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Profili di preti: don Bruno Folezzani

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri e fino al settembre 2018, poi, come in questa pagina, da don Stefano Rosati.

Martedì della VIII settimana T.O.
Come il Santo che vi ha chiamati, diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta.
Poiché sta scritto: «Sarete santi, perché io sono santo»

(1Pt 1,16)

Avendo lasciato tutto per seguirlo e ricevuto davvero cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, oggi Gesù ha chiamato alla vita eterna nel tempo che verrà (cf. Mc. 10,28-31)


DON BRUNO FOLEZZANI
(28 giugno 1929 - 1 marzo 2022)
già parroco dello Spirito Santo in Parma

 

Don Bruno FolezzaniGià la consultazione dei due siti www.parrocchiaspiritosanto.it e www.giovannaspanu.it offre tali e tante informazioni della vita e del ministero di don Bruno, che stavolta questo suo profilo non può che semplicemente ribadirne alcuni tratti, magari aggiungendone qualcuno, sempre con l’unico obiettivo, perché - scriveva un santo prete e fondatore quale d. Agostino Chieppi – «morendo la persona, si perpetui lo spirito del bene e la cultura» (Direttorio, n. 52). Ed in questo modo, nel ricordo di don Bruno ed ora anche per la sua preghiera, continui ad alimentarsi quello “spirito di trasmissione” che vede come attori il presbiterio di oggi e di domani (tra cui sono ben quattro i preti usciti dalla sua parrocchia: a Parma d. Giuseppe Mattioli, il suo successore, e d. Andrea Volta; d. Luca Cesari a Verona e d. Simone Caleffi a Roma); ma anche la comunità ministeriale di diaconi e ministri istituiti, che hanno arricchito la parrocchia dello Spirito Santo; le consacrate, i consacrati e le famiglie della Piccola Comunità Apostolica; le claustrali del Carmelo e le religiose di vita attiva, i tantissimi laici e laiche di associazioni e movimenti e di tutte le comunità da lui servite, fin da Felino, passando per Coloreto, senza dimenticare gli studenti e gli operai che lo hanno avuto come educatore. In questo “spirito” raccolgo tre ulteriori testimonianze, tutte di prima mano, che così vanno ad aggiungersi alle tante altre, reperibili nella sitigrafia.

Nato a Strognano di Langhirano il 28.06.1929, don Bruno vive la sua infanzia a Neviano degli Arduini, ultimo degli otto figli di Giuseppe e Adani Gisella. Tra questi la sorella Maria, che gli sarà a fianco durante il suo ministero e il fratello don Tullio (1911-91), ordinato presbitero nel 1936, che don Bruno accoglierà con sé, dopo il suo ritiro dal ministero per motivi di salute (1978).


Basco verde

Mentre era seminarista di teologia scende a Roma nel 1948, in occasione dell’80º anniversario della fondazione dell’Azione Cattolica («Da Parma eravamo in tanti… alla partenza abbiamo dormito per terra nei locali del vescovado, dove aveva la sua sede l’Azione Cattolica; nel viaggio eravamo accompagnati dagli assistenti e dai seminaristi: tra questi ultimi si distingueva don Bruno: era un vero trascinatore…» - è la prima delle tre testimonianze, quella di mio padre, Valter Rosati, suo coetaneo). Si tratta della famosa adunata dei giovani della Giac, trecentomila “baschi verdi” che trasformano piazza San Pietro in un prato verde speranza! Tra costoro furono diversi i giovani che scelsero di diventare “operai” dediti all’apostolato, pronunciando voti privati, come laici consacrati, nella totale conformazione alla volontà di Dio, secondo il motto: «Non mea, sed Tua voluntas fiat». Questa chiara percezione della “serietà” della vocazione cristiana battesimale, maturata in quell’Azione cattolica, quella di Luigi Gedda e Carlo Carretto, mi confessava aver segnato la sua stessa scelta e poi la “struttura interiore” del suo sacerdozio ministeriale, al quale viene ordinato nella Cattedrale di Parma dal vescovo Evasio Colli il 21.06.1953, insieme ad altri 10 compagni, di cui due gli sopravvivono.


