suo servo


DON DANTE AGNETTI
(27 febbraio 1933 - 11 gennaio 2024)
già parroco prima di Stadirano, poi di Casaselvatica e Fugazzolo,
infine delle parrocchie della Nuova Parrocchia dei Santi pellegrini sulla Francigena
 

Don Dante Agnetti

A Berceto il Seminario estivo per i seminaristi è stato un luogo prezioso di formazione sacerdotale, ma ha anche educato intere generazioni di giovani della nostra montagna, che vi hanno ricevuto una solida proposta umana e culturale, ma alcuni hanno accolta anche la vocazione sacerdotale. È il caso anche di don Dante, che, nato a Fugazzolo di Berceto il 27.02.1933, è entrato in seminario ed è stato ordinato nella Cattedrale di Parma l’11 ottobre 1959, insieme a quattro compagni, di cui tre gli sopravvivono, due di questi anch’essi bercetesi come lui.

Subito dopo l’ordinazione viene inviato come cappellano prima a Careno (allora in Diocesi di Parma) e quindi a Berceto (1959-60), per poi andare parroco a Stadirano (1960-63) e successivamente tornare nel bercetese e restarvi quasi 40 anni: parroco a Casaselvatica (1963-2001) e dal 1981 anche economo spirituale nella sua parrocchia di nascita, Fugazzolo. In seguito ad novennium (2001-10) sarà parroco delle parrocchie di quella che diventerà la Nuova Parrocchia dei Santi pellegrini sulla Francigena (Sivizzano Sporzana, Bardone, Neviano de’ Rossi, Terenzo, Casola, Corniana, Cassio).

Essendo diventata precaria la sua salute, chiederà di scendere a Sala Baganza, dove, col titolo di vicario parrocchiale, sarà assistente spirituale di Villa Benedetta, avendo ivi la sua residenza (2010-13). In seguito, fino ad oggi, resterà 10 anni a Villa Sant’Ilario. Era, quanto a presenza a Porporano, il “decano” dei presbiteri attualmente ospiti.

Mentre esprimiamo ai familiari: nipoti e pronipoti, le più sentite condoglianze e, in questa antivigilia della sua festa, lo affidiamo a sant’Ilario, patrono della Casa dove ha vissuto quest’ultima stagione della sua vita umana e sacerdotale, insieme ai Confratelli, premurosamente assistito dalle Suore e dal personale, altri dal bagaglio dei ricordi potranno condividere frammenti più puntuali della sua presenza e del suo ministero in montagna.
A me piace richiamare qualcosa che allora mi colpì e su cui lo interpellai, anche perché era diventato come un ritornello che d. Dante andava ripetendo ad ogni suo intervento, sia ai ritiri di zona a Villa S. Maria di Fornovo che anche nelle riunioni della formazione del presbiterio in città, nell’allora Seminario minore.

E cioè la sua “teologia”, che aveva un’impronta molto personale, dai contorni esistenziali più che accademici, della “ricapitolazione” di tutta la realtà nel Cristo Risorto. Questa del “Cristo cosmico” la presentava come una sua “scoperta” e soprattutto la predicava nei tempi opportuni e anche non opportuni… immagino la sua gente, che gliela sentiva ripetere ogni domenica, ma per la quale aveva fatto fare e mettere in chiesa perfino una statua, la statua del “suo” Cristo Risorto

Sì, Don Dante, come Cristo è veramente risorto dai morti e vive per sempre, ora sii tu a vivere per sempre col “tuo “ Cristo risorto!

don Stefano Maria

Parma, 11 gennaio 2024

(Il pdf di questo profilo è scaricabile da qui)


Profili di preti: don Guido Maria Dall'Olio

Profili di preti: don Guido Maria Dall'Olio

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri e fino al settembre 2018, poi, come in questa pagina, da don Stefano Rosati.

Giovedì della V settimana del T.O.
«Venite: prostrati adoriamo, in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti. È lui il Signore, nostro Dio» (Sal 94,6-7)

Oggi, alle ore 17:45, il Divino Pastore delle anime ha chiamato al premio celeste


DON GUIDO MARIA DALL'OLIO
(22 agosto 1938 - 8 febbraio 2024)
già parroco di Ravadese
 

Don Guido Maria Dall'Olio

Nato a Sissa il 23.08.1938 da Marcello e Sacchelli Maria, in una famiglia di agricoltori allora residenti a San Nazzaro (poi trasferitisi nel Basso Cornigliese, a Petrignacola), entra nel Seminario di Parma, dove il fratello Enrico, più vecchio di 9 anni, era già in teologia, e viene ordinato presbitero dall’arcivescovo E.Colli nella Cattedrale di Parma l’8 ottobre 1961 insieme ad altri nove, due dei quali gli sopravvivono. Una settimana dopo, il 15.10.1961, l’Arcivescovo ordinerà presbiteri, ma a Fornovo di Taro, altri due diaconi fornovesi, per cui diventano tre i confratelli ordinati nel 1961 che gli sopravvivono.

Sempre insegnando religione nelle scuole secondarie inferiore e superiore, è vicario cooperatore del parroco di San Leonardo (1961-66) e poi del parroco della Collegiata di San Giuseppe (1966-77), quando nel 1978 diventa parroco di Ravadese, la parrocchia di nascita di san Guido Maria Conforti. Qui nel 2011 parroco e parrocchiani, insieme ai Missionari saveriani, hanno voluto dare sviluppo alla sua canonizzazione, identificando alcuni luoghi “confortiani” (casa natale; chiesa ovvero fonte battesimale; un ampio e modernamente attrezzato salone polivalente, a lui dedicato, in grado di ospitare le varie attività della vita comunitaria).

Dal 1984 al 1987 è anche amministratore parrocchiale di Baganzolino e dal 2011 al 2020 presta servizio nel Santuario cittadino della Steccata. Di lui il rettore dice: «Veniva a celebrare la Messa una volta alla settimana, mettendosi a disposizione per il sacramento della Penitenza. Era fedele e buono, anche ricercato come confessore».

Trasferitosi nel 2008 a risiedere a Villa Sant'Ilario insieme al fratello don Enrico, nel dicembre 2020 conclude il suo parrocato a Ravadese, dove tornava per la Messa, per i primi anni quotidiana e poi solo festiva.

Di lui il con-fratello don Enrico scrive e sono parole piene di affetto fraterno, ma descrivono bene l’uomo e il prete che pure tutti noi abbiamo conosciuto: «Don Guido fu oltremodo attivo nel ministero pastorale tra i ragazzi e presso le famiglie degli anziani da lui visitati assiduamente. Insaziabile nel fare la catechesi, specialmente a quelli che si preparavano al Sacramento del matrimonio ed ai genitori che lui stesso convocava per tempo in prossimità del Battesimo dei loro figli. Don Guido era anche oltremodo sollecito nel mettersi a disposizione dei Confratelli, quando erano nel bisogno di una mano per le celebrazioni e l’amministrazione dei Sacramenti e in ogni altra circostanza. Non era capace di dire di “no” a chi gli chiedeva aiuto. Dotato di tratto gentile e premuroso, ha sempre rispettato chiunque, cercando di interpretare i desideri dei Confratelli e mantenere sempre la calma ed il giusto equilibrio nei giudizi e negli interventi di qualsiasi genere nelle riunioni».

Insieme a don Enrico, che è sempre stato per te non solo un fratello, ma soprattutto un sicuro punto di riferimento personale e ministeriale, don Guido Maria, riposa in pace!

don Stefano Maria

Parma, 8 febbraio 2024

(Il pdf di questo profilo è scaricabile da qui)