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Profili di preti: don Giuseppe Tanzi

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri.

DON GIUSEPPE TANZI
20 giugno 1930 –  6 dicembre 2010

DonGiuseppeTanzi

Un prete intelligente (a scuola era il nostro migliore "matematico"), brillante, spiritoso, semplice, schietto, auto-ironico e ricco di una umanità che lo rendeva popolare nelle parrocchie che lui ha servito. Ha fondato la Chiesa e soprattutto la comunità parrocchiale di S. Pellegrino.

- nato a Viarolo il 20 giugno1930
- ordinazione sacerdotale il 21 giugno 1953
- parroco a S. Andrea di Torrile nel 1953
- parroco a Casaltone nel 1963
- parroco a S. Pellegrino dal 1969 al 1989
- incaricato pastorale del lavoro nel 1987
- collaboratore parrocchiale a Noceto nel 1989
- parroco di S. Prospero dal 1991 al 1995
. cappellano IRAIA
- ritirato a Villa S. Ilario nel 2003
- deceduto il 6 dicembre 2010

Cappella di Villa S. Ilario al termine delle Esequie 9 /12 /2010
Quando nel 1991 don Giuseppe è stato insediato parroco a S. Prospero, il sottoscritto sacerdote, incaricato dal vescovo mons. Cocchi, aveva avuto cura di presentarlo ai fedeli con parole di elogio, elencando i pregi del nuovo parroco. Avevo comunque aggiunto una caratteristica precisa di don Giuseppe: la tendenza a intrattenersi a lungo a parlare con i parrocchiani, incontrati magari in strada per caso.
Alla fine della celebrazione ha parlato lui, don Giuseppe, il nuovo parroco, dicendo in sostanza così e senza giri di parole: "Mi raccomando, non dovete credere a nessuno degli elogi che mi sono stati fatti. Ma è vero invece che a me piace sostare a lungo a parlare. State attenti agli incontri con me, se avete poco tempo per fermarvi a parlare".

Qui c'è tutto don Giuseppe: un prete intelligente (a scuola era il nostro migliore "matematico"), brillante, spiritoso, semplice, schietto, auto-ironico e ricco di una umanità che lo rendeva popolare nelle parrocchie che lui ha servito. E di parrocchie ne ha servito più di una: S. Andrea di Torrile, Casaltone, S. Pellegrino, S. Prospero.
S. Pellegrino, di cui è stato il fondatore, rimane il suo monumento, e non solo in senso architettonico, perchè ne ha costruito la Chiesa cercando di costruire nello stesso tempo una comunità cristiana nuova e fedele.

Qualche anno fa, prima che si aggravasse del tutto la sua malattia, è stato invitato e festeggiato a S. Pellegrino con una accoglienza commovente e indimenticabile. Alla fine della Messa è esploso un applauso che non finiva più. Si può dire che è stata l'ultima grande consolazione della sua vita di prete-parroco.
Anche dalle altre Parrocchie, durante la sua malattia, sono arrivati segnali di affetto e presenze significative, a cominciare dai parroci suoi successori: non poteva essere dimenticato un parroco così!

Ha fatto il Parroco dovunque il Vescovo lo ha chiamato, ma non solo: è stato collaboratore parrocchiale a Noceto, ha avuto per qualche tempo l'incarico delicato di Delegato diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro, si è sempre prestato per le Confessioni soprattutto alla Steccata e per l'assistenza spirituale nelle Case di Riposo, dove ha sempre espresso il meglio di sè con gli anziani: con loro poteva parlare senza problemi di orologio!
Possiamo dire che era un prete vero, convinto e contento di esserlo: lo ha dimostrato con la sua fede solida, con il suo zelo pastorale e anche con la sua testimonianza di povertà: anche la somma, non certo esorbitante che ha lasciato, ne è una prova.

A questo punto è doveroso ringraziare tutto il Personale di Emmaus, senza dimenticare le suore e i volontari: c'è stata una specie di gara per curarlo e accudirlo con un amore e un rispetto straordinario. Grazie veramente a tutti.
Devono essere ringraziati il vescovo e i confratelli che sono venuti a visitarlo in questi ultimi tempi di buio della sua mente: don Giuseppe aveva pur sempre un volto che andava contemplato! Per noi sacerdoti, i confratelli sono un po' come "carne della nostra carne".

Don Giuseppe a un certo punto della sua malattia non riusciva più a riconoscerci: noi però sapevamo bene chi era lui e quante cose buone ci poteva suggerire il suo sguardo. E' proprio il caso di dire che bastava "guardare il suo sguardo": faceva tanta tenerezza!
Quando ormai ultimamente non poteva più scendere per concelebrare nel Giorno del Signore, veniva accesa a parte in Cappella una fiammella ad hoc: era la fiammella di don Giuseppe, per significare e ricordare la sua presenza, comunque preziosa, in mezzo a noi.
Addio, carissimo don Giuseppe, nostro amico dei giorni lieti! La traversata verso l'approdo all'altra riva, ti sia lieve e festosa. Che i tuoi occhi e la tua mente si riempiano finalmente di tanta luce: la luce del tuo Dio che hai amato e servito per tutta la vita!

(tratto da “VescoviPretiSuoreAmici” di  don Domenico Magri  I edizione - 2012)