Pretino

Subito viene inviato come vicario cooperatore a Felino (1953-57). Si dedica con entusiasmo e totalità all’apostolato dei giovani. In pochi anni e proprio a partire dai giovani, la parrocchia è trasformata: nelle proposte pastorali e negli stessi ambienti, dalla chiesa all’orto del parroco, che diviene campo da gioco con annesso oratorio, fino alla “famosa” Grotta di Lourdes, che ancora oggi campeggia a fianco della chiesa. A questo proposito la seconda testimonianza è di Graziella Frati, nipote e perpetua di don Riccardo Frati, di cui d. Bruno è stato cappellano in quel di Felino. Quando io lo ero a Colorno, con Graziella, che alla morte di don Riccardo è passata a “servire” il parroco di Carignano, poi divenuto prevosto di Colorno, si sono richiamati tanti episodi di questa sua “stagione” felinese. Con l’amarezza di chi ha visto lo zio parroco “soffrire” per quei giovani che, una volta partito il cappellano, organizzavano pullman per andare alla sua Messa domenicale, dopo aver esposto in paese uno striscione con la scritta «Co mnin frega ed Gesù, se don Bruno al ne ghè pu’?», ogni volta concludeva: «Era davvero in gamba quel pretino…».

Proprio in quegli anni qualcuno ha fatto leggere a don Bruno una meditazione di Chiara Lubich (1920-2008), fondatrice del Movimento dei Focolari, intitolata «Una città non basta»: «Se vuoi conquistare una città all'amore di Cristo, se vuoi trasformare un paese in Regno di Dio, fa' i tuoi calcoli. Prenditi degli amici che abbiano i tuoi sentimenti, unisciti con loro nel nome di Cristo e chiedi a loro di posporre ogni cosa a Dio. Poi statuisci con essi un patto: promettetevi amore perpetuo e costante». Affascinato da questo ideale, ha iniziato a proporre a chi gli sembrava avesse “i suoi sentimenti” quel patto che i focolarini chiamano “patto di unità”: un legame spirituale che rende vere, concrete le parole di Gesù: «Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro» (Mt. 18,20). Non occorrono particolari requisititi per dar vita a questo patto, è necessario semplicemente il desiderio di amare Gesù e di farlo amare.


Parroco
fondatore

Dopo quella di Azione Cattolica, la spiritualità del Focolare ispirerà tutta l’esperienza del ministero parrocchiale (nel 1974 don Bruno sarà a Frascati - Roma per sei mesi alla Scuola sacerdotale del Movimento), che comincia come parroco a Coloreto (1957-68). Sono 10 anni anche questi intensi, con vari incarichi (insegnante alle medie, magistrali e istituto geometri, cappellano tra gli operai della Bormioli Rocco). Anche a Coloreto si verifica una vera “invasione” di popolo: ragazzi, giovani, adulti. Ben presto si forma un centro di animazione pastorale per la zona: 10 studenti dei Missionari Saveriani frequentano in parrocchia la scuola di pratica pastorale; nel nuovo teatro si incontrano periodicamente giovani di varie parrocchie.

Ma è il 1° agosto 1968 quando il vescovo Amilcare Pasini, firmato l’atto che istituiva la nuova parrocchia dello Spirito Santo nella periferia sud della città, peraltro a pochi km da Coloreto, invia don Bruno come parroco della nuova comunità, dicendogli: «Tu sei il primo parroco della parrocchia Spirito Santo», aggiungendo: «la chiesa non c’è …la costruirete e tu sei la prima pietra. I fedeli ci sono… sono 6.000 e sono in attesa. La casa canonica manca… vedi cosa puoi fare; ci sono delle buone monache di clausura». Proprio le Carmelitane di via Montebello saranno Chiesa e casa della nascente comunità. Lì dove prestava servizio il suo predecessore, l’ex benedettino don Paolo Segalini, insegnante al Seminario Minore, all'epoca, nell'area dove ora sorge il complesso parrocchiale, si trovava solamente un prato. Prima della chiesa di mattoni, però, d. Bruno desidera dar vita ad una chiesa di persone. Ed anche qui, come a Felino, come a Coloreto, parte dai giovani. Per arrivare a tutti, naturalmente! Il gruppo di giovani che aderisce alla sua proposta inizia a trovarsi con ritmo settimanale ogni martedì sera per leggere, approfondire e pregare il Vangelo. Al termine dell'incontro viene scelto un versetto definito “Parola di vita” che si cerca di mettere in pratica per tutta la settimana. Una matrice spiccatamente focolarina, quindi, che ha però una sua sfumatura: il patto di unità è vissuto prima di tutto con il sacerdote-pastore.

Proprio attorno a questa “intuizione” carismatica nel 1974 nasce la Piccola Comunità Apostolica. Insieme a don Bruno c’è Giovanna Spanu (1955-2003), che accoglie con gioia la proposta di dar vita ad una vera e propria famiglia spirituale, formata dal sacerdote e da quei fedeli che, uniti a lui “nel nome di Cristo”, rendono presente Gesù Buon Pastore: «Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro» (Mt. 18, 20). Il desiderio di formare accanto al sacerdote una famiglia spirituale non viene espresso solo dal gruppo di ragazze che si stringono attorno a Giovanna: ragazzi, donne, coppie di sposi costituiscono quel nucleo di una ventina di persone, da cui il nome di Piccola Comunità Apostolica e di cui Giovanna sarà madre e punto di riferimento. La sua missione: «Nel cuore della Chiesa io sarò l'amore» e la sua “Offerta all’Amore misericordioso” sull'esempio di santa Teresa di Gesù Bambino “ripetono” un altro “filone” della parrocchialità di don Bruno, quello “carmelitano”, che segna l’esperienza, le programmazioni e le iniziative della parrocchia. Una parrocchia “carmelitana” fin dalla sua fondazione, localizzata nella chiesa e nella cripta del Monastero di Via Montebello, ma ancora prima, persino nella scelta del Titolare, ovvero lo Spirito Santo, che si deve al nome in religione di una delle monache, Suor Cristina dello Spirito Santo (1968), che fa il paio con Suor Thérese de l’Enfant Jésus, chiamata a dipingere la Pentecoste, il grande quadro di 4x6 m. che campeggia in chiesa sulla parete di fondo dell’aula (1980). Sempre guardando all’apparato iconografico con cui negli anni questa è stata “colorata”, dopo le vetrate istoriate policrome, a ricordo del Grande Giubileo del 2000, nel 2002 viene realizzato il mosaico dello Spirito Santo, che sovrasta il fonte battesimale, progettato ad acquerello da un “artista” che solo chi non lo conosce non si aspetterebbe: e cioè lo stesso don Bruno!

Raccontare tutte le iniziative portate avanti nei 39 anni del suo parrocato (1968-2007) è impossibile in queste poche righe; per dare il senso compiuto di tutte basti la terza ed ultima testimonianza. A Roma negli anni Novanta ho avuto come insegnante di Teologia pastorale padre Piersandro Vanzan S.I. (1934-2011). Quando, già nelle presentazioni d’inizio corso, ha saputo che provenivo da Parma, subito ha avuto una parola per la persona di don Bruno e l’esperienza della sua “nuova parrocchia”: è infatti sulle labbra di padre Vanzan che ho ascoltato per la prima volta il termine che poi, grazie al vescovo Cesare, diventerà abituale qui a Parma. «Don Bruno – queste le parole conclusive di padre Vanzan – è un parroco, pastore e padre di una vera comunità apostolica!».

Che, quando nel 2007 rinuncia alla responsabilità di parroco, non abbandona la parrocchia, ma continua a vivere in canonica insieme al suo successore per altri 14 anni, fino a tre mesi fa, quando le peggiorate condizioni di salute lo hanno convinto a ritirarsi a Villa S. Ilario di Porporano.

Don Bruno, mentre valgono anche per te queste parole di Giovanna che ora si sono realizzate per sempre: «Il Signore ha preso i nostri cuori, li ha stretti con “nodi” d’amore divino e piano piano ci porta in cielo, dove per sempre saremo con Lui una cosa sola» (G. Spanu), l’unguento profumato delle parole versate con affetto e riconoscenza in questo tuo profilo resti come cara “memoria” di te (Mc 14,9)!

don Stefano Maria

Parma, 1 marzo 2022

(Il pdf di questo profilo è scaricabile da qui)


Profili di preti: don Primo Dall'asta

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri e fino al settembre 2018, poi, come in questa pagina, da don Stefano Rosati.

«Beato chi abita nella tua casa, Signore: senza fine canta le tue lodi»
(Sal 83,5)

Questa notte il Signore ha chiamato a partecipare alla Liturgia del cielo


DON PRIMO DALL'ASTA
(24 ottobre 1934 - 11 gennaio 2022)
già prevosto di San Giuseppe in città

 

Don Primo Dall'AstaAvendo don Primo passato gli ultimi otto anni (2013-oggi) ospite a Porporano, assistito dalla sorella Delfina, che gli è stata vicina fino all’ultimo, oltre che dai confratelli, dalle suore e dall’intero personale di Villa S. Ilario, cui va tutta la riconoscenza della diocesi, in apertura lascio la penna a mons. Domenico Magri, in quegli anni assistente della “Casa del Clero”, che così ricordava la “straordinaria” famiglia presbiterale dei Dall’Asta, i tre fratelli presbiteri Don Giovanni, Don Primo e Don Giuseppe: «Non si può certo dire che la famiglia Dall’Asta sia stata una famiglia qualunque! Originari di Viarolo, gli sposi Dante e Maria si erano stabiliti a Roccabianca, dove hanno impiantato una grossa coltivazione di frutta. E sono nati Giovanni, Primo, Giuseppe e Delfina. Il papà è mancato in età non ancora abbastanza avanzata, ma la mamma Maria ha tirato avanti la sua esistenza fino a ben 104 anni, vivendo gli ultimi nella Villa S. Ilario in compagnia del figlio don Primo e assistita con amore dalla presenza quotidiana di Delfina, l’unica femmina, tra l’altro medico geriatra. Era un quadretto simpatico vedere insieme la mamma, don Primo e Delfina quasi attaccati fra di loro. A proposito dei tre figli maschi, sappiamo tutti che cosa è successo: l’uno ha tirato l’altro e ci sono saltati fuori tre preti. E non si tratta di preti basta che sia! Si vede che la famiglia è stata un vero terreno di cultura cristiana che ne ha favorito la vocazione. Don Giovanni, nato nel 1930 e ordinato presbitero nel 1953, (…) ha lasciato un segno in particolare come fondatore della Parrocchia del Buon Pastore (1970-1984): chi non ricorda la sede provvisoria in un locale di via Mordacci? Da lì ha preso la decisione di entrare nei Camaldolesi, quelli di stretta osservanza, col nome di padre Santiago, ed è partito per la Colombia dove è morto nel 2014 e là è sepolto. Adesso anche il più giovane, don Giuseppe, viene sepolto in terra lontana, in Brasile. (…) Don Giuseppe, nato nel 1938 a Roccabianca e ordinato presbitero nel 1961, (…) nel 1970 ha preso la coraggiosa decisione di partire per il Brasile, a Goiania. (…) Là è vissuto per 47 anni e ha operato per il Vangelo e la promozione sociale, là è morto nel 2018. Una volta all’anno tornava in Italia per una breve vacanza, per rivedere la mamma, Don Primo, la Delfina e tanti amici che sostenevano il suo impegno missionario. E quando arrivava era una festa. Il Presbiterio di Parma può andare fiero dei confratelli (basta pensare anche a don Onesto Costa) che hanno lasciato gli affetti più cari e la loro terra d’origine per testimoniare il Vangelo in una terra lontana».DonPrimoDallAsta-ordinazioneV.gif

Don Primo, nato a Roccabianca il 24.10.1934, viene ordinato presbitero il 01.11.1958 dal vescovo Evasio Colli, che lo invia cappellano a San Giuseppe, a fianco del parroco don Raffaele Dagnino, definito “l’erede di Padre Lino” per la sua testimonianza di vita cristiana e sacerdotale, condotta con forza e radicalità. Vi resta otto anni (1958-66), che non sono pochi e dicono tanto anche di lui, considerando proprio la personalità del suo “famoso” parroco. Dopo un’esperienza più che decennale come parroco di Casalbarbato (1966-77), torna a San Giuseppe come successore di d. Dagnino, che si era ritirato nella vicina comunità interparrocchiale di S. Maria del Rosario e - raccontano - provò sincera gioia alla notizia. Don Primo rimane a San Giuseppe fino alle sue dimissioni per motivi di salute (1977-2013). Durante il lungo parrocato ha potuto servire anche in Curia, per tre anni come Segretario dell’Ufficio Amministrativo (1967-70) e in Seminario, per tre anni come Amministratore dei Seminari Diocesani (1981-84).

Quelli di Don Primo a San Giuseppe sono stati ben 36 anni, segnati dal suo stile riflessivo e attento al “profilo formativo” della pastorale e della liturgia, dove ha potuto mettere a frutto quelle sue “passioni”, che ha portato financo a Villa sant’Ilario, improvvisando momenti di animazione dei confratelli, soprattutto in campo liturgico e artistico. Era infatti licenziato in Sacra Liturgia, nonché diplomato in Sociologia, in Paleografia e Diplomatica, in Archivistica. Senza mai “scomporsi” per carattere, era cordialmente orgoglioso della buona riuscita della sua azione formativa. Ho ancora impresso nella memoria le tante occasioni in cui, quando ero assistente diocesano dei giovani, il gruppo parrocchiale di Azione Cattolica di S. Giuseppe era certamente uno dei più vivaci e partecipi alle iniziative della diocesi, a cui ha messo a disposizione un bel numero di giovani ed adulti che hanno fatto la storia recente dell’Associazione!

Don Primo, raccogli ora il premio di quanto hai seminato e dalla Liturgia del cielo, “concelebrata” con i tuoi fratelli-confratelli, intercedi per le nostre famiglie, perché siano aperte a tutte le vocazioni, a cominciare da quella presbiterale e per la famiglia del nostro presbiterio, perché sia fatta sempre più di confratelli-fratelli!!

don Stefano Maria

Parma, 11 gennaio 2022

(Il pdf di questo profilo è scaricabile da qui)


Profili di preti: don Rinaldo Rosa

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri e fino al settembre 2018, poi, come in questa pagina, da don Stefano Rosati.

Venerdì della XXXIII settimana del T.O.
«Benedetto sei tu, Signore, Dio d’Israele, nostro padre, ora e per sempre» (Salmo responsoriale: 1Cr 29,10)

«Grazie a Dio, Padre di bontà e di misericordia, univo vero mio bene da sempre.
Grazie a Gesù, Figlio del Padre, carissimo fratello, amico intimo più di ogni altra realtà e creatura.

Grazie allo Spirito Santo, dolce ospite dell’anima mia, nascosto e soave, ma sempre presente»
(Testamento spirituale, 31.03.1999)

 

Oggi, pieno di riconoscenza, è stato accolto nell’abbraccio della SS.ma Trinità


DON RINALDO ROSA
(3 dicembre1938 - 19 novembre 2021)
già parroco di Basilicagoiano

Nato da una numerosa famiglia il 03.12.1938 a Coltaro di Sissa, viene ordinato presbitero nel Duomo di Berceto il 30.08.1964, nella “stagione” delle ordinazioni bercetesi, collocate al termine della villeggiatura estiva dei seminaristi del Maggiore e del Minore, per “agevolare” il vescovo Colli nella sua età avanzata.

Inviato come vicario cooperatore prima a Sorbolo (1964-69) e poi a Noceto (1969-1980), trascorre i primi sedici anni di ministero (5 anni a Sorbolo e ben 11 a Noceto) in mezzo ai ragazzi dell’oratorio, essendo nel contempo insegnante di religione alle scuole medie, sia a Sorbolo che a Noceto. Significativo il fatto che lo resti anche dopo il suo trasferimento in montagna come parroco di Cozzano, Antesica e Orzale (1980-85). Ogni giorno scende dai monti, lasciando la salubre brezza della pineta per incontrare i volti e le voci dei suoi ragazzi fino a tutto l’anno scolastico 1984-85. A parziale, ma sostanziale, compensazione di un trasferimento da lui accettato per obbedienza, come sarà anche per quelli successivi. Scriveva allora don Rinaldo: “Sono arrivato a Cozzano volentieri e volentieri in spirito di obbedienza intendo rimanerci…”. E sigla il suo scritto “con senso di umile obbedienza” (Lettera al vescovo Amilcare, 13.01.1981).

Era infatti successo che la preside, gli insegnanti e il personale e gli alunni delle medie, esprimendo il pensiero dei ragazzi delle associazioni, degli scout, dell’oratorio e della colonia parrocchiale nocetana avessero scritto al Vescovo per trattenerlo dal trasferire don Rinaldo altrove. È commovente leggere questo testo dattiloscritto, corredato da oltre 300 firme (poi pubblicato per intero da Gildo Mellini, “firma” indimenticata di redattore storico della Gazzetta di Parma), in risposta al quale si comprendono le parole del vescovo Pasini: “Ho goduto nel sentire il gran bene che don Rinaldo ha compiuto in mezzo a voi. Quando mi parlano bene di un prete, ne godo tanto. È infatti un bene per il prete e per tutti”. E, rivolto a lui,: “Voglio assicurarti del mio grande affetto, della stima che nutro per te e della riconoscenza che la diocesi ed io ti dobbiamo per il servizio svolto sempre con dedizione e generosità e nel nascondimento” (Lettera del vescovo a d. Rinaldo, 17.05.1981).

Don Rinaldo spende i successivi ventuno anni di ministero come parroco a San Polo di Torrile (1985-2006) e a Torrile (2001-06), dove continua ad insegnare religione alle scuole medie fino all’età della pensione. Mai dimentico dei suoi trascorsi scout, è felice di poter accogliere a San Polo il gruppo degli scout Parma nord ovest, facendo da assistente del branco locale. Per nove anni è anche vicario pastorale zonale della Bassa Est (1994-2003).

L’ultimo suo trasferimento è quello come parroco di Basilicagoiano (2006-17), in occasione del quale, con l’autoironia con cui sempre parlava di sé, diceva ai suoi nuovi parrocchiani: “Come  vedete, non sono nuovo, anzi sono piuttosto usato. Spero non ancora da rottamare” e con il suo linguaggio “scoutistico” e cioè “simbolico”, abituato a parlare ai ragazzi e quindi ad usare molte immagini e metafore, aggiungeva: “Dandomi questo nuovo incarico il vescovo mi ha strappato un pezzo di cuore, che resta per il momento a San Polo… ma arrivando a Basilicagoiano ho notato per prime le porte del campo da calcio e mi è venuta in mente l’esplosione di gioia, quando i giocatori riescono ad arrivare in area e fare goal. Dobbiamo entrare insieme nell’area di Dio e fare goal al suo cuore! E, se qualche passaggio sarà sbagliato, è sempre la squadra che segna e so di poter confidare nel vostro aiuto…”

Un aiuto, su cui don Rinaldo ha potuto sempre contare dai parrocchiani delle diverse parrocchie che via via si è “sforzato di servire ed amare” nel corso dei suoi 57 anni di ministero presbiterale (anche gli ultimi, quando per motivi di salute si è ritirato a Villa Serena di Basilicanova (2017), dove ha vissuto, collaborando con il parroco, fino al ricovero che lo ha portato alla morte).

Riconoscente a ciascuna delle Persone della SS.ma Trinità e in Dio uno e trio riconoscente a tutti e ciascuno dei suoi parrocchiani, a loro dice per sempre il suo grazie: Ho fatto del mio meglio per servirvi… ma siete voi che mi avete arricchito, mi avete dato la gioia di servirvi ed ho sempre sentito il vostro affetto. Grazie!

don Stefano Maria

Parma, 19 novembre 2021

(Il pdf di questo profilo è scaricabile da qui)


Profili di preti: don Dante Paglia

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri e fino al settembre 2018, poi, come in questa pagina, da don Stefano Rosati.

XXXIII Domenica del T.O.
«Vegliate in ogni momento pregando,
perché abbiate la forza di comparire davanti al Figlio dell’Uomo»

(Lc 21,36)

Nella notte della Domenica, “giorno primo ed ultimo, giorno radioso e splendido del trionfo di Cristo”, Egli ha chiamato a parteciparvi il suo servo


DON DANTE PAGLIA
(11 luglio 1926 - 14 novembre 2021)
già Priore di Pizzolese

DonDantePagliaSe qualcuno fosse stato presente a Pizzolese, quando lo scorso 17 ottobre, a nome del vescovo, ho presieduto l’Eucaristia festiva e l’Assemblea parrocchiale in occasione del definitivo trasferimento di d. Dante a Villa S. Ilario, dove tra l’altro un anno prima lo aveva preceduto la suora certosina che l’ha assistito negli ultimi venticinque anni, costui avrebbe toccato con mano cosa significhi una vita intera spesa per la comunità! Non sono state nemmeno due ore in tutto, ma mi sono bastate per capire cosa sono stati i suoi 67 anni di parrocchialità! Una comunità piccola, Pizzolese, ma coesa e legatissima al parroco che vi era giunto, non ancora trentenne, l’1.05.1954, inviato dal vescovo Colli come coadiutore del parroco infermo, mons. Giuseppe Coruzzi, rimasto anche lui più di sessanta anni a Pizzolese, che così, incredibile!, ha avuto due parroci in 130 anni! D. Dante, dopo averlo amorevolmente affiancato ed assistito per quattro anni, gli è succeduto come parroco, e lì a Pizzolese ha profuse tutte le sue energie di “padre e pastore”: questo il “titolo” che unanimemente gli riconoscono i suoi parrocchiani, i quali lo hanno ricambiato e assistito in ogni modo, soprattutto negli ultimi anni della sua vecchiaia e progressiva crescente infermità, quando era normale che da loro ricevesse visite, assistenza di ogni genere e persino il pasto quotidiano!

D. Dante, nato a Tizzano Valparma il 11.07.1926, era stato ordinato presbitero in Cattedrale nell’Anno Santo 1950, precisamente il 29.06, festa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, insieme ad altri sette compagni, che in lui hanno sempre apprezzato il tratto “umile, mai ambizioso, sempre cordiale con tutti”. I primi anni di ministero li trascorre in montagna, nel monchiese, come parroco di Ceda e Cozzanello.

Come suo uomo di fiducia ed amico, dandogli immancabilmente del “lei”, ma assistendolo con una fedeltà sempre discreta ed una generosità spesso straordinaria, anche lui membro della Fraternità sacerdotale (io stesso ricordo negli anni Ottanta la sua presenza immancabile agli esercizi spirituali, che si tenevano a Tignale del Garda, organizzati proprio dalla Fraternità), il vescovo mons. Amilcare Pasini, mentre era parroco a Pizzolese, lo ha chiamato a collaborare con lui e con la Curia: così è stato suo segretario personale dal 1972 al 1995, nonché segretario della Visita pastorale, lipsanotecario e infine notaio addetto alla Cancelleria, incarico questo che egli mantenuto fino a dieci anni fa.

Già nei miei anni nella Bassa avevo conosciuto ed apprezzato i tuoi “ragazzi”, D. Dante e ricordo una volta di averti detto come mi avesse colpito il nome che si sono dati come “compagnia” teatrale (e non solo): “Pisolez …e la zonta”, cioè “Pizzolese… e l’aggiunta”. Ma ora ciò che mi colpisce ancora di più è proprio… “la zonta”! E capisco meglio come questa “aggiunta” sia il fatto che i tuoi “ragazzi” sono stati e sono la “prova” della tua dedizione di “prete per la gente” di Pizzolese e non solo. E prego che ora tu stesso, D. Dante, divenga e resti per sempre “la zonta” per loro e per quanti ti hanno voluto bene ed ai quali hai fatto del bene… lungo quasi un secolo!

don Stefano Maria

Parma, 14 novembre 2021

(Il pdf di questo profilo è scaricabile da qui)


Profili di preti: don Ettore Paganuzzi

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri e fino al settembre 2018, poi, come in questa pagina, da don Stefano Rosati.

Venerdì della XXVIII settimana del T.O.
«Rallegratevi nel Signore, o giusti! Voi tutti, retti di cuore, gridate di gioia!»
(Sal 31,11)

Questa sera, secondo le parole del Salmo di oggi, si è rifugiato per sempre nel Signore


DON ETTORE PAGANUZZI
(29 luglio 1943 - 15 ottobre 2021)
Parroco di San Pancrazio e Fraore

Don Ettore PaganuzziHomo viator” (G. Marcel) “et peregrinans” (E. Paganuzzi) potrebbe essere la cifra, bella ed autentica, della sua esistenza e del suo ministero di parroco, che nel corso di 54 anni ha servito tante comunità dalla Montagna alla Bassa, passando per la Città e la Pedemontana. Un’esistenza sempre vigile, fino all’ultimo, quando con lucidità ha pianificato il “dopo di lui”; una fede profonda, “filosofica” e insieme “da bambino”, che è rimasta sempre quella della sua famiglia e delle genti dei suoi monti, nutrita di “preghiere antiche” come quelle che ascoltava chi lo assisteva o visitava al letto della sua ultima malattia. Ed espressa in un ministero intelligente e perciò umile e generoso.

Nato a Careno di Pellegrino Parmense il 29.07.1943, d. Ettore era stato ordinato nella Cattedrale di Parma il 18.06.1967. Subito è mandato vicario parrocchiale ed insegnante di religione alle medie a Fornovo Taro (1967-69). La prima stagione da parroco è in montagna: parroco ad Agna, Villula e Ballone nel cornigliese (1969-73) e parroco a Selva del Bocchetto e Cassio (1973-79). Successivamente è stato nella Bassa: parroco a San Polo di Torrile (1979-85) e poi in città come parroco di San Leonardo (1985-95).
È poi tornato in montagna come parroco di Monchio e di tutte le parrocchie del monchiese (1995-2000). Di seguito opera nella pedemontana come parroco di Sala e S. Vitale Baganza (2000-13). Ed infine come parroco di San Pancrazio e Fraore (2013-oggi).

Dalla sua Laurea in filosofia, conseguita nel 1973, ed in particolare dai filosofi dell’esistenzialismo cristiano, ma naturalmente e innanzitutto dalla sua fede e da quella del santo e fedele popolo di Dio, nasce un ponderoso volume, che rimane come un “simbolo” di lui e della parabola della sua vita umana, cristiana e ministeriale: “Pellegrini per un Millennio. Religiosità, religione e fede nelle Corti di Monchio” (in collaborazione con Giacomo Rozzi), pubblicato nel 1999 dall’Istituto Interdiocesano S. Ilario di Poitiers, per le Grafiche STEP, in vista del Grande Giubileo dell’Anno Duemila. Rende conto delle varie chiese e cappelle presenti sul territorio delle Corti, intrecciando la loro storia a quella della Chiesa. Sono riportate anche notizie sui Santi patroni e, particolarmente interessante, sulle forme di religiosità popolare, comprese preghiere e leggende. Ma soprattutto contiene profonde riflessioni filosofiche sull’uomo. Lo illustra una affascinante foto di copertina, che coglie il passaggio della cometa di Halley dal passo del Ticchiano. E’ lo stesso d. Ettore a commentarla: «La cometa è la pellegrina dell’universo, come l’homo viator che va alla ricerca del senso della vita. Avvolto dal mistero, l’uomo si interroga da sempre sul senso, su Dio e sul proprio vagare nel grande mare dell’essere. Tanti sono i colori della cometa che partano da un gran fuoco di luce come tante sono le scie luminose lasciate dall’uomo dietro di sé nel cammino: partono tutte da quell’unica fonte da cui il tutto promana. Anche la terra che si va avvolgendo nella tenebra notturna è ancora illuminata debolmente da quel sole che mai tramonta, perché continua a riscaldare la natura in procinto d’addormentarsi nella quiete della notte».

Grazie, d. Ettore, pellegrino sempre, pellegrino per sempre! Davvero tante sono le scie luminose che hai lasciate dietro di te nel tuo cammino. Grazie della “cometa” che sei stato per il nostro presbiterio, per la nostra Chiesa, per le comunità che hai amato e servito… anche “dopo di te”!

don Stefano Maria

Parma, 15 ottobre 2021
Memoria di S. Teresa di Gesù, vergine e dottore della Chiesa

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